Benvenuti negli anni ’50. Avete presente l’immagine dell’italiano medio che fugge dal Paese armi e bagagli per cercare fortuna all’estero? Ecco, esiste ancora e succede nel Lazio che si ritrova alla prese con un quadro tutt’altro che confortante che parla di una fuga sistematica di chi vive tra Roma e Frosinone. A dipingerlo è la UIL del Lazio grazie ad uno studio realizzato dall’istituto di ricerche Eures sulla vulnerabilità demografica, che racconta di un territorio diciamo poco attrattivo.
Laureati e con la testa all’estero: l’esercito dei 127mila under 39 che hanno lasciato la regione
Dati alla mano si registra un crollo delle nascite del 23% che supera anche la percentuale del dopoguerra (eravamo al 21%), quando la situazione sicuramente e per ovvi motivi non era migliore, numeri che fanno il paio con quelli relativi a chi lascia la terra natia per trovare fortuna. In nove anni siamo a +174% quasi tutti italiani, mentre chi viene a vivere qui è nell’88% dei casi straniero. Ma c’è di più: chi decide di andare via di solito ha almeno una laurea, in questo caso ad aiutare la ricerca sono i dati forniti dall’Istat, quindi la fuga di cervelli continua ad essere un male contemporaneo decisamente radicato e difficile da estirpare. ”Sicuramente un duro colpo non solo per l’economia, ma anche per la composizione sociale e culturale della nostra regione – commenta il segretario generale della Uil del Lazio, Alberto Civica – se i giovani, soprattutto i più istruiti, vanno via significa un mancato ricambio generazionale ma anche carenze strutturali profonde del nostro sistema, che non è in grado di trattenerli”. Scendendo ancora più nel dettaglio l’esercito di expat si aggira sulle 127mila unità negli ultimi cinque anni, tutti under 39.
Non solo all’estero: tra i posti scelti per una seconda vita spicca la Lombardia
Ma non è solo il sogno di uscire fuori dall’Italia quello che viene accarezzato, infatti molti si spostano in un’altra regione, si tratta di 300mila cittadini laziali (dato che riguarda gli ultimi anni). In cima alla lista dei posti più attrattivi c’è la Lombardia seguita da Veneto, Emilia e Toscana. ”Sono Lombardia, Veneto, Emilia, la confinante Toscana le regioni più attrattive per molti romani e laziali – spiega Civica – regioni dove l’accesso al mondo del lavoro è meno tortuoso del Lazio e dove anche la qualità di vita è superiore. E per qualità di vita, oltre al lavoro, si intende la sanità, i trasporti e i collegamenti anche interni, la gestione delle emergenze o dei rifiuti. Non ci pare che nella nostra regione si sia fatto molto in questo senso. Sanità non è solo emergenza covid, ma liste d’attesa, collegamenti in rete tra le varie strutture pubbliche, gestione dei pazienti. Per non parlare della gestione dei rifiuti o dei mezzi pubblici. Purtroppo non ci stupisce che i giovani vadano via”.