Scuola digitale e didattica a distanza sono i temi che la pandemia che stiamo vivendo ha imposto come prioritari per garantire il diritto allo studio, e sono tante le difficoltà che si stanno affrontando per adeguare l’infrastruttura digitale degli istituti del Lazio. La Regione Lazio è al lavoro già da mesi per raggiungere questo obiettivo e per dotare gli studenti, attraverso bonus alle famiglie meno abbienti, delle strumentazioni necessarie e sostenere le scuole con contributi da destinare alla connettività: l’ultimo stanziamento di risorse ammonta a 3,5 milioni di euro, nell’ambito delle misure che agiscono tempestivamente per soddisfare le necessità del momento e con l’obiettivo di non generare disuguaglianze tra i ragazzi già penalizzati dalla pandemia in termini di socialità e scolarizzazione.
C’è, però, anche chi vede nella pandemia un’opportunità per attuare definitivamente la scuola digitale. Si tratta di Eleonora Mattia, la presidente della IX Commissione Istruzione e Diritto allo studio del Consiglio regionale del Lazio, che ha recentemente depositato la proposta di legge sulle “Disposizioni per promuovere la comunità educate, i patti educativi di comunità e di collaborazione e favorire l’attuazione della scuola digitale”.
Consigliera Mattia in cosa consistono i patti di comunità?
“L’obiettivo è quello di creare e fortificare un’alleanza educativa, civile e sociale di cui le istituzioni scolastiche sono interpreti fondamentali, ma non unici, e si rivelano utili per le diverse necessità che questo tempo ci impone: dalla messa a disposizione di strutture e spazi alternativi, dove svolgere attività didattiche ed educative complementari a quelle tradizionali, alla promozione e al sostegno del processo di digitalizzazione della scuola, con l’obiettivo ultimo di fornire una visione e un progetto organizzativo, pedagogico e didattico legato anche alle specificità e alle opportunità dei singoli territori”.
Quali sono i soggetti che vengono chiamati in causa per attuarli?
“Richiamando il principio di sussidiarietà e di corresponsabilità educativa, nel processo educativo non sono chiamate a intervenite solo le scuole, ma sono coinvolti anche gli Enti locali, le istituzioni pubbliche e private, le realtà del Terzo settore. Si tratta di un approccio nuovo e necessario rispetto al momento di forte emergenza che la scuola e la società sta vivendo, ma che certamente può rivelarsi utile nel futuro, consolidando una vera propria rete di sostegno che colleghi le famiglie, la scuola, i servizi e le istituzioni. Una vera e propria comunità educante per mettere al centro i diritti delle nuove generazioni, dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze”.
Quali sono le principali caratteristiche della proposta di legge da lei presentata?
“Nell’ottica della corresponsabilità educativa, l’obiettivo è quello di formare alleanze territoriali per l’attuazione del progetto educativo e per la realizzazione, in ambito scolastico ed extra scolastico, di interventi condivisi e coordinati che possano contribuire ad arricchire e qualificare l’offerta formativa, tenendo conto delle specifiche realtà territoriali. I Patti educativi di comunità e di collaborazione possono avere molteplici finalità, tra cui contrastare la dispersione scolastica e la povertà educativa minorile, favorire la crescita socio-culturale e il benessere dei giovani, promuovere un sistema educativo inclusivo e accessibile, creare uno spazio interattivo che permetta a tutte le realtà del territorio di confrontarsi e di costruire percorsi, prevenire e contrastare il bullismo e il cyber-bullismo, la dipendenza dai dispositivi digitali e dalle tecnologie e al contempo sostenere il processo di digitalizzazione della scuola. Inoltre, pur salvaguardando la centralità della didattica in presenza, la proposta di legge promuove il processo di digitalizzazione in ambito scolastico e l’attuazione del Piano nazionale per la scuola digitale (PNSD) nella didattica e nell’organizzazione del sistema scolastico regionale tramite il Piano regionale per la promozione della digitalizzazione scolastica. Infine, sono contenute nella proposta di legge disposizioni specifiche volte a garantire il diritto all’istruzione dei bambini, degli alunni e degli studenti con disabilità e/o con bisogni educativi speciali (BES), come per esempio il sostegno per l’acquisto da parte delle famiglie o degli istituti scolastici appositi strumenti tecnologici e dei dispositivi digitali, l’organizzazione di percorsi informativi e formativi nonché progetti educativi sperimentali. Questi ultimi volti all’integrazione e l’inclusione di tutte e tutti gli studenti nei vari contesti educativi, a forme di socializzazione alternative a quelle in presenza, nel caso di svolgimento di attività di didattica a distanza, e alla valorizzazione delle competenze di ciascuno per facilitare, al termine del percorso scolastico, l’ingresso nel mondo del lavoro”.