Una sfida epocale per la posta in gioco, le prospettive della più grande democrazia del mondo e le conseguenze nello scacchiere globale: è il giorno delle elezioni negli Stati Uniti, per scegliere il nuovo Presidente tra l’uscente Donald Trump, 74 anni, e il democratico Joe Biden, 77 anni, ex vice Presidente di Obama.
Da questa parte inizierà a essere una partita al cardiopalma dall’una di notte, tra il 3 e il 4 novembre, quando chiuderanno i primi seggi in Indiana, Kentucky, Georgia, South Carolina, Vermont, Virginia, e così per l’intera notte fino alle 7 di mattina quando chiudono i seggi in Alaska. Intorno alle 4 di mattina potrebbero esserci i primi risultati indicativi, ma la verità è che per conoscere l’esito di queste elezioni si potrebbe dover aspettare anche giorni per il numero massiccio di elettori che, a causa della pandemia, hanno utilizzato la possibilità del voto anticipato: circa 90 milioni di persone, di queste 50 milioni per posta. Un numero altissimo, fattore che ha generato non poche proteste in Donald Trump che ha denunciato la possibile scarsa attendibilità di quel voto, temendo di fatto un accesso massiccio da parte di chi gli è contro, come certe minoranze. Il dato sicuro è che non essendoci una regola uniforme tra gli Stati per i tempi di scrutinio di queste schede (alcuni hanno iniziato appena arrivate, altri aspettano il giorno del voto, alcuni consentono di contarle dal 3 novembre purché abbiano il timbro con la data giusta), il quadro dei risultati elettorali può essere ancora più incerto del solito. Senza contare eventuali (e probabili) contese sul piano giuridico, secondo gli analisti sono possibili in sei Stati.
Ma come si vota?
Il funzionamento del voto per le presidenziali Usa è articolato. La data è stabilita per legge, si tratta del primo lunedì di novembre. L’elettore per votare deve registrarsi, un’azione quindi che si svolge su base volontaria e che rappresenta una prima battaglia tra gli schieramenti, far registrare più cittadini elettori possibili. Una volta che si è registrati, si può votare ai seggi il giorno stabilito, in questa tornata appunto il 3 novembre, o prima. Una scelta che in moltissimi hanno preferito quest’anno a causa della pandemia, affidandosi al voto per corrispondenza.
Il cittadino in realtà non elegge direttamente il Presidente, ma votando per il Presidente elegge i grandi elettori. Questi grandi elettori, che sono 538 in tutto, insieme costituiscono il collegio elettorale degli Stati Uniti che lunedì 14 dicembre voterà per eleggere formalmente il Presidente. Per diventare Presidente, Trump o Biden devono assicurarsi 270 grandi elettori. Gli Stati più popolosi hanno più grandi elettori: il meccanismo di voto in America può così generare delle distorsioni dal punto di vista democratico. Nel 2016 Hilary Clinton prese 3 milioni di voti in più, battendo nel voto popolare Trump ma perse le elezioni. I 23 Stati più piccoli, infatti, messi tutti insieme hanno una popolazione equivalente a quella della California, ma prendono (sempre sommandoli) il doppio dei grandi elettori della California.
E in ballo non c’è solo la Casa Bianca, gli americani voteranno infatti anche per rinnovare tutti i 435 seggi della Camera (oggi in mano ai democratici), dove il mandato dei deputati dura due anni, e un terzo del Senato, ovvero 35 seggi, dove il mandato ne dura sei, che è attualmente a maggioranza repubblicana.
Come finiranno le presidenziali? Sono una decina gli Stati in bilico e Michigan, Wisconsin e Pennsylvania restano fra gli Stati da tenere d’occhio, come la Florida e l’Ohio.
Presidenziali Usa2020
Da una parte Donald Trump: il Presidente che ha mostrato pugno di ferro nelle relazioni internazionali, e che ha soffiato sulle divisioni dell’America. Dall’altra Joe Biden, l’uomo equilibrato, senza i guizzi eccentrici dell’uomo che dalla Stanza Ovale della Casa Bianca tira i fili del potere americano. Se Trump è il Presidente degli slogan feroci, Biden è quello della normalità. Non infiamma i cuori della sinistra, sia chiaro, come è stato dimostrato nella marcia che portato a questa competizione, ma di fronte a Trump, il fronte democratico si è ricompattato. D’altronde un’ombra gigante è calata sull’America e sul mondo: il covid-19, il virus che negli Stati Uniti ha ucciso 231mila persone, con più di 9 milioni di contagi.
La gestione della pandemia da parte di Trump è stata messa sotto accusa da parte della stampa. Trump, che ha contratto il covid, è sempre apparso come un leader orientato a minimizzare, a non affrontare con la fermezza necessaria un nemico che non indossa alcuna divisa, ma è che è comunque letale. Ne ha provato a fare una campagna contro cinesi, a sfilarsi dall’Oms, generando reazioni opposte nell’opinione pubblica. Con i sondaggi che lo danno in svantaggio e una forza micidiale di macinare chilometri e slogan, nonostante il coronavirus, e il clima sociale incendiato dagli effetti economici della pandemia (che ha inciso in maniera deleteria sulla disoccupazione e sul welfare), e dal disagio esploso dopo l’uccisione di Floyd George. Questo per dire che sondaggi o non sondaggi, Trump non ha mai mollato, anzi ha rilanciato e nel grande caos che è questo 2020 conta su due fattori di vantaggio. Nel vortice della paura generata dalla pandemia, l’istinto conservatore rispetto allo status quo è un istinto che esiste, dall’altra è capace nell’elettorato sensibile a certi argomenti, di infiammare gli elettori, parlando alla loro pancia.
Biden in questo è più debole, il messaggio di normalità può tranquillizzare ma potrebbe non attrarre sufficientemente. La sua forza però è nel ticket: la sua vice Kamala Harris è l’asso nella manica del fronte democratico. Una donna di colore, carismatica, che sta mettendo tutta se stessa in questa battaglia.
Senza contare Obama, l’ex Presidente si sta spendendo moltissimo per la campagna di Biden. “Otto mesi dopo questa pandemia, i casi stanno aumentando in tutto il Paese – ha detto in queste ore Obama – Donald Trump all’improvviso non proteggerà tutti noi. Joe metterà sotto controllo questa pandemia con un piano per rendere i test gratuiti e ampiamente disponibili, per ottenere un vaccino per ogni americano senza costi, e per assicurarsi che i nostri eroi in prima linea non debbano mai chiedere ad altri Paesi l’attrezzatura di cui hanno bisogno. Il suo piano garantirà un congedo di malattia retribuito ai lavoratori e ai genitori colpiti dalla pandemia, e farà in modo che le piccole imprese che tengono insieme le nostre comunità e assumano milioni di americani possano riaprire in sicurezza”. E ora, Election Day.