L’unico a svegliarsi contento questa mattina sarà stato Matteo Renzi, perché ognuno degli altri protagonisti della politica italiana è alle prese con dubbi, crisi e preoccupazioni: Mario Draghi ha ufficialmente ricevuto l’incarico come presidente del consiglio da Sergio Mattarella. È passata da poco l’una di oggi quando c’è l’ufficialità. Draghi, il tecnico dei tecnici, il super Mario che ha salvato l’euro, profilo di prestigio internazionale come altri non ne abbiamo, ora dovrà verificare se ci sono le condizioni per governare. Che vuol dire? Concretamente che terrà degli incontri informali con le forze politiche. Se tornerà da Mattarella con una compagine sufficiente per andare avanti, allora si passerà alla fiducia alle Camere e via con il nuovo governo. Se l’opzione Draghi andrà male, allora non resteranno che le elezioni, a meno di un altro incarico (ma non avrebbe senso).
“Ringrazio il presidente della Repubblica per la fiducia che mi ha voluto accordare. È un momento difficile, dobbiamo essere all’altezza – ha detto Draghi, ex presidente della Bce – Vincere la pandemia, completare la campagna vaccinale, offrire risposte ai problemi quotidiani, rilanciare il Paese sono le sfide. Abbiamo a disposizione le risorse straordinarie dell’Ue, abbiamo la possibilità di operare con uno sguardo attento alle future generazioni e alla coesione sociale”. Per tutti questi motivi, Draghi annuncia: “Con grande rispetto mi rivolgerò al Parlamento, espressione della sovranità popolare. Sono fiducioso che dal confronto con i partiti, con i gruppi parlamentari e le forze sociali emerga unità e capacità di dare una risposta responsabile”.
Nelle forze politiche è un delirio di riunioni e pressioni. Da una parte c’è lo psicodramma cinque stelle: Crimi ha detto ai gruppi parlamentari che il movimento non può sostenere un governo tecnico. Ma rischiano di spaccarsi, visto che ad esempio Di Maio per ora ancora tace. Il Pd vorrebbe tenere un fronte unito con la ex coalizione al netto ovviamente di Renzi che, dal canto suo, ha per primo garantito sostegno a Draghi. La partita è complessa perché nel centrodestra ci sono spinte diverse. Forza Italia sembrerebbe per l’appoggio, Fratelli d’Italia è per il voto, la Lega dice di essere per le elezioni ma c’è un’ala moderata che spinge invece per il sostegno a Draghi.
Un rebus e sullo sfondo resta la sconfitta bruciante di una intera classe politica. Renzi incluso, s’intende.