Marietta Tidei mette a fuoco la strada della ripresa, anche nel Lazio. Semplificazioni per le imprese, risposte al digital divid che colpisce i piccoli centri, la visione di una Italia innovativa che esca dal tunnel del covid cogliendo l’opportunità di cambiare. Ex deputata del Pd, poi candidata in Regione Lazio, oggi presidente di commissione Attività produttive, radici a Civitavecchia, riferimento di Italia Viva nel Lazio.
Visto che facciamo informazione glocal, e ci piacciono le storie apparentemente piccole che ci raccontano tanto di come stanno andando le cose dopo l’arrivo della pandemia, voglio partire con lei dalla recentissima visita che ha fatto a Jenne. Un comune di 350 abitanti nella Valle dell’Aniene, in provincia di Roma, nel Parco dei Monti Simbruini. Che idea si è fatta della situazione nei piccoli centri? Quali sono dopo il covid le priorità in realtà come queste?
I piccoli centri sono una ricchezza straordinaria nel Lazio e nel Paese. C’è una qualità della vita buona a patto che arrivino le infrastrutture, e su questo c’è molto da fare. Il Recovery Fund dovrà tenerne conto, bisogna arrivare con la digitalizzazione nei piccoli centri, non si devono penalizzare i pendolari con pedaggi troppo cari. Poco si fa negli investimenti sulle ricchezze naturali. Jenne sta all’interno del Parco dei Monti Simbruini, eppure quando si dice Parco si pensa ai vincoli, alle limitazioni, alla staccionata che non si può spostare. Ma a fronte della tutela ambientale c’è un potenziale sul quale dobbiamo investire per attrarre visitatori in località che hanno incredibili biodiversità, percorsi naturalistici unici. Dobbiamo capire che anche il modo di fare turismo sta cambiando: guardi, sarà sempre più esperienziale, lento e lungo. La Regione Lazio ha avuto delle iniziative, con dei bandi e risorse dedicate, ma si deve fare di più.
Presiede la commissione attività produttive. Mi dia una visione d’insieme, quali sono le criticità maggiori con il covid in questo settore e le iniziative della Regione Lazio.
Le imprese del Lazio hanno sofferto come in tutta Italia. La Regione Lazio ha messo in campo pronto cassa che ha dato risposte a 40mila imprese, tanto che i 55 milioni di euro iniziali sono stati aumentati per far fronte a tutti. Si è rivelato uno strumento straordinario. So che è una risposta immediata ma è stata un’iniziativa in piena emergenza. La crisi maggiore coinvolge il turismo. Pensiamo a Roma senza turisti stranieri con ripercussioni negative sul commercio, nella ristorazione, soprattutto in centro, ma penso anche ai produttori di vini. Meglio invece è andata sulla costa, sono di Civitavecchia e nelle mete della costa laziale c’era il pienone, e meglio è andata nei percorsi naturalistici di cui parlavamo prima. Da una parte dobbiamo sostenere la ripresa del turismo, e la Regione Lazio ha messo fondi a disposizione, e dall’altra dare ai Comuni gli strumenti per rimettersi in moto con gli eventi culturali e turistici. Ci sono campagne da poter fare, penso ad esempio a Roma come non l’avete mai vista, certo tutto è legato alla pandemia, ma nel Lazio la situazione non è allarmante, anche grazie alla buona gestione della Regione e, ci tengo a dirlo, dell’assessore alla Sanità.
Mi diceva di Roma, Confcommercio ha denunciato che chiuderanno 4 negozi su 10. L’amministrazione di Roma Capitale come sta gestendo l’emergenza?
È la peggiore amministrazione della storia, nell’emergenza la sindaca Raggi e la sua amministrazione hanno dimostrato tutta la loro inadeguatezza. Una sindaca che non solo non ha saputo tappare le buche ma che ha detto no a qualsiasi occasione di sviluppo, pensiamo alle Olimpiadi, a come gestisce la Ryder Cup. La filosofia è questa: non mi occupo delle cose così non sbaglio. Ma poi i problemi diventano più grandi: Ama, Atac, i rifiuti. Sui rifiuti sono negazionisti, non solo non si fa la differenziata ma mandiamo i rifiuti ovunque. Roma ha perso treni, e alcuni non tornano.
Turismo, è crisi. Ma spesso dimenticati ci sono i lavoratori del mondo dello spettacolo. Invisibili eppure colpiti duramente dal covid. La Regione se ne occupa?
