“Gli autori di culto, le edizioni speciali, e i volumi più preziosi che spaziano dai grandi classici ai maestri della fantascienza fino alle saghe contemporanee. Sono libri che volano alto, sono i Draghi Mondadori I tesori della tua libreria.”
Così annuncia teatrale il videoclip che pubblicizza la linea top di casa Mondadori, gli Oscar Draghi, quei volumi – e in taluni casi volumoni – impreziositi da copertine sbalorditive, sovraccoperte che talvolta diventano poster (come nel caso della serie “Stalking Jack The Ripper di Kerri Maniscalco), dorsi dalla rilegatura elegante o che a volte si capovolgono magicamente in un altra storia (la duologia dei fratelli Montague, ad esempio), e tagli colorati (a volte dorati come per “Alice Dorothy e Wendy”) che conferiscono una marcia in più al volume. Sono libri che meritano di stare in ogni libreria, perché ammettiamolo tutti senza remore, sono stupendi, una gioia per gli occhi.
Vi confesso che quando il corriere suona e so che si tratta di un Drago Mondadori, quindi non di un pericoloso sputafuoco amico di Daenerys Targaryen che brucerebbe anche la carta del mio libro prezioso, sono la lettrice più felice al mondo, tant’è che inizio a ballare la samba. Quando li stringo fra le mie braccia, mi viene voglia di cullarli, darli una poppata e cantarli la ninna nanna a i miei tesssooori (Gollum docet). La verità è che li contemplerei per ore, proprio come fossero un gigantesco e luminoso albero di Natale.
E se i Draghi, fanno questo effetto ipnotizzante, non sono da meno le collane Oscar Fantastica e Oscar Ink, per chi ama rispettivamente i fantasy come la celebre serie Falce di Neal Shusterman e La corte di rose e spine, o le graphic novel tipo “Il principe di acciaio” della Schwab o Pumpkinheads della Rowell, che ho letto e adorato.
Per Oscar Draghi, Oscar Fantastica e Oscar Ink, c’è una parola sola, carica di significato: Oscar Vault. Un fenomeno mediatico ormai che fa impazzire grandi e piccini, svuota le tasche delle famiglie, realizza migliaia di condivisioni social quotidiane, e conta più di trentamila followers. L’account instagram degli Oscar Mondadori, da cui il nome Oscar Vault appunto, non è poi il solito profilo “libroso” che sponsorizza le nuove uscite editoriali in modo standard e distaccato, ma spesso si fregia di didascalie pseudo-improvvisate che in realtà sono delle criptiche citazioni o rompicapi da settimana enigmistica. Volete un esempio? Eccovelo servito su un piatto d’argento: “Se ti piacciono i classiconi, se ti piacciono i mattonazzi, e ancora di più se ti piacciono i classiconi sotto forma di mattonazzo, o i mattonazzi che contengono classiconi. Se gli unici Draghi di cui vuoi sentir parlare di nome fanno Oscar (Mi chiamo Draghi. Oscar Draghi)…”.
A corroborare le caption ci pensano i feed che mostrano parti del libro delle prossime uscite o che lasciano intravedere piccoli dettagli, scatenando una valanga di commenti entusiasti pronti a infervorarsi a ritmo di “ho indovinato? Ci ho preso? E’ quello?”.
Insomma Oscar Vault, nome omen giacchè Vault sta per “cripta”, genera suspance e carica il lettore di grandi aspettative. Ormai è sulla bocca di tutti, in bonus et malus, c’è chi li adora tipo cane bavoso (me medesima) e chi li critica a mo’ di cartelli urlanti degli scioperanti: prezzi esosi, traduzioni penose! La cosa più triste è che è così popolare da avere addirittura gli haters che a volte scatenano inutili polemiche sui social e creano profili fake per inscenare inappropriate guerre. Ma ci sono anche i fan club tipo le bimbe di Oscarvò o Oscarvò e oscarvaultiani, che postano meme a volte simpatici a volte sarcastici, sulla voglia matta di accaparrarsi l’ultimo libro rimasto sullo scaffale o il primo fresco di stampa. Perché i libri Oscar Vault sono belli sia dentro che fuori, e sulla carta stampata raccontano storie incredibili che restano impresse. Da lettrice del genere potrei farvene un lungo elenco, ma vi suggerisco di dare un’occhiata alle loro pagine social. Dopo aver conosciuto Oscar Vault, vi assicuro che nessuno è rimasto più lo stesso a prescindere da che opinione si abbia in merito. Perché la loro progammazione editoriale, ogni singolo libro pubblicato, canta a gran voce: “Tutti mi chiedono tutti mi vogliono, donne, ragazzi, vecchi, fanciulle”.