Intervista a Gianni Mauro, cantautore, autore, scrittore e attore, cofondatore del famoso gruppo Pandemonium: una lunga carriera e collaborazioni con grandi artisti, tra cui Rino Gaetano e Gabriella Ferri. Recentemente, in agosto, gli è stato assegnato il premio alla carriera, durante la Prima Edizione di “Palco d’Autore”, il contest nazionale dedicato agli Autori, Cantautori ed Interpreti, ideato da Tino Coppola, organizzato dalla Bit & Sound Music con il Patrocinio del Comune di Salerno. E proprio il Comune di Salerno, sua città natale, con l’Assessora alla Cultura Antonia Wilburger, gli ha voluto conferire il prestigioso e meritato premio alla carriera.
Gianni Mauro ci racconta la sua lunga e straordinaria carriera ma anche qualche ricordo legato a grandi artisti, con i quali ha diviso amicizia e lavoro.
Quando nasce il tuo percorso artistico e quando fondi I Pandemonium?
Tutto parte nell’agosto 1975, quando conobbi nella mia città, Salerno, un ragazzo che faceva il turnista alla RCA ITALIANA. Un mio amico gli disse che scrivevo canzoni e mi chiese di registragli una cassettina. Gliela preparai e gliela consegnai. La fece ascoltare a un dirigente della Major, il quale tempo dopo mi contattò e mi fissò un appuntamento. Quando lo incontrai, mi propose un contratto come autore. Non potevo credere…fu una grandissima emozione. In quel periodo la RCA decise di creare Il “Laboratorio Pandemonium”, in cui far confluire nuovi talenti emergenti (cantautori, musicisti, cantanti) e farli interagire scambiandosi esperienze reciproche. Fra i cantautori, eravamo Amedeo Minghi ed io. Nel momento in cui scrissi la canzone irriverente “Tu fai schifo sempre” (Sanremo 1979), il Laboratorio divenne il Gruppo di Teatro-Canzone. Molti, compreso Amedeo Minghi, scelsero altre strade. Io, invece, in accordo col mio co-leader Mariano Perrella, decisi di portare avanti il gruppo Pandemonium, con una linea fortemente “dissacrante”.
In quel periodo sei sotto contratto con la RCA e pubblichi due dischi da cantautore. Nel 77 inizi anche una collaborazione con una grande artista, l’indimenticata Gabriella Ferri. Ci regali un ricordo e un aneddoto?
Nel 1976 pubblicai due 45 giri come cantautore, con il “Laboratorio Pandemonium”. Il brano di punta del primo singolo si intitolava “Lunedì”. In quel periodo il maestro Piero Pintucci produceva noi e la grande Gabriella Ferri. La RCA decise di fare un connubio “Gabriella Ferri e Laboratorio Pandemonium”, da cui sarebbe nato un doppio LP dal titolo ”E adesso andiamo a incominciare”. Al doppio LP fece seguito una lunga tournée con la Ferri e anche un programma televisivo in quattro puntate con lo stesso titolo del doppio album, con la regia di Luigi Perelli (lo stesso de La piovra). La tournée con Gabriella iniziò dal celebre Teatro Sistina di Roma. Proprio nel mitico teatro avvenne un fatto che diventò fondamentale per la mia carriera. Gabriella Ferri dietro le quinte del teatro mi chiese ”Per cortesia potrei inserire la tua canzone “Lunedì” nel mio doppio album?”. Mi sembrava un sogno che diventò poi realtà e mi aprì le porte come apprezzato autore.
Raccontaci la collaborazione con un altro grande artista, Detto Mariano, recentemente scomparso: hai collaborato con lui anche a sigle di famosi film.
