Venti tonnellate di materiale sanitario, due navi con un ospedale da campo, voli speciali e la protezione civile italiana schierata in Libano, oggi è arrivato anche il presidente del consiglio Giuseppe Conte. Una visita istituzionale al porto di Beirut devastato dall’esplosione del 4 agosto, dopo le scene apocalittiche e un gigantesco cratere, da settimane nella capitale libanese è in scena la macchina degli aiuti internazionali. L’Italia non poteva mancare, Emmanuel Macron era sull’aereo due giorni dopo, ma ora è il giorno di Conte che con questa visita riafferma il ruolo dell’Italia in quell’area, in un Paese dove c’è d’altronde una forte presenza di grandi aziende e di imprese legate alla filiera delle costruzioni.
L’obiettivo è incidere nella stabilizzazione politica di quell’area, si capisce perfettamente dal discorso che Conte fa alla stampa, in diretta. Un bilancio della giornata, degli incontri con i principali esponenti politici e della società. “Torno con maggiori conoscenze, ci tornerà utile per progettare meglio gli aiuti. Ci sono tradizionali rapporti di collaborazione con il Libano, ma affinché il nostro sostegno possa essere efficace, serve coesione nazionale verso un percorso di riforma”.
La situazione in Libano è drammatica. Emergenze che sono si moltiplicate, la pandemia e poi la terribile esplosione del 4 agosto, più di cento morti, migliaia di feriti, l’inferno. L’Italia è scesa in campo, quattro voli umanitari, tonnellate di materiale sanitario, 500 soldati, contributi finanziari a sostegno della Croce Rossa libanese e delle agenzie Onu, due navi, team specializzati. Conte indica la strada per uscirne, l’Italia vuole fare la sua parte ma lo scatto serve dal Libano. “Serve un patto tra le migliori forze politiche, sociali, economiche. L’Italia continuerà a essere protagonista ma occorre che il popolo esprima con coraggio la visione chiara di un vero percorso riformatore”.