Gabriele è un bambino con una sindrome di down. Nella vita come nello sport ha superato ostacoli incredibili. Orgoglio, tenacia e forza di volontà l’hanno trasformato in un gigante dell’atletica.
“Per molti la vita è un’autostrada. Per noi invece è stata una mulattiera d’alta montagna: stretta, ripida, insidiosa, piena di curve”. Papà Paolo scorre le foto dal suo telefonino. La maggior parte ritraggono suo figlio Gabriele mentre si allena. “È un ottimo ostacolista, nello sport come nella vita”, confida.
Mentre gioca con le mani sembra riavvolgere indietro il nastro dei ricordi. “È nato pochi giorni dopo aver perso mia madre e pochi giorni prima di perdere mio padre. Entrambi erano stati coinvolti in un incidente stradale in Piemonte. Vivevo quei giorni con uno stato d’animo in cui angoscia, rabbia, tristezza e preoccupazione si mescolavano insieme. Ero con il cuore in Piemonte ma cercavo di non far trasparire nulla a mia moglie che si apprestava a partorire. Non ho grandissimi ricordi di quel giorno. Gabriele era piccolissimo, sembrava un bimbo prematuro con gli occhi un po’ a mandorla. Lo portarono immediatamente via. Passammo giorni d’angoscia. Poi arrivò il responso: sindrome di down. Siamo molto credenti, l’accettammo. Le settimane successive furono durissime, Gabriele aveva anche altri tipi di patologie. Dovemmo imparare a usare il sondino per nutrilo, a essere genitori di un ragazzo con una disabilità intellettiva. Fu durissima, è ancora durissima. Oggi Gabriele è un ragazzino con un sorriso che illumina ogni cosa che guarda. Un combattente con una passione infinita per l’atletica leggera. È un ottimo ostacolista, credo che la vita gli abbia insegnato proprio questo, a non mollare di fronte a nulla anche davanti a ostacoli che nessuno penserebbe di poter superare”.
Tanti percorsi a ostacoli, poi l’incontro con la Fondazione Roma Litorale e l’amore per lo sport.
“Gabriele è un bambino splendido. Lo seguiamo da due anni circa. La passione per lo sport è fondamentale per il suo percorso di crescita – sottolinea Ilde Plateroti, presidente della Fondazione Roma Litorale -. L’atletica ha delle regole complesse e il fatto che le rispetti, ascolti il proprio allenatore e che con lui si sia creato un rapporto empatico è importantissimo per sviluppare sempre più le sue capacità cognitive e relazionali. Capacità che dovremo poi generalizzare anche ad altri contesti. Come Fondazione cerchiamo di incentivare questo tipo di attività sportive spesso creando punti di mediazione con federazioni e associazioni. Per quanto riguarda Gabriele va dato merito alla famiglia che svolge da sempre un ruolo fondamentale nel suo percorso di crescita. È stata centrale anche per quanto riguarda le terapie che svolge qui in Fondazione. Causa Covid Gabriele è stato uno dei primi a sperimentare le terapie a distanza con ottimo successo. Con lui lavoriamo 6 giorni a settimana, ci stiamo concentrando principalmente sul potenziamento cognitivo utilizzando giochi interattivi. È un bambino curioso, brillante. Per questo durante le terapie abbiamo inserito degli intervalli musicali. Adora la musica, soprattutto i Blues Brothers. Il prossimo passo saranno invece le autonomie. Quindi andare al bar, acquistare le cose da solo, utilizzare i soldi, andare sui mezzi. Ma anche gli affetti, riconoscere gli stati d’animo e il rapporto con l’altro sesso”.
Lo sport e il rapporto speciale con il suo allenatore. Anche lui si chiama Gabriele, chissà se anche questo sia solo un caso: “Ci alleniamo insieme ormai da 4 anni – spiega Gabriele Gentili, allenatore Fidal -. Ha fatto passi da gigante, non solo fisicamente ma anche mentalmente e dal punto di vista della concentrazione. È diventato un ottimo ostacolista, è un ragazzo tignoso, che ama l’atletica e si impegna. Ha acquisito abilità motorie importantissime. Abbiamo fatto un lavoro atletico duro, sviluppando una forza sulle gambe notevole facendo i gradoni, allenandoci sulla sabbia. Non si tira mai indietro. Ha scatto, resistenza. La nostra intenzione è di farlo gareggiare non appena si potrà causa Covid per proseguire un percorso che sta facendo davvero importante. Dietro i suoi grandi risultati c’è anche un grande e ammirevole lavoro della famiglia”.