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Addio a Franco Battiato: la musica italiana piange il suo Maestro

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La musica italiana piange il suo Maestro, si è spento nella notte Franco Battiato, in questa primavera che tarda ad arrivare. Solo lacrime, in questi giorni. Uno, nessuno e centomila di Pirandelliana memoria; mai nessuno come lui ha sfidato il tempo, le stagioni, i cambiamenti sociali, storici, culturali e musicali, raccontando la crisi dei valori, della politica, la routine e la banalità di certe canzonette, di alcuni approcci, di molte misere vite e quotidianità.

Franco Battiato, un monumento della musica italiana

Si era detto di tutto, della sua malattia. Si era detto alzhheimer in verità, si era parlato moltissimo della malattia che l’aveva portato via dalla parola, dalla canzone, dai tanti appassionati dei suoi testi e musica colta, dalla sua Sicilia. Non è mai stata ufficializzata infatti la malattia del Maestro Battiato, le sue condizioni di salute peggiorarono ulteriormente dopo un incidente domestico del 2017 che lo costrinse a interrompere tour e live già programmati. Una caduta gli causò la frattura del femore e del bacino.

Franco Battiato era nato il 23 marzo 1945 in provincia di Catania, la sua assenza apre ora ferite mai rimarginate, già il suo silenzio non ci aveva lasciato indifferenti. Muore con lui la musica d’autore, il cantautorato importante, la musica colta. Oggi risuoneranno le sue canzoni in tutta Italia, in tutte le radio: resterà per noi il “Centro di gravità permanente” e il grido di “Up patriots to arms”, risuonerà nelle nostre orecchie l’urlo di “Povera patria”. Sperimentale, autore e pop, alternativo e mainstream, interprete e cantautore, riecheggia ora uno struggente “Amore che vieni, amore che vai», «Ruby tuesday», «La chanson de vieux amants”. In un meraviglioso mix tra spirito e carne, ricorderemo per sempre “Un oceano di silenzio”, “Tra sesso e castità”, “La stagione dell’amore”, “Sentimento nuevo”. Grande autore e maestro della mescolanza, dal pop più graffiante con “E ti vengo a cercare” al rock più grintoso in “Shock in my town”. E con Alice, sua musa, ne “I treni di Tozeur” e molto altro.
Addio Maestro, ogni tua canzone è stata un viaggio, nel mondo e dentro noi stessi.

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