In un caldo sabato mattina d’agosto, esattamente il 9 d’agosto 2020, mese 5 post lockdown, lungo gli otto chilometri che, dopo aver lasciato l’autostrada, si inerpicano fino a Saracinesco, borgo più piccolo del Lazio, 170 abitanti a 908 metri, col fresco che viene incontro come il canto delle Sirene d’Ulisse, c’è solo un ciclista. Una scalata fin oltre 900 metri e, una volta in cima, ne approfitta (unico turista della mattinata) per visitare il Museo del Tempo. Sì, il tempo ha un suo museo qui, nella Valle dell’Aniene, nel cuore verde della provincia di Roma.
Ma come? Non dovevano essere i borghi d’Italia le mete di vacanza più gettonate nella prima estate d’emergenza Covid? Quanto meno da riscoprire per chi cerca oasi a due passi dalle grandi città? Nella piazzetta del paese l’argomento del giorno dà l’idea della pace assoluta di queste valli: “Avete sentito quello strano verso di animale anche stanotte?”.
Davvero gli angoli gioiello d’Italia attirano i turisti in questa estate di vacanze small causa Covid? E qual è la ricetta migliore per ripopolare borghi meravigliosi, ricchi di natura e di storia? Possono davvero funzionare le leggi pensate proprio per questo?
A Saracinesco si svela un micro-laboratorio amministrativo dove si sperimentano formule da anni per reggere allo spopolamento e dove persino un crematorio “green” potrebbe fare la differenza. Obiettivo: 500 abitanti. Ecco come.
Marco Orsola è il sindaco da 25 anni ed è anche presidente dell’Unione dei comuni della Valle del Giovenzano. Siamo a 50 chilometri dal centro della Capitale, una ventina da Tivoli e dalle sue Ville Unesco. Il punto di vista è quello giusto, perché questo paesino non è mai stato tra quelli che attendono con le mani in mano. Qui non si perde un’occasione per racimolare fondi. Sette milioni di euro sono stati appena appaltati in progetti grazie a risorse recuperare con la consueta caparbietà.
Ma la questione delle questioni rimane una: attirare nuovi residenti. E per Marco Orsola la strada maestra deve essere quella di un regime fiscale particolare e permanente per i piccoli borghi. Sia per il commercio che per le famiglie.
Sei anni fa il Comune ha messo a punto anche “norme proprie” per un esperimento su misura. E ora che spuntano sempre più cartelli vendesi nel centro storico c’è un altro progetto pronto al lancio.
Si sfornano idee per resistere, sapendo che ognuna deve anche rispondere – sia pure in maniera proporzionale alla piccola realtà – alla creazione di posti di lavoro. Da una parte un “Villaggio della Salute” in montagna, dall’altra il piano già pronto per realizzare un crematorio, un servizio per cui oggi tutto l’hinterland deve fare riferimento a Roma. Per questo, però, l’ultima parola sarà data ai residenti con un mini-referendum.
Intanto, sia chiaro, a Saracinesco dal Covid si sono difesi alla grande: nessun contagio. Si sono sentiti un po’ come i saraceni che fondarono questo paese più di mille e mille e 100 anni fa: scelsero quel posto per fronteggiare ogni possibile assalto. La strategia difensiva del sindaco Orsola è stata precisa e mirata durante il lockdown: una carica di sms. “Il rischio era che arrivassero a rifugiarsi qui da Roma le tante persone che hanno una casa di villeggiatura. Perciò abbiamo mandato a tutti un messaggio inequivocabile”. Il tono più o meno questo: nessuna pietà, scatterà la denuncia per chiunque arrivi in paese. E sempre con lo smartphone hanno razionalizzato il rifornimento delle provviste: una sorta di gruppo di acquisto con ordinazioni che partivano tutte insieme per farsi arrivare i viveri e le medicine dalla valle.
Sindaco Orsola, le leggi in campo sono quelle giuste per raggiungere gli obiettivi del ripopolamento?
La legge regionale approvata da poco dà degli incentivi, ma non bastano a determinare la svolta. Noi avremo, per dire, circa 20mila euro. La legge nazionale, per ora, è un libro dei sogni. Bei principi ma senza dotazione finanziaria e senza decreti applicativi.
E quale sarebbe la ricetta giusta per attirare nuovi abitanti?
La banda larga, certo. Ma la base è un regime fiscale differenziato sia per le attività commerciali che per i residenti. Intanto, per dire, esercire un bar qua non è come farlo a Roma. Per quanto riguarda le famiglie è chiaro che qui si deve venire per scelta. Quindi chi subisce per questo un gap di servizi deve essere compensato con un vantaggio evidente. Deve, insomma, avere la possibilità di mettere sulla bilancia vantaggi e svantaggi, e occorre fare in modo che i primi pesino di più. Spesso i fondi puntano al recupero del patrimonio, ma non è che la gente viene ad abitare qui se è restaurato o meno uno o l’altro edificio. Non è questo che gioca sulla scelta di cui si diceva prima.
Quattro anni avete fatto un piccolo esperimento tutto vostro. Come?
Abbiamo creato un capitolo di 10mila euro destinandolo a pagare la quota interessi dei mutui di chi acquistava una casa per vivere qui, e anche il trasporto scolastico.
Risultato?
Sono venute ad abitare qui due giovani famiglie.
Ma il centro storico è pieno di case in vendita…
Il fatto è che il paese diventa difficilmente praticabile per persone molto anziane. Così gente che ha curato con grande cura per tutta la vita queste case in cui tornava d’estate ora non viene più. E magari è un tipo di villeggiatura che non interessa più ai figli.
Questa analisi ha a che fare con il progetto di un “Villaggio della Salute” che avete approvato in Consiglio?
