L’Islanda offre un’incredibile varietà di paesaggi e un’esperienza naturale unica in Europa. In un solo viaggio, si possono infatti sperimentare e vivere moltissimi ambienti ed ecosistemi diversi. Un’isola giovanissima, creatasi solo 20 milioni di fa, che muta continuamente per i moltissimi fenomeni che la caratterizzano. Un’evoluzione costante che regala sorprese, stupore e avventura con la A maiuscola. L’Islanda è un incantesimo alchemico che ruota attorno ai 4 elementi naturali. Terra, aria, fuoco e acqua.
Un viaggio che vi mostrerà il vero respiro della terra.
* Tutte le fotografie di questo articolo sono state scattate dal fotografo documentarista Ottavio Giannella.
Dentro la cascata di Seljalandsfoss
Di cascate l’Islanda è piena. Non basterebbe forse una vita per vederle e conoscerle tutte. Dalle meno note, ma comunque suggestive, a quelle che sono ormai un vero e proprio must di un viaggio in Islanda. Seljalandsfoss è una di queste. Ma si sa, in fondo i grandi classici non annoiano mai.
Non è semplicemente una cascata. È un’esperienza mistica, soprattutto se si ha la fortuna di visitarla in un momento di poco affollamento. Grazie a un umido e molto sdrucciolevole sentierino, muniti di k-way, si può entrare nella pancia della cascata, all’interno di una gola, per ammirare il getto d’acqua di 60 metri da un’insolita prospettiva.
Seljalandsfoss si trova sulla costa sud, percorrendo la strada numero 1. Piccolo consiglio: pochi passi oltre Seljalandsfoss, troverete un’altra meravigliosa cascata nascosta dentro un piccolo canyon, Gljúfurárfoss.
Le montagne colorate di Landmannalaugar
Il cuore dell’Islanda sono i suoi altopiani interni, accessibili praticamente solo in estate. Luoghi remoti e selvaggi dove vivere esperienze “primitive”. Un ritratto autentico del nostro pianeta che ci riporta ai suoi primi battiti e respiri. Landmannalaugar, che sembra quasi uno scioglilingua, è uno dei luoghi più visitati di queste zone incontaminate, all’interno della riserva naturale di Fjallabak.
Un paesaggio essenziale, quasi lunare, ma non privo di peculiarità e sorprese. Le montagne di riolite, colorate di arancio e rosso, a contrasto con il nero dei campi di lava e gli sbuffi di vapore. Qui prende vita un percorso trekking di 55 chilometri, il Laugarvegur, che scorre nella quiete e nel silenzio delle montagne fino alla valle Þórsmörk.
Kerlingarfjoll, il respiro della terra
Sempre negli altopiani, desiderosi di allontanarsi dai luoghi più turistici, Kerlingarfjoll è una tappa d’obbligo. Si percorre prima la mitica strada F 35 e poi la F 347. La lettera F prima del numero indica che si può transitare solo ed esclusivamente con un adeguato mezzo 4×4 a causa del tipo di terreno accidentato di queste “piste”, che possono prevedere anche guadi. Difatti, questi plateau, che coprono circa 40.000 chilometri quadrati, sono tra le zone più selvagge in Europa.
Kerlingarfjöll è una catena montuosa che fa parte di un complesso sistema vulcanico, nonché una delle aree geotermali più grandi dell’Islanda. Lo scenario è epico: montagne di riolite, spruzzi di neve sulle vette e minerali che colorano il terreno come in un dipinto fauvista. Nel 2017, è stata dichiarata area naturale protetta.
Un mondo di ghiaccio
Le grotte di ghiaccio sono uno dei tanti buoni motivi per visitare l’Islanda in inverno. Accessibili solo in alcuni mesi dell’anno, regalano un’esperienza unica, a tratti surreale. Le più belle sono quelle nel Parco Nazionale di Skaftafell, chiamate “Crystal ice cave”, originatesi nel corso dei secoli grazie all’azione del ghiacciaio Vatnajökull, il più grande d’Europa.
In Islanda, i capolavori della natura sono all’ordine del giorno, proprio come queste imponenti cattedrali di ghiaccio che cambiano di anno in anno, a volte addirittura spariscono. Riflessi e giochi di luce per una tavolozza di colori che va dall’azzurro intenso all’arancio e oro dell’alba e del crepuscolo, quando il sole si abbassa sull’orizzonte.
Nella bocca dell’inferno attraverso il cratere Stora-Viti
L’Islanda è una delle zone vulcaniche più attive del nostro pianeta con oltre 130 vulcani, dei quali una trentina ancora svegli. Vanta tra l’altro un particolare record: Il più grande flusso di lava registrato nella storia del mondo, quello dell’estate del 1783, con 14 chilometri cubici di magma.
