
Chi sono i neo feudatari? Economia ai tempi del covid con Marco Cunego
Marco Cunego, scrittore e filosofo, autore del libro “Il neo Feudalesimo economico ai tempi del Coronavirus”, Emia Edizioni. Il tema è quanto mai attuale: parliamo di debito pubblico, controllo dei mercati, differenze economiche, giustizia sociale. Temi delicatissimi con eterni dibattiti. Keynes è tornato alla ribalta in seguito alla crisi del 2008 che ha rivelato una potenza falsata, snaturata potremmo dire, del sistema finanziario. Ma che cos’è il Keynesismo e il feudalesimo economico? Ne parliamo direttamente con l’autore.
Spieghiamolo ai nostri lettori: chi sono i “neo feudatari” di cui lei parla nel suo libro?
I neo feudatari sono quella ristretta cerchia di persone che ha approfittato della globalizzazione per arricchirsi ancora di più. I neo feudatari sono tutti coloro, se vogliamo essere molto chiari, che non sono ceto medio e che non hanno subito i colpi di quel processo di impoverimento del ceto medio stesso che ha invece travolto la stragrande maggioranza della popolazione in Europa e nel mondo a partire dagli anni Novanta. I neo feudatari sono mediamente avversari del keynesismo e, di fatto, si identificano per lo più negli imprenditori delocalizzatori internazionali, nelle grandi multinazionali, nei grandi proprietari terrieri, nei finanzieri internazionalizzati, nei magnati della farmaceutica, dei trasporti, del commercio internazionale. La lista sarebbe molto lunga. Poi certo i neo feudatari hanno anche molti privilegiati che li assecondano a causa del loro strapotere economico: le grandi dinastie di professionisti, i grandi banchieri, i top manager, le grandi firme della moda… Insomma, i neo feudatari sono i ricchissimi che hanno ulteriormente allargato la forbice della differenza economica con il ceto medio, a tutto danno di quest’ultimo.
In Italia e nel mondo c’è disuguaglianza economica e sociale, possiamo quantificarla?
Certo. Sarò brevissimo: in Italia il 60 % della popolazione possiede solo il 13,3 % della ricchezza e altrove va anche peggio… Nel mondo l’1 % possiede quasi il 50 % della ricchezza globale, lasciando gli altri di fatto in enormi difficoltà. Sono cifre spaventose.
Perché tornare a Keynes? E’ l’unico sistema economico globale che funzioni? Spieghiamolo in parole semplici, facciamo comprendere a chi ci legge.
D’accordo. Ci sono tre sistemi economici principali: il liberismo sfrenato, il comunismo e il keynesismo. Il liberismo sfrenato dice: vince il più forte, il più fortunato, il più astuto ed è giusto che gli altri soccombano perché sono deboli e nella lotta per la sopravvivenza non c’è posto per i sentimentalismi: “business is business”. Questo sistema crea pochi ricchissimi magnati i quali distruggono il ceto medio, riducendolo sul lastrico. A questo punto c’è la reazione storica: i poveri reagiscono alla violenza dei magnati ricchissimi e si rivolgono al comunismo che abolisce la differenza economica tra i ceti della società. Ma il comunismo ha altri problemi: fa fatica ad organizzare la produzione della ricchezza che serve al benessere comune. Ecco allora il keynesismo che media tra le due posizioni: lascia spazio all’iniziativa privata ma impone anche un controllo statale che eviti gli eccessi del liberismo sfrenato, distribuendo una parte significativa della ricchezza con lavoro vero, contratti veri, sanità quasi gratuita, diritto allo studio, pensioni vere, opportunità… In questo modo il keynesismo prende il meglio sia del liberismo sfrenato che del comunismo, evitando gli errori tanto dal liberismo (produco la ricchezza ma non la distribuisco) che del comunismo (voglio distribuire ma produco troppo poco). Aristotele direbbe: la virtù sta nel mezzo!
