«Chi vuole muovere il mondo, prima muova se stesso», così diceva il grande filosofo greco Socrate e questo è il concetto da cui parte Alex Bellini per sfidare quotidianamente i propri limiti. Classe 1978, originario di un piccolo paese della Valtellina, Aprica, Alex si è distinto nel panorama nazionale e internazionale per le sue immense doti di grande esploratore che nella vita lo hanno messo più volte davanti a enormi sfide. Ha all’attivo moltissime imprese fra cui le traversate a piedi di una parte del deserto del Sahara (2001) e le distese ghiacciate dell’Alaska (2002-2003). E ancora nel 2006 è stato il primo italiano a conquistare in barca a remi l’Atlantico percorrendo in mare in solitaria ben diecimila chilometri in 226 giorni fra Genova e Fortaleza, in Brasile. Sempre in barca a remi in solitaria, nel 2008, ha attraversato l’Oceano Pacifico percorrendo 18mila chilometri fra Lima e Sidney. Queste sono solo una piccola parte di tutte le imprese fatte e per cui è stato insignito anche dell’AMOVA International Award, il riconoscimento che l’Associazione Medaglie d’Oro al Valore Atletico assegna ai campioni che hanno fatto la storia dello sport mondiale. Alex ha creato anche una splendida famiglia insieme a sua moglie Francesca, che fa parte del team e che lo segue nelle sue avventure con grande entusiasmo e sostegno. Dal loro matrimonio sono nate due figlie, le più grandi fan del “papà supereroe”. L’idea di Alex di mettersi in gioco continuamente lo ha spinto dunque ad esplorare gli ambienti più ostili del nostro pianeta. L’avventura è da sempre la sua più grande scuola e gli permette di ridefinire il concetto stesso di “possibile” mettendolo costantemente in discussione.
Quale è stata la tua prima impresa?
La mia prima impresa fu la Marathon des Sables. E’ improprio chiamarla impresa perché è una gara a tappe nel deserto del Marocco, ma la ricordo come se fosse stata per me il varco tra la persona che ero e la persona che sarei diventata da lì a pochi anni.
Quale è stata la tua formazione?
Dopo il diploma ad un istituto tecnico commerciale di Sondrio ho intrapreso il percorso universitario in Scienze Bancarie, ma non era la mia vocazione. Il cuore mi chiamava altrove e ad un certo punto l’ho seguito.
Che bambino era Alex?
Devo dire che ho avuto un’infanzia molto felice. Ho ricevuto tanti stimoli dai miei genitori, che benché lavorassero molto nell’ambito della ristorazione, mi hanno – insieme a mia sorella – fatto viaggiare molto. Questo ha alimentato la mia curiosità e il senso di autonomia, che rappresenta tuttora la scintilla generatrice delle mie missioni ed esplorazioni.
Quando hai iniziato a capire che il rapporto uomo natura era davvero importante per te?
L’attività di un esploratore, tanto più se l’attività non si svolge solo in luoghi incontaminati e remoti ma raggiunge anche i luoghi più “violentati”, sfruttati e maltrattati del pianeta, porta a riflettere molto su questo rapporto uomo-natura, per certi versi molto incrinato. Credo di aver cominciato a capire la situazione nel momento in cui ho iniziato a viaggiare non per cercare me stesso, ma per documentare come cambia il mondo per mano dell’uomo. Il 2017 è stato l’anno in cui tutto questo è cominciato.
Tu hai attraversato l’oceano in barca a remi affrontando molto spesso grandi difficoltà, mettendo a repentaglio anche la tua vita, come riesci a restare lucido e ad andare avanti sfidando anche l’estremo con coraggio?
Ogni tanto non si tratta di coraggio, ma di andare avanti nonostante la paura. Credo che una risorsa importante per mantenere la lucidità anche davanti alla situazione più disperata sia quella di avere sempre fiducia in se stessi. Non solo di saper organizzare ed eseguire specifiche azioni al fine di raggiungere un risultato prestabilito, ma anche e soprattuto di avere le risorse psicologiche per tirarsi in piedi dopo una caduta e affrontare le conseguenze.
Negli ultimi 18 mesi tu e tua moglie avete iniziato un progetto, la spedizione 10 rivers 1 ocean, e cioè un’avventura in zattera per documentare l’inquinamento da plastica nei fiumi e nell’oceano. Come è nata questa idea? Qual è l’itinerario previsto? E come mai tua moglie Francesca ha deciso di partecipare al tuo fianco?
L’idea è nata dal desiderio di contribuire a far compiere a quante più persone possibile un viaggio di scoperta che abbiamo tutti urgenza di compiere. Se non conosci, non comprendi e se non comprendi non te ne prenderai cura e non cambieremo le nostre vecchie abitudini. 10 rivers 1 ocean è quell’anello che collega l’uomo alle conseguenze delle sue azioni. Il viaggio ci sta portando a navigare su 8 fiumi asiatici e 2 fiumi africani, sono i dieci fiumi più inquinati di plastica al mondo. Al momento abbiamo già navigato il Gange e il Fiume delle Perle (Cina). Lo scorso anno ad agosto ho anche attraversato a remi il Great Pacific Garbage Patch, il più grande accumulo di plastica galleggiante, che rappresenta il luogo in cui si conclude il viaggio che compie tanta plastica ogni anno.Francesca nel ruolo di coordinatrice, è sempre stata parte integrante di ogni missione. In questo nuovo progetto ha un ruolo più centrale perché si occupa in prima linea di creare collaborazioni e partnership con fondazioni, onlus e aziende mosse tutte dagli stessi valori.
Le tue figlie come vedono il loro “papà coraggio”?
Le mie figlie sono molto affascinate da ciò che io e Francesca facciamo. Per loro io sono l’esploratore, Francesca è quella che mi salva! Quindi anche ai loro occhi siamo due rami della stessa pianta che consentono alla pianta stessa di mantenersi in equilibrio.
Alex, nel 2017 hai attraversato a piedi il ghiacciaio più grande d’Europa, il Vatnajokull, in Islanda per attirare l’attenzione sul riscaldamento globale. Ora perché la tua attenzione si è spostata sui fiumi e sulla plastica?
Perché credo sia una questione più urgente e per cui esistono già delle soluzioni. Il tema del cambiamento climatico è altrettanto serio, ma deve scontare ancora la disputa riguardante le cause, la natura e le conseguenze. Il problema della plastica e del cambiamento climatico trovano però origine nella stessa incapacità dell’economia moderna di adeguarsi al principio della sufficienza. Secondo me non è una scelta di sacrificio, disoccupazione o povertà. È invece la scelta di un’economia equa, che rimanga all’interno delle capacità di carico della biosfera o, come è stata definita unione europea “vivere bene entro i limiti ecologici del pianeta”.
Un cantante molto famoso in Italia, Lorenzo Jovanotti, si è appassionato alla tua storia e ti ha chiesto di accompagnarti nella navigazione di un tratto del Nilo, uno dei fiumi più inquinati al mondo. Avete già stabilito una data di inizio per questa avventura?
In verità sono io che gliel’ho proposto e sono molto felice che abbia accolto l’idea con entusiasmo. Spero quindi davvero di poter viaggiare con Lorenzo Jovanotti sul Nilo nel 2021. Sarà un viaggio epico!
foto di Alex Bellini