Gli italiani sono un popolo di santi, navigatori e risparmiatori e questa è cosa nota, ma merita sempre qualche riflessione in più il fatto che i parsimoniosi cittadini del Bel Paese tendano a guardare oltre la propria vita lavorativa attiva e a pensare a quando la pensione diventerà uno stile di vita. Tra le varie forme di risparmio, oltre alla più gettonata che resta comunque il mattone – secondo una stima recente si parla di oltre 5.246 miliardi a cui si aggiungono immobili non residenziali e terreni coltivati – ci sono anche i fondi che restano una forma di investimento molto utilizzata. Tra le possibilità offerte dal panorama degli operatori economici presenti sul mercato ci sono anche i fondi etici, espressione con cui vengono indicati generalmente i Fondi socialmente responsabili (Social responsibility investor) che adottano criteri Esg (Environmental, social and governance) nella selezione dei progetti d’investimento. Si tratta di prodotti finanziari in grado di soddisfare requisiti quali tutela dell’ambiente, la sicurezza e il miglioramento della qualità dei prodotti, salute e la sicurezza dei lavoratori. A questi si aggiunge il fatto che le società che aderiscono a questo tipo di fondi non devono produrre o commerciare armi, tabacco, alcolici e più in generale prodotti che possano in qualche misura ledere la salute pubblica o la dignità delle persone. C’è quindi un grande controllo sia da parte di chi propone questa forma di investimento sia da chi decide di investire su un prodotto che ha queste caratteristiche. Il motore in questo caso non è dunque la massimizzazione del profitto ma una spinta propulsiva verso una produzione che risponda sì alle logiche di mercato ma lo faccia con senso di responsabilità sociale. È bene aggiungere anche un altro aspetto: questo fondi sono controllati da un Comitato etico che non solo verifica l’effettivo rispetto dei canoni indicati ma ha anche diritto di veto. E ora passiamo alla parte pratica. Come si investe in fondi etici? Per prima cosa bisogna rivolgersi alle SGR ovvero alle Società di Gestione di Risparmi per avere un’idea di dove e come iniziare ad investire i propri soldi. Da una analisi del mercato recente nel Vecchio Continente ci sono circa 900 fondi etici che muovono oltre 75 miliardi di euro. La seconda domanda è: conviene? Sì, se pensiamo che i rendimenti non rischiano di subire tracolli importanti legati a scandali e gossip e vanno di pari passo con la volontà di contribuire a migliorare il mondo in cui si vive. In Italia esiste anche una Banca Etica guidata da una donna, Anna Fasano, caso non molto frequente in Italia, che contribuisce con il proprio sistema bancario ad aiutare imprenditori in difficoltà e start-up con finalità eticamente sostenibili.
Cosa sono i fondi etici?
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Giornalista, addetta stampa della Asl Roma 1, comunicatrice, è nel gruppo fondatore del network Point. Tre ruoli per una donna con due nomi e quattro armadi
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