Ho conosciuto il Maestro Detto Mariano (notissimo arrangiatore del Clan Celentano, Battisti, Mina, Camaleonti e molti altri artisti) nel 1980. Si era trasferito da Milano a Roma per scrivere insieme a Renato Rascel le musiche della commedia “In bocca all’ufo”. Il protagonista era proprio Rascel, con l’apporto vocale del “Laboratorio Pandemonium”. Detto Mariano cercava un paroliere su Roma e alcuni amici mi segnalarono a lui. Un giorno mi chiamò e mi propose di scrivere la sigla fondamentale del Film “Il bisbetico domato” con Celentano e Ornella Muti. Scrissi un testo molto funzionale e da allora iniziò fra noi una lunga collaborazione. Mi coinvolse nelle sigle di Film con Pozzetto, Banfi, Gigi e Andrea, Massimo Boldi.
Hai scritto anche per altri grandi artisti, ricordiamoli tutti:
Grazie a queste importanti collaborazioni diventai un autore molto richiesto. Oltre ad aver scritto mille canzoni circa per I Pandemonium, scrissi numerose sigle televisive di successo (Più sani e più belli, Un Medico in famiglia, I Cesaroni) e collaborai come autore con Gigi Proietti, Franco Franchi, Gianni Nazzaro, Lando Fiorini, Vittorio Marsiglia per cui scrissi molti brani del genere umoristico, in particolare il “Canto Malinconico” che Marsiglia duettò con Renzo Arbore. Proprio questo Brano “Canto Malinconico” mi ha portato molta fortuna, tanto che sia Peppe Servillo degli Avion Travel che Neri Marcorè mi hanno omaggiato con una loro simpatica versione nel programma “Radio 2 Social Club”, condotto dal caro amico e straordinario cantautore Luca Barbarossa.
Raccontaci dei due Festival di Sanremo a cui hai partecipato e dell’incontro con un altro grande, Rino Gaetano. Come è nata la partecipazione al Festival di Sanremo con “Gianna”?
Ho partecipato a due Festival di Sanremo. Nel 1978 con Rino Gaetano e nel 1979 con I Pandemonium. Conobbi Rino Gaetano nel 1976, quando firmai con la RCA ITALIANA. Ci incontravamo spesso al bar della Major, che era un punto d’incontro di tutti gli artisti della scuderia che all’epoca erano Lucio Dalla, Lucio Battisti, Francesco De Gregori. Con Rino Gaetano avevamo molte affinità, tra queste la passione per i grandi poeti e per il teatro” dell’assurdo”. In particolare entrambi amavamo Majakovskij e Ionesco. Quando nel 1977 La RCA gli propose di partecipare a Sanremo ‘78 con il brano “Gianna”, lui decise di portare sul palco un gruppetto di “cantattori” . Scelse me che considerava “un simpatico clochard”, per il mio strano modo di vestire. Coinvolse inoltre Angelo, perché somigliava a Ninetto Davoli e due ragazze affascinanti e frikkettone, Angela e Monica. Come è noto, la partecipazione al Festival ebbe un grande successo; l’anno dopo partecipai di nuovo alla kermesse canora con I Pandemonium, che da quel momento diventarono Gruppo di Teatro-Canzone. Il brano era “Tu fai schifo sempre”, fu fortemente voluto dal patron del Festival Gianni Ravera, che era convinto che avrebbe spopolato. Ebbe ragione. Le radio private impazzirono per quella mia “piccola follia” e quel brano è rimasto molto attuale anche a distanza di 41 anni.
Regalaci un ricordo dell’indimenticato Rino Gaetano, come era nel privato?
Riguardo al mio rapporto di stima e amicizia con Rino Gaetano, devo dire che era un ragazzo gentile, simpaticissimo e aveva un grande senso dello humor. Ricordo un episodio molto divertente relativo al Festival del ‘78. Dopo l’ultima esibizione con la canzone “Gianna”, Rino diede per assodato che sarebbe stato escluso dai primi tre. Allora ci disse di cambiarci per andare a cena. Mentre si stava svestendo e lavando, arrivò un produttore della RCA che gli comunicò che era arrivato terzo e doveva risalire sul palco. Rino – tutto emozionato – salì sul palco in canottiera e con l’asciugamano sulle spalle, facendo sorridere il patron Salvetti e il pubblico che lo vide così agghindato. Una immagine che ricordiamo tutti. Dopo ci rivestimmo tutti insieme e riproponemmo “Gianna”.
