I sindaci possono agire sull’azzardopatia limitando l’uso delle slot machine nei locali: è una sentenza “storica”, destinata a ridare impulso a molte città italiane, a diventare caso scuola in Europa, quella che ha dato ragione a Guidonia Montecelio e a Roma. Due sentenze gemelle al Consiglio di Stato, il massimo grado di giustizia amministrativa, dove è stato ribaltato il giudizio del Tar, confermando quindi la validità delle ordinanze dei due Comuni. Virginia Raggi a Roma e Michel Barbet a Guidonia Montecelio, terza città del Lazio, un caso da studiare per l’incidenza del gioco, avevano infatti limitato l’orario di accensione delle slot nei bar, nelle sale, nei locali, a otto ore al giorno. Una decisione che ha generato una serie di ricorsi da parte dei privati, degli esercenti che, dopo aver ottenuto ragione al Tar, vedono adesso in maniera definitiva sconfitta la propria tesi a favore dell’azione di contrasto alla dipendenza dal gioco delle due amministrazioni pubbliche.
Se a Roma Virginia Raggi ha già annunciato che seguiranno altre misure per la battaglia contro la ludopatia, a Guidonia Montecelio, i vertici amministrativi hanno presentato i risultati della sentenza insieme all’avvocato Antonio Feroleto, a Maurizio Fiasco sociologo e presidente Alea e al deputato pentastellato Massimo Enrico Baroni. “Continueremo la nostra battaglia”, dice Barbet da dietro la mascherina sul podio dell’aula, ma il vero volto della battaglia è Claudio Caruso. Il giovane consigliere comunale di maggioranza, si è reso promotore del regolamento approvato nel 2018 che, sempre in sintonia con Roma, ha fissato i nuovi paletti. Otto ore di accensione al giorno: dalle 9 alle 12, e dalle 18 alle 23. L’aspetto della collaborazione tra palazzo Matteotti e il Campidoglio non è un dettaglio, considerando che in questo modo “avendo gli stessi orari si è evitato il pendolarismo del gioco e di danneggiare la concorrenza tra le attività dei diversi territori”. L’azzardopatia è una piaga sociale: “Questa è una vittoria delle tante famiglie che ci hanno sostenuto perché vivono nell’incubo della ludopatia che troppo spesso porta a situazioni di violenza”. Non solo orari ridotti ma sono vietate le insegne luminose a intermittenza: il Comune rafforzerà i controlli che, per quanto riguarda gli orari, saranno facilitati dall’introduzione del controllo da remoto, come permesso dall’intervento normativo che porta giusto il nome di Baroni. Insomma, non servirà più mandare i vigili urbani a verificare, ma si potrà fare dal computer. “Quindi invito tutte le attività commerciali a rispettare le regole”, Caruso fa capire che non ci sarà alcuna applicazione soft.
“Una sentenza che ha rilevanza nazionale, un precedente per la futura giurisprudenza”. Lo scandisce l’avvocato Feroleto, “per la prima volta il Consiglio di Stato ha affermato a chiare lettere il principio per cui il potere del sindaco e dell’amministrazione di disciplinare il funzionamento degli apparecchi da gioco non è limitato dall’intesa della Conferenza Stato Regioni. Si è ripristinata l’ampiezza dei poteri del sindaco che può far chiudere gli apparecchi per più di sei ore”. La sostanza è che i giudici amministrativi hanno riconosciuto che la quantità di ore in cui le macchinette sono a disposizione dei giocatori influisce sul loro grado di dipendenza.
Gli aspetti sociali di questo fenomeno sono tracciati in maniera chiara dal professore Fiasco nel profilo che disegna di Guidonia Montecelio: “Oltre 90mila abitanti, terza città del Lazio, Guidonia è un target privilegiato del sistema gioco d’azzardo perché a una popolazione numerosa si unisce il disagio sociale per la crisi. C’è una connessione strettissima tra la densità delle sale da gioco e gli indicatori del disagio sociale”. A Guidonia Montecelio ci sono 8mila metri quadrati di superfici dove si vende gioco d’azzardo, più di un campo sportivo. E questo – sottolinea lo studioso – incide fortemente sull’azione dell’amministrazione e l’andamento sociale. Senza considerare come la storia dell’area Tiburtina, la deindustrializzazione e lo svuotamento degli spazi, abbiamo condotto, insieme alla recessione economica, a un inasprimento delle condizioni sociali con un aumento del gioco d’azzardo. La sentenza poi avrà un ruolo strategico anche per tante altre città italiane che erano state intimorite dai risultati negativi nei pronunciamenti del Tar. Una vittoria ottenuta nel merito con la documentazione circostanziata degli effetti sociali: “Grazie al supporto degli uffici di Guidonia che ci hanno aiutato con il censimento e i dati”. Una sentenza, aggiunge il deputato Baroni, “che stabilisce come il diritto preminente sia quello alla salute”.
D’altronde i numeri sono da capogiro: secondo il report 2018 dell’Agenzia Dogane Monopoli nel 2018 gli italiani hanno speso 106,8 miliardi di euro in gioco d’azzardo. E nel 2020? In base alle ultimissime rilevazioni sta prendendo sempre più piede il gioco d’azzardo online, una frontiera del gamling in forte espansione.