Se i sondaggi riportano un testa a testa tra Donald Trump e Joe Biden per le presidenziali Usa di novembre, non c’è dubbio che protagoniste delle convention democratica e repubblicana, siano state le donne. Ognuna in maniera diversa, con storie e messaggi a volte opposti, hanno battuto il tempo di un cambiamento (di un sogno?), se ha senso, e lo ha, credere che la leadership femminile nel più grande Paese dell’occidente possa essere una svolta per le democrazie del mondo. Per ora assediano. First lady di oggi e di ieri, combattive deputate e nuove icone della left, candidate come numero due.
Tutto è partito con Michelle Obama, nella convention dei democratici. Avvocato, moglie del 44esimo presidente degli Stati Uniti, prima donna afroamericana a ricoprire il ruolo di first lady. È uscita una bella biografia di Michelle, si intitola Becoming, la mia storia. Una donna e la sua verità, se stessa, non solo nel libro (è chiaro ha la sua patinatura come è normale che sia), Michelle Obama ha raccontato in un recente podcast di aver avuto un pesante contraccolpo psicologico, per questi mesi di pandemia, per i disordini negli Stati Uniti e gli scontri razziali, per “l’ipocrisia” dell’amministrazione Trump.
Protagonista della prima serata della convention democratica, senza pubblico, Michelle Obama a sostegno di Joe Biden, ha emozionato i democratici, con un discorso intenso, forte, sull’ingiustizia sociale, sui temi razziali, e ha praticato affondi, uno dopo l’altro nei confronti di Trump, “il Presidente sbagliato per il nostro Paese”.
Progressisti e moderati insieme intorno a Biden: questa era la parola d’ordine in un fronte diviso tra Biden appunto e il radicale Bernie Sanders. È chiaro come l’indicazione di Kamala Harris come vicepresidente abbia spinto a questo sforzo di coesione, pena d’altronde essere sconfitti come quattro anni fa. E proprio la Harris, la senatrice americana, ha avuto il pieno appoggio anche dell’ex Presidente Obama. Se Biden dovesse vincere, Kamala Harris diventerà la prima donna vicepresidente degli Stati Uniti.
Ricerca di unità tra i democratici, di sintesi. Impossibile non parlare di Alexandria Ocasio Cortez, deputata espressione dell’ala socialista, diventata un vero fenomeno politico e mediatico. Giovane quanto basta, è del 1989, AOC come è chiamata sui social, non viene dalle lobby, dalle ultra-borghesie di New York. È una ragazza che ha lavorato, si è fatta le ossa, voce oggi delle istanze della sinistra con un tocco di populismo. Anche il suo intervento alla convention ha fatto discutere, pochi secondi efficaci, dopo un video nelle settimane scorse diventato virale contro il sessismo.
In perfetto stile first lady, l’intervento di Jill Biden, seconda moglie del candidato democratico alle presidenziali, insegnante, scrittrice, è riuscita a trasmettere l’unità della famiglia e la capacità di Joe di riunire un Paese diviso. Valori quindi e l’America che deve tornare a essere “una grande famiglia”.
E poi è stata la volta di Melania Trump. Cambio di campo, di scena, di tutto. Convention repubblicana. Intanto il Presidente si presenta a sorpresa a Charlotte, North Carolina. Ad accoglierlo 336 delegati ma sempre niente pubblico per ia del Covid. Lo osannano. Trump rivendica di aver sconfitto l’Isis, “i peggiori terroristi al mondo”. Lo storytelling è uno e preciso: Trump preserva la pace nel mondo, Biden è l’anticamera dei cinesi, dei comunisti, degli anarchici. Melania Trump, 50 anni, terza moglie di Trump, chiude la seconda serata della convention, parlando dal nuovo Rose Garden della Casa Bianca: un intervento senza guizzi particolari, teso a disegnare il profilo del Presidente, di suo marito, “premuroso”, uomo diretto ma con il bene degli americani sempre in testa. Poi si è discusso del suo tailleur color militare, troppo sobrio, troppo austero, sono intervenuti stilisti a dire la loro. Ma almeno ci si era già dimenticati delle polemiche sul video in cui scansa la mano al marito.
Alla fine arriva Ivanka Trump, imprenditrice, modella, figlia di Donald. A lei il compito di introdurre Trump nel discorso conclusivo della convention repubblicana dagli spazi (insoliti) della Casa Bianca. “I politici scelgono il partito, mio padre le persone”, ha detto prendendosi la scena di oggi e chissà se quella di domani. Gli osservatori la vedono come futura candidata della dinastia.