Hai lavorato a teatro e in televisione, sempre con grandissimi artisti e i nomi più importanti:
Con I Pandemonium ho lavorato in teatro con I massimi artisti teatrali e non solo. Sto parlando di Gigi Proietti, Renato Rascel, Gino Bramieri, Oreste Lionello, Pippo Franco e tanti altri. Abbiamo lavorato in numerosissimi spettacoli televisivi con Gabriella Ferri, come già ho accennato, Corrado, Pippo Baudo, Raffaella Carrà, Oreste Lionello, Pippo Franco, Enrica Bonaccorti, Simona Marchini, Carlo Conti, Fabrizio Frizzi, Loretta Goggi, in pratica con il meglio del meglio. Insomma, eccelsi maestri, anni irripetibili.
Sei ancora pieno di creatività ed energia. Quali sono i tuoi attuali progetti?
Il mestiere dell’artista non finisce mai e non ha età. Anche se sono 45 anni che faccio questo “meraviglioso mestiere”, sono sempre in gioco perché “non si finisce mai di imparare” qualsiasi età si abbia. Un artista con la A maiuscola non può affermare mai “ho capito, tutto mi posso fermare”! Sarebbe un errore! C’è sempre qualcosa di nuovo da conoscere. Attualmente ho scritto canzoni indite e l’anno prossimo pubblicherò un EP con miei brani inediti. In autunno, inoltre, uscirò con un singolo molto divertente che anticiperà il mio EP.
Un tuo pensiero sulla crisi dello spettacolo e sulle difficoltà anche delle maestranze, in questo momento difficile dovuto al Covid: norme sanitarie ma anche equilibri economici, non solo da noi.
La catastrofe causata dal Covid ha messo in totale crisi tutta l’economia nazionale e internazionale. Aziende importanti e di primaria importanza, soprattutto durante il lockdown, hanno dovuto bloccare tutta la produzione penalizzando le maestranze lavorative ma anche gli impiegati, i funzionari, i dirigenti. È naturale che tutti quelli che svolgono lavori nel campo dello spettacolo siano andati in grave sofferenza, perché, ovviamente, in situazioni così critiche si tende innanzitutto a risolvere i problemi di urgente necessità, quali mettere il cosiddetto “piatto a tavola”, ogni giorno. Andare a teatro, al cinema, a un concerto live, sono considerate “cose secondarie”. Così il mio settore ha vissuto e sta vivendo un momento molto molto difficile. Mentre facciamo questa intervista, mentre scriviamo, nessun’altra nuova norma restrittiva da DPCM per lo spettacolo ma credo che la strada sia ancora molto lunga.
Qual è il tuo giudizio sulla musica di oggi e sulle scelte delle major? Trovi si stia abbassando il livello musicale italiano? E cosa pensi dei talent?
Sono molto critico sul fare musica oggi. Quando io ho iniziato con la RCA c’era un approccio diverso; l’artista veniva messo sotto contratto solo se intuivano che avesse forti potenziali artistiche. Da quel momento il “talento emergente” accresceva le sue conoscenze interagendo con i massimi autori, arrangiatori, cantautori e maturava sempre di più il suo innato ma acerbo potenziale creativo. Oggi attraverso i network si mandano allo sbaraglio “artisti” che emergono dai “talent”. Ma spesso (a parte qualche eccezione) i suddetti “artisti” durano “l’espace d’un matin”- lo spazio di una mattina – poi scompaiono e vengono facilmente sostituiti da nuovi ipotetici emergenti. Tanto, ahimè, l’uno vale l’altro.