Martina Gasperotti l’11 settembre del 2001 era arrivata a New York da pochi giorni. Si era iscritta ad un corso di inglese proprio vicino al World Trade Center. Non era andata lì con l’idea di trasferirsi nella Grande Mela definitivamente ma per qualche mese, e di fare tesoro di tutto quello che si presentava davanti ai suoi occhi in modo da tornare in Italia arricchita e cambiata.
E la sua vita cambiò davvero, radicalmente, dopo quel viaggio.
Che cosa ricordi di quel giorno?
Ero arrivata da due giorni a New York, avevo fatto un giro per la città e quella mattina dopo esser passata alla scuola d’inglese, che si trovava a pochi passi dalle Torri Gemelle, per ufficializzare tutte le pratiche d’iscrizione, mi ero decisa a prenotare una bella cena panoramica. Quale miglior posto se non sulle Torri Gemelle, le vette più alte della città, per dare il benvenuto alla metropoli che mi avrebbe ospitata nei successivi mesi. Così, quel giorno, sono entrata nella prima Torre per chiedere informazioni e prenotare l’eventuale cena.
E che cosa è successo?
Ad un certo punto mentre ero dentro ho sentito un boato. Lì per lì in realtà non ho dato molto peso a quel rumore, ho pensato si fosse rotto un tubo ai piani superiori. Mai avrei pensato che potesse essere un aereo. Stavo per andare a prendere l’ascensore e recarmi ai piani alti quando mia madre mi ha telefonato, quindi rispondendo mi sono allontanata e sono uscita dal palazzo per parlare. Una volta fuori, dopo poco, con lo sguardo rivolto verso l’alto come tutti gli altri, americani e non, che si trovavano al mio fianco ho visto il secondo aereo schiantarsi sulla seconda torre.
Cosa hai pensato?
Ai tempi episodi di terrorismo di questo tipo non si erano mai visti quindi nessuno poteva mai arrivare a pensare ad una cosa simile. Quindi ho pensato fosse iniziata una guerra.
Sei subito fuggita via?
Sia io che le persone intorno a me non abbiamo avuto subito la prontezza di scappare perché nessuno poteva mai immaginare che quelle enormi strutture potessero mai crollare.
Qual è il ricordo più nitido che hai di quei momenti?
Ricordo benissimo il rumore assordante dei corpi che si schiantavano sul terreno intorno a me. Le persone disperate che si buttavano dall’ottantesimo piano dei grattacieli.
Che hai fatto nei momenti successivi?
Sono corsa nell’ostello a Brooklyn dove alloggiavo e lì ho trovato tutti i ragazzi, che stavano vivendo lì, fissi davanti alla tv a seguire quello che stava succedendo. Ricordo che senza conoscerci e senza aver mai parlato, ero arrivata da veramente poco per conoscere qualcuno, ci siamo abbracciati. Tragedie di questo tipo uniscono in pochi istanti.
Sei più tornata a New York?
Sì, l’anno successivo per la commemorazione e poi dieci anni dopo con mia figlia.
Cos’è per te l’11 settembre?
Il giorno in cui ho vinto al Superenalotto. È stato un giorno che ha cambiato la storia di tanti, la vita di tutti, del mondo e la mia ancor di più. Sono stata molto fortunata è stata una questione di minuti e potevo non raccontarlo.