Dammi tre parole: bandiere, musica e colori. Potremmo riassumere così la settimana dell’Eurovision Song Contest che si è appena conclusa, ma il tema va sviluppato e questa sarebbe giusto la traccia. Torino e l’Italia hanno scoperto la fantastica realtà del programma non sportivo più visto al mondo e questo in un’edizione storica, visto anche l’esito dell’ultima serata con la vittoria finale dell’Ucraina e della Kalush Orchestra. La kermesse ha fatto registrare numeri impressionanti sia in tv che in città e ha rilanciato l’immagine del capoluogo piemontese a livello internazionale.
La grande festa dell’Eurovillage, solo per alcuni però
È difficile spiegare il clima internazionale di fratellanza che si respirava all’interno dell’Eurovision Village al Parco del Valentino. Giovani e meno giovani arrivati da tutto il mondo hanno seguito le tre serate del contest in diretta sui maxischermi, ma non solo. Hanno ballato e cantato per sette giorni di fila insieme agli artisti che si sono succeduti sul palco centrale del villaggio. Spesso, per non dire sempre, è stato registrato il sold out. Un tutto esaurito di non paganti perché l’accesso all’area era interamente gratuito. Da evidenziare tre grandi eventi su tutti: il concerto dei Negrita del 9 maggio, la reunion dei Motel Connection la sera dell’11 e il dj set di Mace venerdì 13. Oltre a loro hanno infiammato il Valentino i passaggi degli artisti in gara e alcuni volti storici dell’Eurovision Song Contest come la vincitrice del 2014 Conchita Wurst e la rappresentante di San Marino dello scorso anno Senhit. E ancora gli iconici Subwoolfer, i “lupi” norvegesi che hanno fatto ballare tutta Europa con il loro tormentone, e l’albanese Ronela con il reggaeton Sekret. Il momento più toccante non poteva non avere come protagonista la Kalush Orchestra. Nella serata di mercoledì il gruppo ucraino ha eseguito Stefania, il pezzo in concorso, tra bandiere azzurre e gialle davanti a un Valentino stracolmo.
“Adesso la sfida che abbiamo è di non disperdere l’enorme visibilità che ha avuto la città di Torino e soprattutto l’essere stati in grado di voltare pagina – ha dichiarato il sindaco Stefano Lo Russo –, di dimostrare che Torino è in grado di organizzare un grande evento internazionale e farlo con gioia cercando di lanciare messaggi positivi e farlo in sicurezza. Questa era la sfida che abbiamo voluto cogliere in questi mesi di grande lavoro organizzativo e siamo davvero soddisfatti di come è andata”.
Tuttavia non tutto è andato per il verso giusto, accedere all’area degli eventi al Village non è stato affatto agevole. Nelle ultime due serate tante persone sono rimaste fuori dai tornelli. Il 13 maggio a un certo punto sembrava proprio che Mahmood & Blanco si sarebbero esibiti sul palco del Valentino. La notizia era stata rilanciata dai principali quotidiani nazionali, poi a tarda sera la smentita. Ma il parco era già pieno dal pomeriggio di teenager venuti apposta per i due cantanti. Difficile smaltire la delusione cocente a quel punto. Stesso copione anche il sabato, quando un numero impressionante di appassionati si è riversato al Valentino per assistere alla finale dai maxischermi. Emblematica la storia di Luna, una ragazza che abbiamo incrociato fuori dal Valentino. Sabato mattina aveva preso addirittura un treno dall’Umbria per gustarsi la finale all’Eurovillage a Torino: niente da fare sia per lei che per i suoi amici che erano già sul luogo. Come loro tanti altri ragazzi sono rimasti fuori. Forse sarebbe stato meglio scegliere una location diversa, in grado di garantire la partecipazione a tutti. Insomma, questo aspetto poteva essere curato sicuramente meglio.
I numeri dell’Eurovision
Ospitare l’Eurovision, oltre ad aver fatto bene all’economia di Torino e ad aver dato visibilità alla città, è stato un buon affare anche per la Rai. Negli anni passati questa manifestazione aveva avuto una scarsa attrattiva per il pubblico televisivo nostrano, specialmente nelle due semifinali. Basta comparare i dati di ascolto con lo scorso anno per rendersi conto del grande salto di qualità. Quest’anno la Rai “incassa” un ottimo 42% di share tra semifinali e finale, nell’edizione passata si era fermata al 25%. “Gli ottimi ascolti dell’Eurovision Song Contest 2022 in Italia e all’estero dimostrano la ricchezza della musica di oggi, con tante e diverse tendenze e linguaggi musicali, e sono una conferma della statura internazionale della Rai”, ha commentato l’Ad Rai Carlo Fuortes.
Il ritmo del programma ha impressionato positivamente gli spettatori italiani, abituati a lunghe maratone fino alle ore piccole. La conduzione di Laura Pausini, Alessandro Cattelan e Mika ha convinto davvero tutti e ha introdotto qualche elemento di novità rispetto al passato. Il successo di questa edizione è stato registrato anche sui social con ben 21 milioni di interazioni per l’Eurovision Song Contest.
La vittoria dell’Ucraina e l’offerta di Chiara Appendino
La serata finale ha visto trionfare i grandi favoriti della vigilia. La Kalush Orchestra ha stravinto al televoto ottenendo un risultato tra i più alti nella storia del contest. “Troveremo sempre la strada di casa, anche se tutte le strade sono distrutte”, praticamente un inno alla resistenza per il popolo ucraino. Stefania, il pezzo vincitore dell’Eurovision Song Contest, era nato con un altro intento ma la guerra in corso in Ucraina lo ha trasformato in qualcosa di molto potente.
Questo dramma è stato colto appieno dai telespettatori che hanno ribaltato il voto delle giurie di qualità. L’Ucraina ha ottenuto così un punteggio altissimo dal pubblico televisivo e ha vinto il suo terzo titolo. L’augurio che tutti le rivolgiamo è di poter ospitare il prossimo anno la kermesse a Kiev. Anche l’ex sindaca di Torino Chiara Appendino, che ha curato la candidatura della città per ospitare la manifestazione, ha voluto rivolgere questo auspicio e allo stesso tempo ha offerto la disponibilità della città di Torino e riospitare l’Eurovision Song Contest, qualora ce ne fosse bisogno.
“Io spero, con tutto il cuore, che la prossima edizione si possa tenere in Ucraina – ha detto Appendino –. Sarebbe davvero un simbolo di pace e potrebbe voler finalmente dire che ci sono le condizioni affinché la guerra lasci spazio alla musica. Ma nel caso in cui fosse troppo presto per vedere questo sogno realizzato, spero che gli organizzatori possano prendere in considerazione di organizzare anche la prossima edizione qui, a Torino. Forti dell’esperienza maturata, potremmo ospitare un’edizione ancora migliore”.