Mauro Valentini, giornalista e scrittore, è autore del libro “Mio figlio Marco, la verità sul caso Vannini”, edito da Armando Editore. La dolorosa vicenda di Marco, nota all’opinione pubblica come “il caso Vannini”: il colpo di pistola il 17 maggio 2015, la morte di Marco nella casa della famiglia Ciontoli, a Ladispoli. Le dinamiche della sua morte, l’omissione di soccorso, le incongruenze, le verità nascoste, una notte tragica in cui viene minimizzato lo stato di salute reale di Marco e la doverosa ricerca di verità e giustizia da parte della famiglia rendono questa tristissima vicenda particolarmente cara a tantissime persone. Opinione pubblica da tutta Italia, da tutta Europa e letteralmente da tutto il mondo che testimonia quotidianamente la propria solidarietà e affetto, scrivendo messaggi e lettere ai genitori, Marina e Valerio. Una vicenda ormai mediatica che sta a cuore a tutte le persone perbene che attendono, insieme alla famiglia, verità e giustizia per Marco.
Nell’incontro con Marina Conte e Valerio Vannini a una delle presentazioni del libro di Mauro Valentini, a Civitavecchia, sono indimenticabili il viso e gli occhi dei genitori di Marco: uno sguardo pulito e pieno di fiducia, l’affetto con cui guardano Mauro Valentini, per loro molto di più del giornalista narratore del libro in cui si racconta della vita di Marco e dei fatti di cronaca giudiziari. Mauro Valentini è per loro un amico, una persona di famiglia. Insieme alla nonna, tutti sempre presenti insieme. L’ultima, la grande solidarietà che circonda la famiglia. Ogni capitolo del libro è introdotto da alcune strofe di canzoni, il segno dell’autore. Un libro che parla di “vita”, nonostante la tragedia, la drammatica morte, nonostante quella maledetta notte. La vita di un ragazzo buono, di famiglia, che aveva tutta la vita davanti.
Iniziamo dal tuo incontro con la famiglia Vannini, i genitori di Marco. Quando è avvenuto il primo incontro, in che occasione?
Ci siamo incontrati durante la cerimonia di consegna del Premio Piersanti Mattarella 2019. Io ero tra i premiati, loro ospiti della organizzazione in quanto il premio era proprio dedicato alla memoria di Marco. Poche parole, un abbraccio e si è instaurato un legame immediato. La settimana dopo loro hanno letto il mio libro sul caso di Marta Russo (Marta Russo, Il mistero della Sapienza, Ndr) oggetto del premio e mi hanno invitato a casa loro. E ci è venuto naturale parlare di questo progetto.
Hai deciso di metterti a disposizione della famiglia. Quando e come è nato il libro e soprattutto chi era Marco?
Sì, mi sono messo al loro servizio per realizzare un racconto che non fosse la mera cronaca di quello che è accaduto ma soprattutto per raccontare Marco: La sua vita, la sua voglia di vivere e le sue speranze infrante quella notte maledetta. Raccontare oltre a quello che si può sintetizzare in una sola parola: la “Verità”.
State promuovendo il libro insieme, in molti luoghi. Ricevete affetto, grande attenzione e solidarietà nei confronti proprio della famiglia. Lo avete presentato in luoghi pubblici, in aule consiliari: la famiglia sente l’affetto che li circonda e come vive la grande solidarietà da tutta Italia ma anche internazionale?
La famiglia Vannini trae molta forza da questo affetto incondizionato che la gente comune gli regala. Devo dire che però Marina e Valerio sono anche di conforto e di sostegno, paradossalmente, alle tante persone che hanno come loro sofferto una perdita o una grave ingiustizia. Combattere per Marco sembra averli eletti a simbolo di chi vuole giustizia.
Nel recente incontro a Civitavecchia, dove io stessa ero presente, c’era un’atmosfera familiare, anche di grande stima verso di te. Non potrò dimenticare la loro semplicità, gli occhi puliti di persone perbene. Cosa ti lasciano ogni volta e cosa ti hanno lasciato, Marina e Valerio, in questi mesi di lavorazione al libro e frequentazione della loro casa?
Loro mi hanno accolto nella famiglia. Io li sostengo per quello che posso, ma loro mi hanno regalato una lezione d’amore e di vita. È vero, tra noi c’è tanto affetto e questa cosa credo si veda in pubblico ma soprattutto si evince dal libro, che è scritto a più voci ma che sembra una soltanto.
