Zoom fa gli onori di casa, la maggioranza da sola approva il rendiconto di gestione finanziaria di Guidonia Montecelio del 2019. In videoconferenza, a fine agosto, epilogo di una estate in cui la terza città del Lazio sfiora il sogno o l’incubo – dipende dai punti di vista – di diventare laboratorio regional nazionale giallorosso. Il dream di un accordo cinque stelle con il pd sorge e tramonta in una manciata di giorni, quando il sindaco Michel Barbet rimane senza numeri e nelle stanze romane balena l’idea di provare per credere. Non se ne fa nulla, la barca che affonda è salvata però dal ritorno di una ex fuoriuscita, Loredana Terzulli, che viene contestualmente eletta presidente del consiglio. Con questo assetto il 5 agosto parte la convocazione per fine mese sullo schermo, non dal vivo. È un putiferio di polemiche, le minoranze accusano di agevolare i consiglieri in vacanza, scrivono al prefetto, il 25 si accende la piattaforma in streaming e va in scena l’assise.
Il consuntivo riguarda lo stato dei conti del 2019. Si arriva al provvedimento dopo due ore di preliminari in cui l’opposizione va alla carica sui ritardi, sulla videoconferenza, in un fuoco di fila di attacchi. “Quello che accade è inverosimile”, rompe il ghiaccio il democratico Emanuele Di Silvio, rimprovera ai cinque stelle di aver sabotato lo svolgimento del dibattito, colpendo – è il senso – il ruolo della minoranza. “Una presa in giro per la città, i dipendenti comunali sono stati richiamati dallo smartworking e noi ci vediamo in streaming per il bilancio della terza città del Lazio”. E gli altri sono dello stesso parere, “questa è la vostra equità e democrazia”, così i civici, le consigliere del centrodestra, la leghista Arianna Cacioni sentenzia, “questo non è garantire i diritti dei consiglieri comunali eletti dal popolo”. La temperatura è alta, lo scontro continua nella pausa, che tecnicamente è un fuori onda.
Ma insomma questi conti in che condizioni sono? Partendo dal presupposto che Guidonia Montecelio è in risalita dal piano di riequilibrio impostato dal commissario prefettizio per evitare il dissesto, Nicola Sciarra rispetto alle carte del 2019 dice che “i conti sono in costante miglioramento”. L’assessore alle finanze, l’ultimo arrivato di una lunga serie di dimessi prima di lui, sottolinea che gradualmente Guidonia sta uscendo dal pre-dissesto. Lo definisce così. Il disavanzo è passato da 55 milioni (l’eredità del centrodestra) ai 35 milioni di adesso. Una risalita ottenuta come? Grazie a due strumenti, principalmente. Il prestito dello Stato da 24 milioni, e i tagli, cioè la vita morigerata a cui sono stati chiamati i cittadini, per dirla così. Buche, servizi all’osso, in tre anni nessuna iniziativa per la città. “Il bilancio può ancora essere migliorato”, ammette Sciarra e il dirigente di settore, Niccolò Roccolino aggiunge, “non navighiamo nell’oro, ma va sempre meglio”. La leghista Cacioni, che sugli aspetti amministrativi, vista anche la sua preparazione personale, non perde un colpo, ricorda alla platea dei cinque stelle che resta sempre il problema del piano delle alienazioni, della vendita dei beni comunali, che serve per ripianare e far quadrare i conti. “Possiamo anticipare anche che c’è la possibilità – dirà dopo l’assessore al Patrimonio Chiara Amati – di vendite inerenti lotti, inseriti all’interno del piano delle alienazioni, per i quali sono già pervenute proposte di acquisto formali che stiamo valutando”.
E fuori? Sul web fioccano gli attacchi al sindaco, nei commenti sulla sua pagina la gestione virtuosa dei conti non trova spazio rispetto alle condizioni delle strade, alle tasse, alle richieste ordinarie non ascoltate.
A ridosso della via Tiburtina c’è lo scempio. La zona industriale è sommersa dai rifiuti. Lo denuncia, proprio pochi giorni dopo il consiglio, la capogruppo di FdI Giovanna Ammaturo che della questione ha fatto un suo cavallo di battaglia. “La situazione è vergognosa a dir poco. Le strade del polo industriale appena costruite sono diventate un continuum di detriti, rifiuti e masserizie di ogni genere. Dagli elettrodomestici sventrati, a vecchi divani e materassi ad eternit, pneumatici, calcinacci, servizi igienici a volontà, alimenti, carcasse di animali e plastica di ogni colore e foggia. Non mancano pezzi di auto e motorini sconquassati. I marciapiedi sono invisibili alla vista ed anche i terreni sono oramai ricoperti dalle immondizie che raggiungono anche i due metri di altezza”.
E la “misura è colma” per il consigliere del Pd Mario Lomuscio, anche lui impegnato per l’area industriale. “A memoria non ricordo una situazione così critica, la nostra città è stata abbandonata. Guardate come si trova una delle nostre aree industriali, ovvero il P.I.P. 2 – scrive sui social – al Consiglio Comunale del 25 agosto ho chiesto al Sindaco un intervento immediato e risolutivo per riportare alla normalità anche tale area. Troppe promesse disattese ed interventi insufficienti hanno caratterizzato questi anni di amministrazione”.