“Caro Mister José Mourinho, buonasera.
E’ il 14 dicembre. Mi scusi prima di tutto se la raggiungo con una lettera – una carta come lei sa che si scrive in spagnolo – così dall’oggi al domani senza che lei mi conosca. Le scrivo non per disturbarLa o per ricevere una sua attenzione, ma perché sono un suo grandissimo ammiratore calcistico da quando lei ha iniziato ad allenare nel 2000 il Benfica, ammirazione che dura ancora oggi che, in qualità di tifoso della Roma ho la fortuna e l’emozione di saperLa sulla panchina della nostra, mia, sua, dei tifosi, dei giocatori, della società, della amatissima Roma.
Per anni ho sperato di vederla sulla panchina della Roma, ho sognato che Lei si sedesse a guidare questa squadra che come ha potuto iniziare a vedere e studiare e come vedrà in seguito modo di approfondire è per definizione MAGICA!! Prima di rivolgerLe la mia emozione per essere qui nella città eterna e poterci insegnare una serie di esperienze che ci porteranno con Lei alla vittoria. Mi vorrei presentare. Mi chiamo Matteo Quaglini ho 41 anni e sono dal 1989 – dall’età di nove cioè – tifosissimo della Roma. Nella vita faccio il giornalista pubblicista televisivo e radiofonico, mi occupo di calcio con le telecronache della Roma e di Cultura in Radio. Ho giocato per 24 anni a pallavolo facendo anche l’allenatore. Non le scrivo da addetto ai lavori, non vengo a porLe domande, non sono qui per scoop, ma le scrivo per amore incondizionato della Roma che dà oggi che c’è Lei è ancora più grande per me.
Le scrivo col cuore, ricordando – e mi permetterà la connessione con la sua straordinaria carriera – di quando nella sua Setubal iniziò come insegnante di educazione fisica allenando i bambini e i ragazzi disabili come per sua ammissione e profonda conoscenza: tutto – come dichiarò lei – è amore, empatia e psicologia. Mi trovo in una condizione personale di salute molto delicata e improvvisa, ho perso la mia forza e la mia salute dall’oggi al domani in pochi mesi e mi ritrovo a combattere una difficile battaglia emotiva e medica con una malattia non facile e molto delicata.
Ho scelto di scriverLe con infinita educazione nel momento più complicato della mia vita, non per portarLe una cattiva notizia ma perché ieri sentendola dopo Roma – Spezia ho capito ancora di più che sarà lei il nostro grande allenatore vincente per i prossimi tre anni e io mi auguro anche cinque o sei. E sa perché?”
La lettera del collega e amico Matteo Quaglini, appassionato giornalista sportivo e collega inviato di tanti anni di amicizia e collaborazione radiofonica, termina qui. A distanza di soli 7 mesi, ha raggiunto Vanni Maddalon, altro amico e collega prezioso che ci ha lasciati a maggio scorso, anche lui appassionato giornalista pubblicista sportivo, voce storica e amata dell’etere romana dal 1996 ai giorni nostri.
Matteo era un amico e collega pregiato, educato, colto, gentile, profondo, preparato. Un professionista opinionista di calcio e un fine giornalista di territorio, descrivendo l’amata Sabina. Non ha potuto terminare la lettera indirizzata al Mister della A.S. Roma perché esattamente una settimana dopo si è spento in una stanza di ospedale, combattendo fino all’ultimo secondo la sua malattia, con forza e dignità. Come lui accenna nella lettera, la partita Roma-Spezia del 13 dicembre scorso era terminata 2 a 0 in favore dei giallorossi, una partita molto “fisica”, giocata in difesa e combattuta a centro-campo ma anche con impennate di forza e dignità, quella stessa forza che Matteo non ha mai smesso di avere, fino all’ultimo secondo di ogni suo faticoso respiro. Come la Roma, anche lui sentiva di poter combattere e vincere la sua partita. La sua malattia, invece, è stata una di quelle partite che, pur combattute con coraggio, si perdono.
Mi piace pensarli insieme, Matteo e Vanni, in qualche posto a preparare una trasmissione radiofonica insieme, parlando della sua e loro adorata Roma, discutendo amabilmente e con competenza di corsa sulla fascia e dribbling.
Ciao Matteo, grazie per il privilegio di esserti stata amica.