Il cratere esplosivo Viti, che in islandese significa “inferno”, si trova nel nord dell’isola e oggi raccoglie le acque blu ceruleo di un quieto laghetto. Si è formato nel 1724 a seguito di un’intensissima eruzione dell’area vulcanica Krafla che durò ben 5 giorni con getti di lava altissimi osservabili perfino dalla costa sud.
Di iceberg e diamanti, Jokulsàrlon
Non si può visitare l’Islanda senza passare da Jökulsárlón, ai piedi del ghiacciaio Vatnajökull, sulla costa sud. Questo lago glaciale, anche se più spesso viene erroneamente identificato come laguna, si forma naturalmente grazie alle acque di scioglimento del ghiacciaio, un paesaggio dinamico e mutevole nel tempo, ahimé anche a causa del cambiamento climatico. La bellezza di questo luogo ha attratto moltissimi registi, che qui hanno scelto di ambientare svariate scene di film e videoclip musicali, tra questi anche il cantante Justin Bieber.
Gli iceberg si sciolgono lentamente, abbandonando la laguna per approdare poi sulla sabbia nera di Breiðamerkursandur. Qui, complici i raggi del sole, queste sculture di ghiaccio solido sembrano diamanti in un’atmosfera caleidoscopica.
Il massiccio del Vestrahorn
Assieme al Kirkjufell nella penisola di Snaefellsness, il Vestrahorn è una della montagne più fotografate in Islanda. Fotografi o non, in realtà è difficile non rimanerne colpiti. Imponenti cime che si ergono su una laguna di sabbia nera lambita dalle spettacolari onde dell’oceano Atlantico.
Il Vestrahorn si trova sulla costa sud, a circa 1h15 minuti di auto da Jökulsárlón, lungo la strada che sale verso i meno battuti fiordi dell’est, se non per transitare verso nord. In questa zona, sorse uno dei primi insediamenti umani in Islanda ad opera dei norvegesi.
Un’invasione di pulcinella
Paesaggi naturali e non solo. Un’altra meraviglia d’Islanda sono i tantissimi pulcinella di mare che ogni primavera arrivano sull’isola per nidificare e riprodursi. Una vera e propria mascotte che attira ogni anno moltissimi visitatori, anche se si possono osservare in altre zone come Norvegia e Groenlandia.
Un aspetto goffo e simpatico che cela in realtà grandissime abilità di volo e pesca: ogni stagione percorrono centinaia di chilometri per migrare e riescono ad immergersi fino a sessanta metri di profondità per un massimo di due minuti alla volta per catturare più pesci possibili.
L’Islanda ospita la colonia di pulcinella, o puffin in inglese, più grande a livello mondiale; praticamente dagli 8 ai 10 milioni di esemplari, più della metà della popolazione totale del nostro pianeta.
Rocce che sembrano animali
La natura è sempre in grado di stupirci, e spesso lo fa conferendo forme particolari alle sue manifestazioni. Nel nord-ovest dell’Islanda, nella baia di Húnaflói, esiste una delle sculture naturali più maestose del nostro pianeta. Dalle impetuose acque dell’oceano, nei pressi dell’isola Heimaey, si erge un faraglione di scura roccia basaltica alto ben 15 metri. A colpo d’occhio, si nota subito la somiglianza con un elefante, riuscendone a scorgere la proboscide, le orecchie, gli occhi e anche due accennate zanne.
Ma come si forma un’opera d’arte naturale come questa? Gli studiosi pensano che sia un prodotto dell’eruzione del vicino vulcano Eldfell. La lava, arrivando all’acqua, si è solidificata e stratificata creando questa particolare formazione rocciosa.
L’isola di ghiaccio
L’Islanda è per l’11 percento ricoperta da ghiacciai, tra questi anche il più grande d’Europa, il Vatnajökull, pressapoco delle dimensioni della Corsica. Un vero e proprio paradiso di ghiaccio dalle atmosfere eteree. È possibile avvicinarsi moltissimo a queste creature e, addirittura, camminarci sopra grazie a escursioni guidate con professionisti.
Purtroppo però questi sono tra i primi a soffrire le conseguenze del cambiamento climatico. Proprio in Islanda, qualche anno fa, il ghiacciaio Okjökull si è ridotto ad appena un chilometro quadrato rispetto ai quindici di cento anni fa. Alla sua scomparsa è stato dedicato un memoriale con una targa che suona come un monito per noi tutti: “Nei prossimi duecento anni tutti i nostri ghiacciai scompariranno. Questo monumento dimostra che sappiamo cosa sta succedendo e cosa dobbiamo fare. Solo voi saprete se l’abbiamo fatto”.