Amici e colleghi artisti del grande Gigi Proietti sono pronti per un breve ma decisamente toccante momento di omaggio al grande attore romano, scomparso lunedì mattina 2 novembre, all’alba dei suoi 80 anni. Ricordi, nell’omaggio corale degli amici attori e degli allievi del laboratorio di Proietti, illustri nomi che negli anni hanno avuto grande successo, saranno il fulcro di un momento commovente giovedì mattina 5 novembre proprio al Globe Theatre, di cui il grande attore romano era direttore artistico. Il corteo funebre, nel rispetto delle normative anti-Covid e delle ulteriori restrizioni dovute al nuovo DPCM, è privo di orari per evitare – tassativamente – l’inevitabile assembramento pubblico per rendere l’ultimo saluto all’amatissimo attore, simbolo della Capitale, definito il nono Re di Roma, dopo l’ottavo Alberto Sordi.
Sappiamo soltanto, da indiscrezioni, che dal Campidoglio – dopo un breve passaggio del corteo funebre – il feretro si sposterà al Globe Theatre a Villa Borghese per poi terminare in Piazza del Popolo, dove saranno officiate le esequie nella Chiesa degli Artisti. Il tutto dovrebbe iniziare e terminare tra le 10 e le 12 di giovedì mattina.
L’attore napoletano Vincenzo Salemme, grande amico e collega di Proietti, era ieri mattina presente sulla meravigliosa Piazza del Campidoglio, lo abbiamo incontrato e salutato, a nome del giornale. Ci è apparso molto provato dalla scomparsa del grande amico e collega. Questa l’unica breve dichiarazione che ci ha rilasciato: “Era un amico. E’ stato un grandissimo attore eticamente onesto e questa è l’essenza del vero attore, manifestare ciò che si è. Non lo dimenticheremo mai”.
Subito dopo la morte del grande mattatore, Salemme aveva affidato a Facebook una lettera, dedicata proprio alla scomparsa del celebre attore che vogliamo riproporvi perché molto toccante:
“Caro Gigi,
Ti scrivo qualche riga quando ancora non so se sarà consentito venire a darti l’ultimo saluto. Non ti vedevo da un anno. In una trasmissione televisiva mi avevi raccontato la tua volontà di prendere in gestione un teatro. E volevi farlo insieme a me. Per me sarebbe stata un’avventura entusiasmante. Fare teatro accanto al più luminoso dei Giullari. Sei quello che meglio di tutti ha saputo spazzare via quelle stupide etichette dei tempi moderni, che dividono gli artisti in “alti” e “bassi”, profondi e superficiali, popolari e di élite…
Avevi un rapporto con il pubblico che non era mai falso, manifestavi ciò che eri. Perché un attore, prima di tutto, deve essere onesto. Questa è l’etica di un vero attore. Tu ogni volta facevi un patto con il pubblico: facciamo finta che io sia… E così diventavi re Lear o Mandrake, un cantante maestoso o un menestrello, raccontavi una barzelletta o recitavi un sonetto del Belli. Il pubblico, con te, non era mai passivo, era essenziale, non ti guardava dal buco della serratura come accade nei reality, era in teatro con te e sceglieva il luogo con te, viveva il racconto con te. Avevi una quantità infinita di talento e, grazie al cielo, ce ne hai fatto dono. Di solito non mi piace usare il termine popolo a sproposito ma nel tuo caso è giusto e doveroso dire che il popolo te ne sarà grato per sempre e non ti dimenticherà mai. Perché se Attore è anagramma di Teatro, tu ne sei stato l’esempio più nobile”.