Michele La Ginestra, attore poliedrico e versatile, regista teatrale, volto noto e amato dello spettacolo e della tv, direttore del Teatro 7 e del Teatro 7 Off di Roma. Siamo in un momento difficile per la cultura e lo spettacolo in generale, è bene non nasconderci dietro a un dito ma l’ottimismo, la creatività e la progettualità non mancano. La grande bellezza esiste, sempre. Un posto più vero e più reale del teatro non esiste, davvero. In questo periodo complesso sia per le sale cinematografiche che per i teatri, il Teatro 7, diretto da Michele La Ginestra, regista e attore, ha raddoppiato. Parliamo del neonato Teatro 7 Off, di cui La Ginestra è direttore artistico, insieme a due storici amici, Alberto Rossi e Adriano Bennicelli.
Come disse una volta il maestro Claudio Abbado, in una intervista, “la cultura è un bene comune primario come l’acqua. I teatri, i cinema e le biblioteche sono come tanti acquedotti”.
Aprire un teatro, oggi, è un atto di coraggio: “Il teatrante sa sempre rialzarsi”.
Abbiamo incontrato nuovamente Michele La Ginestra che ci ha parlato, in una bella intervista telefonica, del nuovo progetto. La peculiarità dell’operazione si evidenzia nel coraggio e nell’atto creativo ma anche nella progettualità e nella scelta del luogo. Il nuovo spazio nasce infatti in un territorio dove non esistevano attualmente strutture teatrali – per quanto il III Municipio si è sempre reso ultimamente protagonista di importanti e validi progetti ed eventi culturali – ossia Viale Jonio, in particolare a via Monte Senario 81A, proprio nel cuore del III Municipio di Roma che si arricchisce dunque di un prestigioso polo culturale. I corsi sono diretti da Sergio Zecca: recitazione, improvvisazione, in collaborazione con I Bugiardini, e musical con un percorso specifico curato da Lena Biolcati e Silvia Di Stefano.
Michele, ci eravamo lasciati subito dopo la quarantena e parliamo oggi del tuo nuovo progetto. Cosa vuol dire aprire un teatro in una zona, in un quartiere e in una città in un momento difficile quale quello che stiamo vivendo? Ricordando sempre il lavoro degli artisti come delle maestranze lavorative.
La nostra idea era quella di ampliare il nostro modo di comunicare e di fare teatro, in un terreno fertile come il quartiere Montesacro dove non c’era nessun teatro, fino ad ora. Avevamo quindi voglia e desiderio di esportare il nostro “Know-how”, il nostro “saper fare” in un’altra situazione. Abbiamo cercato di fare qualcosa di concreto. L’idea era quella di ampliare posti di lavoro, di creare la possibilità per far durare gli spettacoli di più, maggiormente; abbiamo in questo modo salvaguardato i lavoratori del Teatro 7 che sarebbero rimasti a casa, aspettando una cassa integrazione che non arriva, non sarebbe arrivata e la situazione si sarebbe fatta drammatica; invece di mandare le persone a casa, le abbiamo coinvolte in questo nuovo progetto. Per adesso abbiamo cercato di salvaguardare il posto di lavoro di tutti loro.
Quali obiettivi si pone il Teatro 7 Off?
Partiamo subito con il laboratori, una importante attività educativa che possa aiutare i ragazzi ad uscire allo scoperto, in cui possano imparare e noi aiutarli a confrontarsi con se stessi e con gli altri e imparare inoltre la propria capacità espressiva; a questo serve un laboratorio, è un modo per stare insieme, per dare continuità al progetto del Teatro 7: riuscire a fare in modo che le persone imparino a stare insieme, riescano a comunicare con gli altri costruendo un progetto comune che poi è utile per tutti coloro che vengono a teatro. C’è inoltre un progetto di teatro solidale che vogliamo portare avanti.
Ci sarà uno spettacolo finale, alla fine dei corsi?
Sì, c’è sempre uno spettacolo finale, alla fine del percorso. Uno spettacolo che vorrebbe essere un punto di partenza per seminare altro, per conquistare con il teatro anche altre persone. Le persone si innamorano guardando proprio gli spettacoli finali.
La prima attività di questo nuovo spazio riguarda i Laboratori Teatrali. Sono rivolti a un’ampia fascia di età, dai bambini agli adulti? E inoltre, gli iscritti troveranno Recitazione, Improvvisazione e Musical, una bella sfida.
Abbiamo aperto questa nuova possibilità, perché al Teatro 7 noi non abbiamo né improvvisazione né musical. Devo dire che l’idea di poter fare un laboratorio di musical era già presente da tempo e ora lo abbiamo fatto, abbiamo deciso di aprirlo. L’improvvisazione è un’arte completamente nuova, noi abbiamo avuto la possibilità di avere I Bugiardini per cinque anni al Teatro 7, con grande successo e abbiamo deciso di aprire dunque anche al 7 Off con la loro collaborazione.
Nel cartellone, convivranno attori emergenti e grandi professionisti affermati?
Naturalmente sì. In cartellone ci sarò anch’io perché bisogna dare a questo nuovo teatro la possibilità di crescere; ci saranno tanti amici del Teatro 7 a partire dai classici, Sergio Zecca e Marco Zadra; per esempio esportiamo spettacoli che abbiamo già fatto e il nostro obiettivo è anche quello di coinvolgere amici colleghi che si sarebbero dovuti esibire in altri teatri e che a causa del Covid non potranno farlo: come sappiamo alcuni teatri restano chiusi. Mi piacerebbe molto coinvolgere amici attori come Massimo Wertmuller, Rodolfo Laganà, Beatrice Fazi.
L’emergenza sarà fino al 31 gennaio 2021, come da DPCM, poi si vedrà. Le normative sanitarie restano le stesse, quindi per teatri e cinema non cambia nulla: distanziamento sociale, contingentamento del pubblico. Per i live all’aperto, per esempio, massimo 1000 spettatori e per i luoghi chiusi 200 persone al massimo. Ti va di commentare?
La situazione è purtroppo drammatica ma la problematica – secondo il mio parere- non appartiene soltanto ai teatri ma anche ad altre situazioni. Stiamo pagando adesso lo scotto di un “tana libera” tutti estivo. I teatri sono luoghi sanissimi, desidero ricordarlo. Noi, per esempio, abbiamo montato un macchinario che purifica l’aria, siamo molto attenti a tutte le norme, alla sanificazione degli ambienti e all’igiene, abbiamo attuato la separazione delle sedie, è impossibile prendere il virus a teatro. Comprendo molto bene che quando si va a normare le varie limitazioni si abbiano anche queste restrizioni purtroppo ma nello stesso tempo non mi sento neanche di “dare addosso” a chi ha preso queste decisioni. Magari, se si conoscesse maggiormente l’ambiente, si capirebbe che mettere 200 persone al Sistina, facendo un esempio, è inutile metterle perché il Teatro Sistina rimarrà chiuso ma se le metti al Teatro 7 non cambia nulla. Con la speranza, ovviamente, che non restringano maggiormente. Credo che bisognerebbe normare con un criterio di capienza.
Come possiamo far capire che il Teatro è un bene di prima necessità, per il nostro Paese?
Noi lo diciamo continuamente, utilizzando i media e i mezzi a nostra disposizione, l’informazione è fondamentale. Occorre una sensibilizzazione capillare e maggiore, le persone hanno estremamente paura e non devono essere terrorizzate in tal senso, occorre buon senso e informazione.