La musica riparte o almeno, tenta di ripartire. Tanti artisti, big della musica italiana, chiedono attenzione al delicato momento che musica e spettacolo stanno vivendo. I big, certamente, ma poi ci sono le fasce indipendenti ed emergenti. Il grande nome ha la possibilità di “trainare” e avere il proprio peso a favore della causa che coinvolge le realtà più piccole, indipendenti e naturalmente gli emergenti. Il momenton è davvero delicato.
Molte persone, molti appassionati di musica e lettori, spesso pongono dubbi e riflessioni, “ma l’artista famoso, non può fare niente?” e ancora, “Il big può fare qualcosa per smuovere la situazione?”. Qualcosa si muove, l’unità è d’obbligo e, quantomeno, auspicabile, la parola d’ordine è continuare a fare rete.
E musica sia, si è in parte ripartiti. Lo ha fatto Diodato, raffinato e amato artista reduce dal Nastro d’Argento per la migliore canzone originale “Che vita meravigliosa”, inserita nella colonna sonora del film La dea fortuna, regia di Ferzan Ozpetek (un film delicato, vero, il rapporto omosessuale e la responsabilità genitoriale). Un brano intenso che ancora regala profonde emozioni a tutti noi e l’emozione era davvero grande e palpabile sia per rivedere live uno degli artisti più amati, quali Diodato, sia per la possibilità di tornare a godersi un concerto dal vivo dopo tanti mesi pieni di timori, incertezze e paure, causate dal lockdown. E allora, che musica sia.
Un 4 luglio scorso rigenerante nel vallone di Saint Barthélémy, località Champcombre, in Valle d’Aosta. Non un posto scelto a caso per il cantautore tarantino che pur essendo cresciuto a Taranto, è nato ad Aosta, dove i suoi genitori erano lì in vacanza.
“Non ci sono mai tornato e spero di andarci presto a suonare”
E Val d’Aosta splendida, è stata. Mille fans, come normativa sicurezza obbliga, numero massimo di persone autorizzate a seguire i live in questo periodo di “convivenza” con il virus. Concerti dal vivo entro/sotto i 1000 posti, così come altri illustri colleghi musicisti hanno voluto e di cui abbiamo parlato: Max Gazzè, Niccolò Fabi e via via altri che si stanno aggiungendo. Mille posti, mille spettatori per sostenere il mondo della musica, grandi e piccoli, che vive un momento di grande difficoltà.
Bandierine a delimitare il distanziamento sociale, mascherine obbligatorie all’arrivo e in partenza, senza mascherina durante il concerto, essendo all’aperto. Il pubblico, tanti giovani e giovanissimi neanche a dirlo rigenerati da questi sprazzi di luce e di arte, ha accolto con calore il cantautore e intonato insieme a lui l’ultimo successo “Un’altra estate” – scritto durante la quarantena – chiudendo poi con due brani molto amati e di grande successo anche radiofonico, appunto “Che vita meravigliosa” e “Fai rumore”, il successo di Sanremo 2019. Un bis con “Cretino che sei”, sotto la sorveglianza dei carabinieri presenti e il pubblico finalmente in piedi ad applaudire l’amato artista.
La normalità forse è ancora lontana, ma è certamente un bel respiro di condivisione e libertà
Un ritorno a una normalità anche per Max Gazzè, in questi giorni difficili per il comparto musica e spettacolo. Mascherine sul viso, normative sicurezza, sanificazione, postazioni per igienizzare le mani e certificazioni da firmare per potersi sedere accanto il proprio “congiunto”. Anche la stagione estiva dei live a Roma è ripartita, nel post quarantena. Il primo protagonista nei giorni scorsi – prima di Diodato – è stato proprio lui, Max Gazzè, riaccendendo la luce, sostenendo la musica e i suoi lavoratori con piccoli live sempre sotto ai 1000 posti, dando così il via alla serie di spettacoli partiti proprio dall’Auditorium di Roma.
Un ottimo inizio di ripartenza per una serata piena di emozioni e intensità, trascorsa a cantare i più grandi successi dell’artista romano
Da ‘Vento D’estate’ a ‘Il solito sesso’, ‘Sotto casa’, ‘Teresa’, ‘La leggenda di Cristalda e Pizzomunno’, ‘Una musica può fare’ ma anche Gli anni senza un Dio, Contro un’onda del mare, brani meno recenti e il finale frizzantissimo con Ti sembra normale e La vita com’è.
Anche Max Gazzè, come altri suoi illustri colleghi, ha ringraziato tutti gli operatori dello spettacolo, le maestranze lavorative, colonna portante dei live, senza dei quali i concerti non potrebbero esistere. L’appello degli artisti alle istituzioni è univoco e congiunto proprio perché – testuale – “le serate live iniziate e ripartite non sono in sostanza una vera ripartenza di tutto il settore”.