È in ogni cosa. Per questo ne parleremo…
Armonia, emozione, colore, nero, bianco (che non basta mai), contrasto, equilibrio, regole, infrangerle, idee, fantasia, sbalzi d’umore, sonno, tanto, ancora armonia, o almeno si prova… Arrenditi, sei circondato. Dal graphic design. E dalla vita. Perché i layout sono un po’ come i giorni. Quelli perfetti. Pochi. E sei già fortunato. Altri così così. La maggior parte da cestinare. “Are you sure to empty it permanently?”. “Sì, vai tranqui”. Parleremo di graphic design perché il graphic design è in ogni cosa. L’ultima che vedi prima di addormentarti, la prima quando ti svegli. Come una sobria sans serif, si chiama New York, quella del sistema operativo dell’iPhone. Una font insomma (sembra sia più corretto al femminile, una font e non un font, ma per quando mi riguarda non fa differenza).
Prendi una giornata tipo: “tappi” tre o quattro volte sul “ritarda” della tua sveglia. Ti alzi, urge un caffè. E nell’aroma della tazzina c’è tutto il sudore (sì, fa un po’ schifo) del grafico che ne ha progettato la confezione. Il primo logo Lavazza, tanto per fare un esempio, nasce nel 1927, ma solo vent’anni dopo diventerà (più o meno) come oggi lo conosciamo: con la “A” grande nel mezzo, una trovata dell’Aerostudio Borghi di Milano. Se a colazione ami i cereali, la scritta “Kellogg’s” ti sarà familiare. La leggenda narra che il logo nasca direttamente per pugno del fondatore dell’azienda, tale William Keith Kellogg, che nei primissimi del ‘900 autografava ogni scatola di Corn Flakes prima di metterla in vendita. L’elaborazione grafica di quella firma sarebbe diventata il logotipo dell’azienda, in versione def solo dagli anni ’70.
Dopo il caffè a molti scappa di… leggere (vabbè, so’ cose naturali). Ormai i più lo fanno tramite smartphone (bene ma non benissimo), ma per fortuna c’è ancora chi conserva la sana abitudine di sfogliare un giornale, una rivista. Siete grandi, non smettete mai! Perché nelle griglie di quelle pagine c’è tanta roba: contenuti, fotografia, visual design, comunicazione e marketing si fondono in un processo di regole e creatività. Un mondo sul quale – dai tempi dalla Bibbia a 42 linee di Gutenberg (era il 1453, è passato qualche anno) – scorrono fiumi di inchiostro. I più grandi maestri hanno tracciato le linee guida, nei prossimi articoli ne parleremo… Ma adesso è già tardi. Giusto il tempo di una doccia (solo a guardare la grafica dello shampoo ti ritrovi con i capelli cotonati) ed esci di casa. Sullo scooter punti l’ufficio: se inizi a far caso al lettering sulla targa del Suv che non ti lascia passare sei sulla giusta strada. Magari da oggi ti colpirà un po’ di più l’insegna a lettere prevedibilmente colorate di un negozio di vernici; il carattere digital del distributore self service; o il “bastone” minimal dell’insegna stradale. Potremmo andare avanti per ore, ma sono di fretta. Mi rimetto al lavoro, ci sono ancora pagine da disegnare. Armonia, emozione, colore, nero, bianco (lasciatene tanto), contrasto, equilibrio, regole, infrangerle, idee, fantasia, sbalzi d’umore, sonno, tanto, ancora armonia. O almeno si prova.