Terza città del Lazio, 56esima a livello nazionale per numero di abitanti, tra i 453 comuni italiani (su 7919 totali) con età media più bassa, ma anche quella in cui paradossalmente il crollo delle nascite ha colpito più duro negli ultimi anni. A Guidonia Montecelio si agita lo spettro delle culle vuote. Con dati che fanno paura per quella che è stata ai vertici delle città più giovani d’Italia. Siamo alle porte di Roma e parliamo del municipio di cintura più grande: 85 chilometri quadrati di territorio diviso in nove mega-quartieri collegati da 400 chilometri di strade interne.
I numeri non lasciano dubbi: nel 2008 (quando i residenti erano 81.476) sono stati registrati all’anagrafe 1.012 neonati, nel 2019 solo 643 a fronte di una popolazione che 12 mesi fa era a quota 90.500. Undici anni fa la differenza tra nascite e decessi era di circa 400 in favore delle prime, ora si è assottigliata fino a quasi eguagliarsi. Nel 2019 la curva dei lieti eventi e quella dei funerali praticamente coincidono, si sfiorano su un unico punto: 643 nati e 610 morti.
I dati sono quelli dell’ultimo Dup, il documento unico di programmazione che ogni anno scatta la fotografia in numeri della città in vista della compilazione del bilancio di previsione.
Oggi Guidonia, pur essendo ancora una delle città con età media più bassa, è pero “invecchiata” rispetto al 2008: se allora i residenti avevano in media 38,9 anni, oggi ne hanno in media 42,01.
Un dato direttamente proporzionale al crollo delle nascite. Ma perché? Su questo il documento non ha indagato con uno studio demografico capace di far parlare i numeri. Eppure sarebbe importante. Capire, per esempio, quanto sia in frenata la tendenza tipica del precedente decennio delle giovani coppie che arrivavano da Roma per condizioni abitative più favorevoli. Parliamo di un fenomeno che tra il 2001 e il 2013 ha fatto balzare i residenti da 67.900 a 88.100. E’ importante indagare perché, in effetti, scoraggia molto la carenza di servizi, che incide maggiormente proprio sulle famiglie con figli piccoli e con genitori pendolari per lavoro.
Basta dire che Guidonia Montecelio continua ad essere la città di una grande promessa sul trasporto non mantenuta: da ormai 10 anni attende il raddoppio della ferrovia per avere finalmente un collegamento adeguato con la Capitale. Mentre un traffico soffocante trasforma in calvario quotidiano il collegamento con Roma. Un boomerang se si aggiunge un welfare davvero inadeguato.
Il grafico rende in un colpo solo il crollo delle nascite. Il 2008 era stato baby boom: 1012 nati e 585 deceduti. Dati stabili negli anni successivi, fino al 2011 (1007 nascite e 623 morti). Poi comincia la valanga. A fine 2015 si registrano 782 morti e 798 nati. Altro crollo verticale per le nascite nel 2018: si balza da circa 791 a circa 643.
Intanto la popolazione totale di Guidonia continua crescere, anche se molto più lentamente degli anni passati. Oggi siamo a circa 92mila, più 786 tra il 2018 e il 2019. Negli anni più “attrattivi” si superano anche i tremila ogni 12 mesi, nel 2013 4.800.
Guidonia Montecelio fotografa insomma, in quanto a culle vuote, un fenomeno ben più drammatico di quello registrato complessivamente nel Lazio. Secondo uno studio sulla vulnerabilità demografica della regione realizzato per conto della Uil Lazio dall’istituto di ricerche Eures il crollo delle nascite è del 23% e supera anche la percentuale del dopoguerra (eravamo al 21%).
In quanto ad età media oggi la provincia di Roma segna 44,75. Tra i 121 comuni che la compongono Guidonia è 111esima, quindi tra le più giovani, con 42,01. Il dato più basso è di Fiano Romano (121esima), con 40,23. Seguono Labico (40,23), San Cesareo (41,04), Capena (41,30), Fonte Nuova (41,43), Mentana (41,78), Zagarolo (41,86), Gallicano nel Lazio (41,86), Riano (41,97). Tivoli è 84esima con 43,89. Monterotondo 105esima con 42,61. Mentre al primo posto, quindi il più “vecchio”, c’è Vallepietra con 55,33 considerato che i primi 19 sono i paesi più piccoli dell’alta Valle dell’Aniene.