Ci sono bandi per lo spettacolo dal vivo e sosteniamo le produzioni cinematografiche, diamo contributi per il teatro. Proprio prima dell’estate c’è stato un bando per lo spettacolo dal vivo, trovando anche modi di fruizioni alternative come lo streaming. È sufficiente? Di fronte alle prospettive di meno 12% del Pil non è facile, ma di sicuro nel Lazio questo settore non è trattato come il fanalino di coda. Dobbiamo cogliere l’occasione, a livello complessivo, di pensare un nuovo modello di sviluppo, di formulare modi efficaci e efficienti di ricollocamento delle risorse. Come con il Recovery Fund: se penseremo con un piccolo Paese allora non sapremo crescere, invece dobbiamo pensare come un grande Paese. Semplificazione, ammodernamento. Va bene commissariare le grandi opere ma potremo fare anche i sindaci commissari delle piccole opere, per muovere l’economia. Dobbiamo fare il salto culturale in Italia.
Sta girando nei territori per parlare direttamente con chi manda avanti le attività produttive. Recentemente è stata a Tivoli per una visita a una azienda con 600 dipendenti. Che cosa chiedono le imprese?
Semplificazione amministrativa e fiscale. Chiedono un fisco più amico, che non vuol dire un fisco che chiuda un occhio. La situazione nel campo delle semplificazioni è critica: perché la pubblica amministrazione non dialoga nelle proprie articolazioni? Se devo andare in Regione portando un certificato del Comune, allora vuol dire che distogliamo le imprese dalla loro mission. In Italia va bene l’export, ma per le grandi aziende, che hanno gli strumenti. La Regione Lazio ha fatto bandi per i voucher di servizi di internazionalizzazione, o ancora per la digitalizzazione. Dobbiamo pensare che le imprese sono nostre alleate, non soggetti da vessare. Nessun imprenditore si diverte a licenziare. E un sistema flessibile non è un errore.
A Tivoli e Guidonia Montecelio c’è un importantissimo distretto produttivo, quello del travertino. Più di duemila persone impiegate tra diretto e indotto, una materia prima unica a livello mondiale. Un distretto che vive una fase di crisi, tra i problemi burocratici che si trascinano con le istituzioni locali, e la crisi di mercato acuita dal covid. Viene da pensare che se si indebolisce questo comparto, si indebolisce il peso produttivo dell’intera regione. È possibile secondo lei invertire la rotta? La Regione lo può fare?
La Regione Lazio deve approvare la nuova legge sulle cave, gli uffici stanno lavorando e approderà in commissione. La tutela ambientale è un faro, lo sviluppo oggi è possibile solo se sostenibile, ma insieme non vanno dati colpi al settore. Le imprese devono rispettare le regole e deve esserci una valorizzazione del comparto. Quindi serve la nuova legge: c’è il sistema autorizzativo che va rivisto completamente. Dobbiamo essere rigidi con chi non rispetta le leggi ma vanno applicate le semplificazioni sul piano burocratico a tutti i sistemi produttivi, anche a quello del travertino. E c’è poi la necessità della valorizzazione del comparto, è un materiale pregiato, una ricchezza. La Giunta regionale entro dicembre approverà lo schema di legge, e poi se ne occuperà il consiglio regionale.
Prima di decidere di candidarsi in Regione è stata deputata Pd. Nel 2019 ha aderito a Italia Viva. Come definirebbe questa scelta?
Meditata ma molto convinta. Mi sono iscritta alla Fgci nel 1989, poi i Ds e il percorso fino al Pd. Un partito che mi ha dato molto e nel quale ho tanto lavorato. Renzi ha intercettato un bisogno vero: un Paese più semplice, che faccia tesoro dei suoi asset, come quello culturale. La nascita del governo con i cinque stelle è stata una scelta giusta, pensiamo alla pandemia gestita da Salvini, non oso immaginare. Ma c’è una differenza con i cinque stelle, non credo che alla lunga possa essere un’alleanza giusta. Parlano di poltrone, eppure sono tutti abbastanza acconciati ai privilegi della casta. Zingaretti nel referendum ha fatto malissimo, un cedimento all’antipolitica. I cinque stelle non hanno la cultura di governo.
E chi sono gli interlocutori di governo allora per il futuro?
Bisogna navigare così fino al 2023 ma mi auguro un cambio di passo. Il Pd ha prestato troppo il fianco alle convinzioni dei cinque stelle.
Cosa la convince di più di Renzi? Ci sono limiti nella sua leadership?
È coraggioso e ha le idee chiare, e ha una visione, la forza di prendere anche decisioni impopolari. Non trovo grandi limiti, vedremo poi come vanno le elezioni. Mi auguro però che Renzi riesca a federare un campo con Calenda e Più Europa. Mi dispiace che questo campo sia ancora diviso. E non mi piace chiamarla casa dei moderati, se penso alle riforme innovative del governo Renzi, dico che va unito il campo della casa dei coraggiosi.