La tragedia, il dolore che squarcia una tranquilla domenica di metà giugno, sul litorale romano. Gli abitanti del consorzio di Colle Romito ad Ardea, a 60 Km da Roma sul litorale laziale, oggi piangono la morte dei due fratellini di 10 e 5 anni, Daniel e David Fusinato e di Salvatore Ranieri, il 74enne che ha tentato di fermare il killer di Ardea, Andrea Pignani, 35 anni, suicidatosi successivamente. Si piangono tre innocenti, queste tre vittime senza colpa, uccise in una domenica di inizio estate.
La tragedia era annunciata: gli stessi vicini del Pignani conoscevano quell’ingegnere “instabile e violento” perché tante erano state le segnalazioni: avevano più volte chiesto alla loro vigilanza interna di tenere d’occhio la villetta del killer. Molte segnalazioni ma nessuna denuncia. Ora sappiamo quanto leggerezza e superficialità si siano dimostrate decisioni sbagliate. Così come dire “tutti pensavano che la pistola fosse finta”. Finta? Tante le domande, i dubbi. L’indignazione non basta.
La strage poteva essere evitata? Cosa sappiamo della tragedia di Ardea?
Il sindaco di Ardea, Mario Savarese, conferma sconvolto che nemmeno in Comune erano giunte segnalazioni sui possibili disagi psichici e comportamentali del Pignani: “I TSO li firmo io e su di lui non ho mai avuto documenti” – questo, quanto affermato dal Primo Cittadino . Una vicenda umana terribile, anche per lui come per tutta la piccola cittadina di Ardea.
C’è poi il giallo della pistola, un vero e proprio mistero, quella che tutti pensavano fosse appunto una scacciacani e invece era un’arma vera, rivelatasi il mezzo con cui non soltanto il Pignani “sparava in aria” per spaventare vicini di casa e persone in generale” ma per uccidere tre innocenti. Da quello che si apprende e che abbiamo appreso, pochi minuti prima della strage, i carabinieri erano andati a casa di Domenico Fusinato, il papà dei bambini, per controllare che rispettasse i domiciliari (una questione di droga, ordinanza di custodia domiciliare), così infatti ha riportato Diamante Ceci, legale della famiglia dei bambini uccisi.
Ieri ero in onda, durante la tragedia, perché Radio Roma e tutto il gruppo di radio e tv si trova proprio in zona Ardea. La radio è regionale con l’FM e nazionale con la tv digitale terrestre. La redazione dell’emittente è sempre pronta e attenta, scrupolosa, sempre “sul pezzo” come si dice in gergo. E lo è stata, come oggi anche, sempre prontissima, in maniera seria e impeccabile.
Personalmente, in conduzione, ho scelto di non divulgare in voce la tragedia in atto, perché non voglio (non ho mai voluto) fare la radio e tv del dolore: mi rifiuto di divulgare le immagini dei bambini e le immagini dei bambini a terra, coperti da un telo. Le notizie vanno date, sempre. Ma ci sono alcuni momenti in cui si ha la responsabilità di un microfono davanti e nel nostro caso, anche di una tv, in cui si può scegliere di non rovistare nel minestrone del dolore per fare share e spettacolo. C’era tensione ieri, domenica 13 giugno. C’erano traffico in tilt, paura, percorsi deviati ad Ardea, gente preoccupata, persone addolorate, incredule, in lacrime. Perfino dentro ai bar di Ardea c’erano persone che raccontavano di una “tragedia che si poteva evitare”. Il killer Andrea Pignani era noto in zona, più volte segnalato nel comprensorio, noto alle forze dell’ordine, personaggio che sicuramente, come oggi dicono tutti a gran voce, “non doveva restare libero di muoversi, indisturbato”. Ho ascoltato tante voci ieri ma quando ho acceso il microfono ho preferito fare compagnia alle persone per chi ha piacere, voglia, bontà di seguirci. Ho voluto, con il collega, continuare a offrire serenità.