Nuovo album di Claudio Baglioni: dopo sette lunghi anni il grande cantautore romano, musicista e compositore, torna con un nuovo disco intitolato “In questa storia che è la mia” con quattordici inediti. Un grande lavoro e produzione, un vero e proprio concept album come negli anni ’70 “che esplora vari momenti della curva di un amore”. Il pensiero è andato anche al Festival di Sanremo e come potrà essere organizzato in un anno difficile, Covid. Baglioni è stato, come ricordiamo tutti, il direttore artistico di due Festival di Sanremo, 2018 e 2019 quando aveva festeggiato i suoi primi 50 anni di carriera con un tour autunnale. Sembra un secolo fa, l’emergenza sanitaria ha fatto da spartiacque. Una carriera unica e irripetibile, lunghissima: oltre 60 milioni di copie vendute, una lunga carriera artistica sotto ai riflettori dagli anni ’70 ad oggi che ha conquistato tante generazioni. Il cantautore di brani come “Piccolo grande amore”, “Amore bello”, “Avrai” e “Porta Portese” è sempre amatissimo e pieno di progetti, anche se il momento per lo spettacolo è difficilissimo. Tante le categorie colpite, in questi mesi di emergenza sanitaria, e naturalmente spettacolo, musica, cinema e danza pagano conseguenze scottanti. Baglioni ha per tutte le maestranze lavorative, un pensiero. E ancora, musicisti, coristi, arrangiatori, strumentisti e collaboratori del nuovo lavoro discografico di Baglioni.
Il disco, una sorta di autobiografia in quattordici canzoni che ci riporta negli anni ’70
Un nuovo capitolo di una storia discografia ormai cinquantennale, che ha visto il ragazzino di Montesacro, quartiere di Roma, passare da portavoce di sentimenti adolescenziali dolcissimi e a volte ingenui a vero e proprio autorevole autore del panorama musicale nazionale. A sette anni da “ConVoi“, “In questa storia che è la mia” è un invito, una spinta a rileggere la nostra storia che è poi, in sostanza, la storia di ognuno di noi, di queste pagine di musica e parole che abbiamo scritto e vissuto insieme e di questo tempo che – sebbene non si leggano – porta anche le nostre firme”, così racconta Baglioni alla stampa.
Una vita intera, in questo nuovo album, con quattordici canzoni che lo attraversano: 14 brani, 1 ouverture, 4 interludi piano e voce, 1 finale: un “concept” album che disegna la parabola dell’amore, ascendente (e spesso, discendente), riflettendo sul perché e in quale modo questa “forza straordinaria” travolga le nostre esistenze, rendendole esperienze uniche che a volte, magari in età giovanile, pensiamo irripetibili ma sempre degne di essere vissute. Quattordici brani per chiederci “ma che cos’è, davvero, l’amore e come è cambiato oggi? E soprattutto, si ama una sola volta nella vita o in altre occasioni ma in modo diverso? Non è l’amore stesso ad essere rivoluzionario?
Claudio, qual è il filo conduttore o idea comune dell’album?
Gran parte della mia produzione ha una parte preponderante in cui l’argomento è l’amore. Le canzoni sono d’amore, delle serate anche se non hanno proprio come tema centrale l’amore. Sostanzialmente i brani sono racconti di una vicenda amorosa, con una curva, una parabola ascendente. Questo è l’argomento che mi ha sempre interessato di più nella vita e che forse ho conosciuto di meno.
Come sta vivendo questo momento così particolare e complesso per la musica?
La mia vita personale non è cambiata di molto perché la sera comunque non uscivo tanto. Però mi ha fermato il lavoro, non solo per i concerti, ma anche per quanto riguarda la composizione e la realizzazione dei brani. Questa vicenda mi ha paralizzato e sono stato fermo almeno tre, quattro mesi.
Un pensiero inevitabile ai lavoratori dello spettacolo, cosa si sente di dire?
Uno dei settori più toccati dalle misure di restrizione, insieme a teatro e cinema, è proprio quello della musica. Ma non solo, ovviamente. I concerti sono trafficati, pieni di persone e comportano una grande mobilità che non è praticabile, è venuto a mancare il cento per cento del lavoro, rispetto a tanti altri settori, quindi è ancora di più in difficoltà. C’è il dovere, il bisogno di cercare e trovare nuove forme, oltre ai ristori, oltre a sostegni di tipo economico. I concerti si possono fare anche in streaming web, a distanza, con una formula accattivante per il mezzo televisivo e per le persone che non sono ovviamente presenti. Certo, ovviamente non può essere la stessa cosa ma dobbiamo riuscire a costruire una lettura nuova, alternativa, dei concerti.
Grazie a Sony Music Italy e Sony Music Legacy Italy