In parte, perché si tratta di una idea molto più ampia nell’offerta. Punta ad un turismo salutistico nella zona verde di montagna.
Può aiutare anche l’Ecobonus?
Sicuramente è un importante incentivo e diffonderemo al massimo tutti i dettagli su questo beneficio fiscale.
E poi c’è il progetto per la realizzazione del crematorio…
Si tratta di un project financing. È tutto approvato, ma abbiamo un ultimo dubbio che riguarda l’impatto sulla sensibilità dei nostri residenti. Lo scioglieremo chiedendolo direttamente, con un referendum. Tenuto conto che il progetto è innovativo.
Un crematorio innovativo…
Sì, punta alla cremazione “green”. È la criocremazione, una modalità opposta a quella che applica altissime temperature e combustione. In questo caso avverrebbe al contrario. L’appalto avrà quindi un meccanismo premiale in questo senso.
Vantaggi per il paese?
Una royalty da 150mila euro all’anno e posti di lavoro, almeno tre o quattro ma forse anche qualcuno in più.
Sindaco Orsola, è aumentato il flusso di visitatori in questa prima parte di estate?
No, non direi. D’estate torna qui a villeggiare chi ha le case qui, chi è legato a questi posti. Facce nuove in giro non ne abbiamo viste.
Veniamo ai sette milioni di lavori appena appaltati, come li avete ottenuti e di che si tratta.
Sono fondi europei, in particolare fondi Fesr che sostengono la “Strategia nazionale per le aree interne”. Riqualificazione strade, cimitero, fossi. I soldi per rifare la strada provinciale, tanto per dire, ce li mettiamo noi, perché la Città Metropolitana non li ha. Con 180mila euro restaureremo Villa Belisario, una dimora storica acquisita al patrimonio comunale, gli affreschi e lo splendido giardino all’italiana.
Ma qual è il numero giusto di residenti oggi per Saracinesco?
Nel 1911 Saracinesco aveva 900 abitanti. La cifra giusta di oggi potrebbe essere 500.
I dati dell’Atlante dei piccoli comuni elaborato dall’Anci
Complessivamente sono 5.500 i piccoli borghi, il 69% dei comuni italiani, nei quali si contano 10.068.213 residenti, cioè il 17% della popolazione nazionale. Le regioni con il più alto numero di piccoli Comuni sono Piemonte (1.046) e Lombardia (1.043). La maggior parte ha una popolazione compresa 1.001 e 3.000 abitanti (il 45,8%), mentre quelli che hanno meno di 1.000 residenti sono il 33,6% del totale. Negli ultimi anni i borghi hanno perso ulteriormente abitanti (-3% dal 2012 al 2017).
Sono i dati dell’Atlante dei piccoli comuni, elaborato dall’Anci. Presenta il quadro nazionale ed evidenzia le dinamiche demografiche in atto. Abbastanza per individuate tre classi: i piccoli comuni dell’Esodo (con variazione demografica negativa), quelli Stazionari con variazione demografica positiva e inferiore a quella nazionale (0%-1,77), quelli del Controesodo con variazione demografica maggiore dell’incremento demografico nazionale.
Sono 965 i piccoli comuni del Controesodo, si trovano soprattutto in Trentino Alto-Adige, Lombardia e Valle d’Aosta e prevalentemente contano una popolazione compresa tra 3.001 e 5.000 abitanti. Si concentrano, inoltre, in particolare in collina litoranea o in pianura, nonché fuori dal perimetro delle aree interne del Paese.
Lazio
Nel Lazio ci sono 86 comuni che hanno meno di mille abitanti. Tra questi 76, cioè l’88%, fanno parte della categoria dell’Esodo, mentre quattro (Casaprota, Micigliano, Mandela e Capranica Prenestina) sono Stazionari. Sei quelli del Controesodo: Ventotene, Labro, Morro Reatino, Calcata, Frasso Sabino e Castel San Pietro Romano.
Nella provincia di Roma
Tra i comuni della provincia di Roma sopra i mille e sotto i cinquemila abitanti sono nove quelli con crescita demografica positiva, inseriti quindi nella categoria del Controesodo. Sono Colonna, San Gregorio da Sassola, Sant’Angelo Romano, Nazzano, Mazzano Romano, Civitella San Paolo, Nerola, Canale Monterano.
La strategia per contrastare il declino demografico dei borghi più piccoli
Snai è acronimo di “Strategia nazionale per le aree interne” e rappresenta una azione diretta al sostegno della competitività territoriale sostenibile per contrastare, nel medio periodo, il declino demografico che caratterizza le aree interne del Paese. L’obiettivo è creare nuove possibilità di reddito e di assicurare agli abitanti l’accessibilità ai servizi essenziali (trasporto pubblico locale, istruzione e servizi socio-sanitari) nonché di migliorare la manutenzione del territorio.
La Snai è sostenuta sia dai fondi europei (Fesr, Fse e Feasr), per il cofinanziamento di progetti di sviluppo locale, sia da risorse nazionali. La governance è affidata a un “Comitato tecnico aree interne” (Ctai), coordinato dal dipartimento per le Politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
La legge di stabilità 2014 ha destinato alla “Strategia nazionale” 90 milioni di euro, integrate dalla legge di stabilità 2015 con ulteriori 90 milioni di euro per il triennio 2015-2017 e, poi, nella legge di stabilità 2016 di ulteriori 10 milioni di euro per il triennio 2016-2018. Con la legge di bilancio per il 2018 la “Strategia per le Aree interne” è stata ulteriormente finanziata per complessivi 91,2 milioni, di cui 30 milioni per ciascuno degli anni 2019 e 2020 e di 31,18 milioni per il 2021.