Perché ci sono nazioni tenute “sul filo”, né troppo poco né troppo? A chi giova una situazione di limbo?
In questo caso una situazione di limbo giova solo ai neo feudatari. Il keynesismo richiede cifre enormi perché l’azione di rilancio del ceto medio operata dallo Stato deve essere gigantesca e senza compromessi: aumento deciso e notevole degli stipendi, delle pensioni, ritorno alla sanità pubblica, ritorno del diritto allo studio. La ricchezza deve essere parzialmente redistribuita a vantaggio netto del ceto medio. Ma il keynesismo in Italia e in Europa è stato ucciso dai neo feudatari a partire dai primissimi anni Novanta…
La ricchezza accentrata nelle mani di pochi, dove troviamo la punta dell’iceberg?
Presto detto e senza giri di parole: in Italia 3 miliardari sono più ricchi del 10 % della popolazione. Negli Usa lo 0,1 % della popolazione possiede come il 9 % degli statunitensi… Più punta dell’iceberg di questa…
La crescita è parte della vita, ma per cosa cresciamo? La sviluppiamo in una energia creativa?
Certo, la crescita economica resta la base del benessere di una nazione. Se l’economia reale declina non c’è crescita e tutto declina pericolosamente.
Secondo la sua esperienza e opinione, l’emergenza Covid-19 ha acuito le diseguaglianze economiche in Italia e nel mondo?
Non c’è alcun dubbio. A causa della morte del keynesismo decretata dai neo feudatari gli stati si sono trovati con poche risorse ad affrontare una crisi pandemica devastante. E’ fin troppo chiaro dalle cifre, si pensi al Brasile o agli stessi Stati Uniti, che là dove la sanità è solo per chi può pagare, la strage per i meno abbienti a causa del virus è terribile.
I detrattori del keynesismo, quali argomenti hanno per distruggere questa teoria, questo sistema economico?
I detrattori del keynesismo dicono che questo sistema determini troppo debito pubblico e questo perché i magnati non vogliono pagare le tasse ed eventuali patrimoniali sulle loro immense ricchezze. Inoltre i detrattori diranno che il keynesismo favorisce gli sprechi, limita il principio della responsabilità personale, altera il libero mercato a favore di una forma di comunismo sotto mentite spoglie, impedendo la piena esplicazione dell’iniziativa privata. Inoltre secondo loro il keynesismo provoca pericolose inflazioni. Si tratta di obiezioni che la Storia si è già incaricata di smentire.
L’Europa ha imparato dai propri errori? La pandemia porterà alla fine della globalizzazione?
L’Europa sta riflettendo sugli errori del liberismo a causa della pandemia, ma non dobbiamo illuderci. Quando l’emergenza passerà, i neo feudatari ritorneranno alla carica sempre affermando che il debito pubblico è insostenibile e che le tasse sono troppo alte.
A chi è rivolto il suo libro? Chi dovrebbe leggerlo?
Ne va della sopravvivenza stessa del ceto medio. Tutti coloro che non sono magnati neo feudali dovrebbero leggerlo e rifletterci: gli operai, gli impiegati, i salariati, gli insegnanti le donne, i pensionati, i giovani, le madri, i padri… I neo feudatari controllano i grandi mezzi di comunicazione, in particolare la televisione. Parlatene, parlatene con chi volete ma passate parola. E’ l’unico modo che abbiamo per opporci ai neo feudatari. E votate, votate sempre, scegliendo i programmi politici più keynesiani. Al limite il ceto medio sotto attacco dovrebbe fondare ex novo una formazione politica inequivocabilmente keynesiana!

Speaker e conduttrice radiofonica a Radio Roma 104.0 FM. Conduttrice a Radio Città Aperta con Parole e Voci. Scrive per le riviste Sogno e Confidenze, Tuttorock partner TIMGate/TIMMusic e libri musicali su Spettacolo News. Cura una rubrica su Point