E’ una sorta di missione per te, la ricerca di verità e giustizia? Lo hai fatto anche per altri grandi “casi”. Questa è una vicenda surreale, dolorosa, assurda: pensi che farà giurisprudenza?
Sì, credo che ci sarà “un prima e un dopo” caso Vannini. Non può che esser così perché questi processi e il dibattito politico e giornalistico che la vicenda ha scatenato scaturisce da una mancanza, una falla nel sistema giudiziario che non sa catalogare né tantomeno dosare la pena per una vicenda come questa. Credo che, come per l’omicidio stradale, si imponga una revisione per trovare una nuova via perché trovo assurdo che un caso come questo, dove il comportamento dell’imputato viene definito dallo stesso giudice nel dispositivo della sentenza come gravissimo, venga poi relegato a pena lieve e colposa.
La famiglia Vannini, emerge anche dal tuo libro di cui sei narratore (ricordiamo, scritto a quattro mani con Marina Conte, la mamma di Marco e dedicato al papà Valerio) vive nel nome di Marco, abita nella stessa casa conservando le stesse dinamiche, affettuosità e attenzioni, pur nella tragedia. La loro abitazione avrà delle modifiche tanto care al figlio Marco che loro realizzeranno.
Non so se faranno poi le modifiche che Marco desiderava in quella casa. Ma certamente loro vivono come se Marco fosse lì con loro, sentono la sua presenza e il suo sostegno. Marco amava Cerveteri e la sua casa e loro curano quel luogo con lo stesso amore.
Marco sorride ancora, dall’alto. Nel tuo libro emerge la figura di un ragazzo pulito, generoso, altruista. La sua presenza è ancora in casa, hai avuto modo di vivere questo sentimento, questa emozione?
Confesso senza pudore che in tutti questi mesi di condivisione non ho mai sentito in quella casa l’assenza. Ecco, la sensazione che si prova quando si ha la fortuna di entrare in casa Vannini è che Marco sia ancora lì.
Nel libro non troviamo rabbia e nessun dito puntato ma soltanto “vita”, la vita di un ragazzo che aveva ancora tanta vita davanti e la vita in famiglia. Poi c’è una seconda parte, cruda e dolorosa: racconti minuto per minuto i fatti. La cronaca spietata di una notte tragica, infine la parte processuale. Quanta fatica e lacrime per tornare a quella notte? Come avete vissuto quei momenti, durante la fase di scrittura?
C’è voluto tutto il coraggio e la sensibilità di Marina e di Valerio per raccontare e tornare a quella notte. Il loro racconto e il mio narrare è stato una prova forte emotivamente parlando. Ma ci eravamo detti che volevamo raccontare su quelle pagine la verità. Tutta la verità. Lo dovevamo a Marco.
I proventi della famiglia Vannini, per la vendita del libro, andranno interamente ai Comuni di Cerveteri e Ladispoli per attività sociali legate al nome di Marco. Un gesto generoso e pulito.
Un gesto che consentirà a qualche ragazzo del territorio dove Marco è cresciuto di vivere quei sogni che Marco aveva e che una mano indecente gli ha precluso. Credo che in questo modo Marco continuerà a vivere negli occhi di qualche altro suo coetaneo che grazie alle donazioni della sua famiglia potrà costruirsi un futuro.
Andiamo al processo bis: cosa succederà dal 9 settembre? Mi accennavi che sarà una giornata “campale”.
Il 9 settembre il secondo processo d’appello entrerà nel vivo. Sarà ascoltata come teste e non più come imputata Viola Giorgini e le sue dichiarazioni potrebbero determinare l’andamento del processo e il suo risultato. Dopodiché la Corte ha in mano tutte le carte e soprattutto ha un indirizzo preciso da parte della Cassazione che, cancellando la vecchia sentenza, di fatto ha indicato quale via intraprendere per la determinazione della pena.
Sempre il processo, sentenza della corte suprema: appello bis per tutta la famiglia di Antonio Ciontoli, principale imputato. E’ corretto dire che l’ex fidanzata di Federico Ciontoli, Viola, sia fuori dal processo? E perché?
