Nella seconda metà di luglio l’attenzione mediatica si è focalizzata inevitabilmente sull’incremento degli sbarchi dei migranti provenienti dalla Libia, salvati in mezzo al Mediterraneo dalle navi delle Ong. Il dato del 2020 è decisamente più alto rispetto a quello dell’anno precedente, in più quella che sta volgendo al termine è anche l’estate della fase 2 ed era impossibile che nel dibattito pubblico non ci fosse una convergenza con l’emergenza Covid-19: secondo alcuni chi arriva sulle coste del nostro Paese potrebbe giocare un ruolo determinante per quel che riguarda la diffusione del contagio. Nel frattempo, il Pd si è spaccato in Parlamento sul rifinanziamento della guardia costiera libica e Salvini ha colto la palla al balzo per riportare al centro dell’agenda il tema a lui più caro.
I numeri del Viminale
Il cruscotto statistico giornaliero pubblicato dal Viminale aggiornato al 28 luglio delinea un quadro molto chiaro: nel 2020 sono sbarcati sulle coste del nostro paese 12.533 migranti. Un numero più basso rispetto a quello del 2018 (18.380), ma quasi quattro volte superiore al numero del 2019 (3.599) dello stesso periodo e, comunque, già oltre il dato riferito ai 12 mesi del 2019 (11.471).
A sottolineare un collegamento con l’emergenza Covid è la stessa Ministra dell’Interno Luciana Lamorgese: “Grazie a tutto il personale delle Forze di polizia, della Guardia costiera e dell’Esercito, impegnato, senza sosta, in prima linea in questa delicata fase di intensificazione dei flussi migratori sul territorio nazionale, aggravata dall’emergenza sanitaria legata al Covid-19”. La ministra ha ricordato che “si tratta di un impegno incessante nello svolgimento delle operazioni di sbarco ed identificazione e nella tutela della sicurezza delle comunità locali più esposte sul fronte dell’accoglienza, svolto con la consueta professionalità, senso del dovere ed equilibrio”.
Orfini e il dibattito dentro al Pd
Uno dei nodi chiave per regolare gli spostamenti che avvengono tra Africa ed Europa va sciolto in Libia. Alla metà del mese di luglio la Camera ha approvato nuovamente il finanziamento alla guardia costiera libica. Questa milizia non meglio identificata, che dovrebbe presidiare le coste libiche, si è resa protagonista nel tempo di ripetute violazioni dei diritti umani e di crimini efferati.
Matteo Orfini, fermamente convinto dell’inutilità e della dannosità del rifinanziamento, il 16 luglio ha votato contro questo provvedimento in dissenso con il suo gruppo.
“Ho fatto quello che all’unanimità avevamo deciso nell’ultima assemblea del Pd – ha dichiarato l’esponente dem –. L’ho fatto perché di fronte a stupri torture e omicidi non si possono avere dubbi su da che parte stare. Purtroppo il Pd ha fatto il contrario. Ha scelto di chiudere gli occhi. E ha scelto di fregarsene del voto dell’assemblea. Per me è uno dei giorni più tristi e difficili”.
Questo tema ha dato vita a un acceso dibattito all’interno del Pd. Zingaretti e Delrio hanno difeso questa scelta, Orfini ha auspicato un cambio di passo nella gestione dei campi in Libia: “Qual è l’alternativa? Svuotare quei campi con i corridoi umanitari. Ridistribuire e accogliere in Europa chi ne ha diritto. Rimpatriare chi può essere rimpatriato – ha spiegato il deputato in un post su Facebook –. I numeri sono rispetto al passato assolutamente gestibili e bassi per l’Europa, anche solo per i paesi disponibili volontariamente a collaborare. Perché non lo si fa? La risposta è terribilmente semplice: perché abbiamo paura di Salvini. Ma che senso ha aver fatto un governo per evitare che prendesse i pieni poteri se poi non abbiamo il coraggio di essere diversi da lui?”.
Salvini e l’intervista di Minniti
Quella di Orfini è una risposta che va nella direzione opposta con quanto affermato da Marco Minniti in un’intervista con Il Foglio del 25 luglio. L’ex ministro ha sostenuto che “c’è una evidente correlazione tra immigrazione e Covid”, non riconoscerlo sarebbe come fare un favore al leader della Lega, dato che “è sull’immigrazione che Salvini è balzato dall’11% al 32%”. Minniti ha ribadito alcuni concetti presenti anche nel suo libro Sicurezza è Libertà. Su questo tema “la sinistra deve sfidare apertamente i nazional-populisti. Sapendo che la cosa peggiore da fare è inseguire gli eventi anziché governarli”, ha spiegato.
“Bisogna affermare con chiarezza di visione, che in questa fase della storia del mondo si pone in maniera molto netta uno spartiacque che impatta direttamente sulle politiche migratorie e sul rapporto tra queste e l’opinione pubblica. In questo rientra la questione della democrazia. Cioè: tutto quello che è legale e regolato consente il rispetto del diritto alla salute. E tutto quello che invece è illegale e non regolato porta alla pandemia”, ha continuato il parlamentare del Pd.
Effettivamente, Matteo Salvini ha provato a più riprese a infiammare il dibattito attaccando duramente l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte. “Il governo minaccia lo stato di emergenza per tappare in casa gli italiani ma spalanca i porti e non controlla i clandestini – ha dichiarato il 26 luglio in seguito alla fuga di 100 immigrati dal Cara di Caltanissetta –. Quasi tutti i giornali e i telegiornali nascondono la verità ai cittadini: Conte-Lamorgese-Pd-5Stelle mettono in pericolo l’Italia”.
Migranti e Covid, Lopalco “boccia” Minniti
L’associazione tra Covid-19 e flussi migratori avrebbe un peso relativo nella gestione del contagio, questa è la posizione di Pier Luigi Lopalco, ordinario di Igiene presso l’Università di Pisa, capo della task force per l’emergenza sanitaria in Puglia e candidato alle elezioni nella medesima regione a sostegno di Michele Emiliano.
“L’aumento della circolazione avviene sia per ripresa dell’attività virale autoctona pre-esistente, sia per importazione di casi da paesi ad elevata attività e conseguente circolazione autoctona – ha dichiarato sulla sua pagina Facebook l’epidemiologo –. Tanta prudenza e non abbassare la guardia visto che il virus è fra noi, anche d’estate”.
Tuttavia, secondo lo scienziato, il contagio viene controllato solo agendo localmente. Pertanto, la provenienza del virus passa in secondo piano.
“Perché i fattori che favoriscono la circolazione, da qualunque parte arrivi il virus, sono fattori locali – continua il post –. È dunque su questi che dobbiamo concentrarci. Capiamo bene che il caso importato, soprattutto se l’importazione avviene da parte di poveri extracomunitari, faccia notizia. Capiamo anche che alcune forze politiche cavalchino questa tigre non avendo altri argomenti. Ma è bene chiarire il concetto di base, che abbiamo ripetuto fino alla nausea, e cioè che i virus non conoscono confini e quindi le azioni di contenimento devono essere principalmente azioni locali”.