L’evento delle nidificazioni di caretta caretta sul lido di Jesolo e su uno scanno nel Delta del Po, la cui segnalazione è stata accertata nei giorni scorsi da un gruppo di studiosi dell’Università di Padova coadiuvati dai volontari del WWF è senza dubbio la notizia faunistica dell’anno per il nostro territorio. Il Delta del Po continua a dimostrare la sua straordinaria vocazione faunistica grazie al mosaico di habitat diversi che lo caratterizzano.
Tante le specie di uccelli, mammiferi e anfibi e rettili che in anni recenti hanno arricchito il panorama faunistico della più importante zona umida italiana: dal marangone minore alla ghiandaia marina, dall’istrice al capriolo al pelobate fosco, un piccolo e raro rospo, addirittura al lupo e alla foca monaca (con sporadiche segnalazioni).
Tornando alla tartaruga marina, la specie nell’ultimo ventennio ha conosciuto un pressochè costante aumento della sua presenza nelle sacche, nelle lagune e nel tratto marino antistante il Delta a causa probabilmente dell’azione congiunta dell’abbondanza di nutrienti che contraddistinguono le foci dei fiumi ai noti cambiamenti climatici che hanno reso mediamente più calde le nostre acque marine.
Va considerato però che ogni buona notizia per studiosi, ambientalisti e una larga maggioranza di cittadini, porta con se un rovescio della medaglia: non tutti metabolizzano allo stesso modo l’aumento di una nuova specie. La tartaruga marina viene spesso messa in competizione con l’uomo nella pesca di specie ittiche di pregio, accusata di danni alle reti da pesca. Da ultimi i malumori e timori che troppi riflettori sugli scanni del Delta, da sempre teatro di un turismo balneare “casereccio” fatto di casotti piu o meno tipici sparsi qua e là che si impongono orgogliosamente ai limiti del lecito, possano alterare le abitudini dei pochi che frequentano queste spiagge isolate e esclusive.
La preoccupazione del WWF è che una strumentalizzazione di queste notizia in chiave esclusivamente promozionale del territorio porti un sovraccarico umano su un luogo simbolo dell’indole schiva e selvaggia del Delta come gli scanni, non a caso celebrati da grandi registi del neorealismo e resi immortali dalla penna del grande scrittore polesano Gianantonio Cibotto.
“Siamo certi che conservare l’anima solitaria di questi luoghi coincida esattamente con la conservazione di questa specie che nella tranquillità degli scanni in condizioni climatiche favorevoli come quelle attuali potrebbe fare del Delta un sito riproduttivo d’elezione. Garantire questo è un dovere tanto per gli amministratori, quanto per gli studiosi e per gli abitanti, che vanno per questo coinvolti il prima possibile nelle future strategie di conservazione”.