Sì, Viola sarà lì in qualità di testimone oculare e di persona informata e molto sui fatti avvenuti quella notte. Lei è fuori perché è stata assolta anche dall’omissione di soccorso. Quindi non può esser riprocessata.
Parliamo dell’aspetto social, c’è un gruppo su Facebook creato “Verità e giustizia per Marco”. Leggendo spesso i commenti, l’opinione pubblica scrive di alcuni dubbi, la responsabilità divisa tra Ciontoli padre e figlio, il ritardo con cui arrivano al PIT sia Martina che Viola, giunte insieme secondo il racconto della famiglia. Cosa non si è fatto per salvare Marco?
Beh, molti dubbi rimangono riguardo le azioni della famiglia Ciontoli. Sulle responsabilità credo sia a tutti evidente cosa non si è fatto e si poteva fare per salvare agevolmente Marco. Lo spiegano con esaustiva sapienza i medici che hanno analizzato il corpo e il sangue di Marco. Ritengo che, viste e ascoltate le famose intercettazioni ambientali nella caserrma di Civitavecchia, sul divano del corridoio, la dinamica sia chiara almeno nella forma delle responsabilità di ognuno. Sul motivo dello sparo beh, quello o ce lo dice Antonio o non lo sapremo mai.
Cosa è mancata nella ricerca della verità? Sono stati ascoltati i genitori, sono state prese in considerazione le loro testimonianze? L’abitazione non è stata sigillata, ci sono molte incongruenze e molte superficialità, è corretto dirlo? Nel libro si evidenzia come i coniugi Vannini fossero “ospiti indesiderati” al processo e anche all’arrivo al PIT. Continuano a essere indesiderati e scomodi, secondo la tua opinione?
Secondo il perito di parte Generale Luciano Garofano, tante sono le mancanze investigative. Egli le esprime nel libro punto per punto e aggiungo che anche la mancata presa in considerazione della testimonianza di Marina e di Valerio riguardo ai concitati momenti al pronto soccorso sia stato un affronto grave fatto ai genitori del povero Marco. Loro hanno ragione: erano ospiti indesiderati di quel processo. Ora però la Cassazione ha rimesso i tasselli al loro posto. E anche Marina e Valerio hanno ricominciato a sperare nella Giustizia.
Cosa ti auguri, personalmente, Mauro?
Vorrei che si riconosca la colpa grave di aver cagionato la morte di un ragazzo innocente e che si trovava in una casa dove, purtroppo ingenuamente, si sentiva protetto e amato. Altro non mi auguro. Perchè Marco ha già avuto il riconoscimento eterno d’amore e Giustizia. E questo glielo ha riconosciuto e donato la gente comune. Marco ha già vinto. Perchè rimarrà nel cuore di tutti noi. E questo è stato l’ultimo regalo che gli hanno fatto i suoi meravigliosi genitori. Perchè spesso mi dicono: Marco era il figlio che tutti i genitori desiderano. Io aggiungo sempre però che Marina e Valerio sono i genitori che tutti noi meriteremmo di avere.
Sul libro
Nel libro non è stato tralasciato nulla nella ricerca della verità, neanche i momenti più dolorosi e strazianti; non sono stati fatti sconti. Il libro si avvale del contributo di testimonianze di preziosi giornalisti quali Debora Ergas della Vita in Diretta Rai Uno, presente anche all’incontro di Civitavecchia; Anna Boiardi, giornalista di Quarto Grado Rete 4, Liviana Greoli tra le curatrici del programma di Rai 3 Chi l’ha Visto, e naturalmente del Generale Luciano Garofalo. Le giornaliste – come accennava Mauro Valentini durante l’intervista – sono grandi professioniste, legate anche affettivamente alla famiglia Vannini, con i quali c’è un rapporto di affetto e fiducia reciproci.
Un ragazzo straordinario, Marco Vannini, che la mamma Marina Conte ha voluto raccontare in queste pagine, insieme al marito Valerio tramite la narrazione di Valentini. La loro collaborazione e amicizia ha dato il via a un libro intenso, profondo, un libro che racconta la vita, la famiglia, un libro che ci parla di Marco soprattutto, prima della parte terribile di cronaca e poi giudiziaria. La verità seguita e cercata, che non va mai tradita. La copertina del libro mostra una foto di Marco che con i suoi occhi buoni ci interroga. Occhi che chiedono verità.