Parlare con Igor Patruno, giornalista e scrittore, è sempre entusiasmante per l’energia e la creatività con cui prepara i suoi progetti: l’occasione è una di quelle molto particolari, la mostra presso il Castello di Santa Severa, a due passi dalla Capitale. “Tu parlavi una lingua meravigliosa – Quando la canzonetta divenne poesia”, la mostra inaugurata il 17 luglio con un vernissage sarà visitabile fino al 13 settembre 2020. Igor Patruno è ideatore della mostra e curatore insieme al collezionista e musicologo, Giuseppe Garrera. L’idea è quella di fare il punto, per la prima volta, su un’avventura poco conosciuta della poesia e della canzone italiana degli anni Sessanta e Settanta: un tentativo, messo in atto da intellettuali, poeti e scrittori come Calvino, Flaiano, Fortini, Moravia, Pasolini e altri, di impiegare la canzonetta popolare per creare comunque prodotti “di qualità”. La celebre canzone “Ma cosa sono le nuvole?” cantata da Domenico Modugno e scritta per lui da Pasolini, “ne è un esempio”, dice Igor Patruno. Un grande esperto, musicologo e collezionista come Giuseppe Garrera e lo scrittore, giornalista Igor Patruno offrono un colpo d’occhio e contenuti davvero eccezionali, imperdibili. Il luogo scelto, la location è all’interno della sala Pyrgi del Castello di Santa Severa. L’antico maniero è illuminato fino a sera tarda, la mostra è infatti visitabile fino a mezzanotte. Uno splendido spazio della Regione Lazio gestito da Laziocrea, in collaborazione con il Comune di Santa Marinella che ha messo a disposizione la sala e i propri spazi per la prima volta dopo il lockdown e nel pieno rispetto delle regole sanitarie.
Igor Patruno, come è nata la vostra idea e quali sono le radici raccontate?
A Giuseppe Garrera e me, interessava approfondire un momento davvero unico per il nostro Paese, momento che parte nel 1956 quando Pasolini comincia a dire delle cose e viene seguito da tutti gli intellettuali. Pasolini non ama la canzonetta Sanremese, la canzonetta popolare che lui stesso definisce “brutta”. Il grande intellettuale non la mandava mai a dire e in quel periodo affermava quanto le canzonette fossero banali, “stupide”. La canzonetta facile e orecchiabile Sanremese dunque – secondo Pasolini – raccontava un mondo che non esiste, superficiale e piccolo borghese pieno di “struggimenti d’amore incomprensibili, tradimenti” ma anche un modello che Pasolini aveva già percepito, precursore dei tempi, ossia il “complesso di Peter Pan”: l’amore “narciso”, seduttivo, svuotato dal suo importante contenuto”, “l’incapacità del mondo piccolo borghese ormai svuotato dai valori” in cui resta soltanto “l’apparire, la conquista, la seduzione”, il tutto fine a se stesso. Un puro esercizio di stile narcisistico. Pasolini parla e parla moltissimo, nel suo usuale modo tagliente e dirette, ma viene molto ascoltato e supportato anche da altri colleghi, altri grandi intellettuali italiani. La mostra racconta per tutto il suo percorso, con passaggi mirati e puntuali, il momento in cui grandi poeti e scrittori iniziano a ragionare intorno alla necessità di utilizzare la “canzonetta leggera”, la musica, il testo, il disco, il mercato del vinile (e quindi il 45 e 33 giri) per creare qualcosa di valore, di pregiato: un prodotto certamente popolare ma di altissima qualità. “Non vogliono rifondare la canzonetta”, vogliono dare al pubblico qualcosa di diverso, un bel testo, “una bella canzone di successo che non abbia però un testo banale e scontato”. “La loro comune idea era di aprire all’antesignana “canzone autoriale”, portare la poesia in ogni casa, offrire un prodotto qualitativamente elevato ma fruibile a tutti.
Cosa trovano i visitatori all’interno della mostra? Curiosità, collezioni pregiatissime, assolute novità non conosciute al grande pubblico?
Questa mostra racconta un momento davvero unico. Entrando, inizia un percorso da seguire. Il pubblico troverà all’interno vari contributi, vere rarità con un allestimento suggestivo e di grande effetto: dischi originali, foto, foto di spettacoli, lettere, documenti e inoltre ci sarà la possibilità di ascoltare i brani e osservare da vicino un capitolo forse ancora sconosciuto della nostra storia culturale. Tra le preziosità – chi vi scrive è stata al vernissage di apertura il 17 luglio pomeriggio – il pubblico troverà il 45 giri di Pasolini-Modugno, il meraviglioso brano “Cosa sono le nuvole”, il cofanetto di dischi dell’Orlando Furioso raccontato da Calvino, il 33 giri di Ungaretti con ritratti fotografici del poeta realizzati da Mario Schifano; possiamo garantire brividi, in particolare all’ascolto in sala delle voci dei grandi poeti.
Parliamo di Cantacronache: un gruppo che si sviluppò grazie alla collaborazione di autori come Italo Calvino, Franco Fortini, Umberto Eco, Gianni Rodari. Il testo di Calvino “Oltre il ponte”, “Canzone triste” e l’ opera musicale “La panchina” meritano grande attenzione da parte nostra.
Questa mostra racconta anche di esperienze pionieristiche quali quelle di “Cantacronache”, gruppo legato all’area del Partito Comunista e dunque politicamente schierato, impegnato socialmente e culturalmente, che inizia a realizzare canzoni di musica leggera con testi impegnati, scritti da Calvino o da Franco Fortini. Nasce anche la collaborazione tra Sergio Endrigo e Pier Paolo Pasolini: lo stesso Pasolini “autore” di testi per canzonette. Abbiamo ricordiamo la splendida “Ma cosa sono le nuvole?” cantata da Domenico Modugno, gli spettacoli di Paolo Poli e Laura Betti (l’artista Laura Betti non solo è una voce femminile, ma nello spettacolo “Giro a vuoto”, “incarna teatralmente figure emblematiche di donne”: una prostituta o un’operaia che canta, una moglie borghese annoiata, una miliardaria che canta, una anziana sconsolata, derelitta, figure di donne “che cantano”) che si misurano con il testo musicale, con il tentativo di creare in Italia una canzone “coraggiosa”, utilizzando testi scritti da Arbasino, Moravia, Parise, Flaiano, Soldati e tanti altri, fino a giungere nel ’73 un altro momento altissimo e irripetibile: la collaborazione artistica tra Roberto Roversi e Lucio Dalla, una delle unioni e progettualità più importanti della musica italiana cantautorale” (Il giorno aveva cinque teste del 1973, Anidride solforosa del 1975, e Automobili del 1976 di cui ricordiamo Nuvolari, in particolare – Ndr). I due artisti poi, successivamente, si divideranno bruscamente, in una disputa dialettica pubblica sul ruolo dell’artista nella società.
All’interno della mostra potremo vedere ed ascoltare?
Come accennavamo prima, i visitatori ascolteranno sia le canzoni sia i poeti che cantano se stessi. Non solo poeti, non solo poeti-autori ma anche grandi cantautori e autori del calibro di Bruno Lauzi, Enzo Jannacci, Gabriella Ferri, la grande cantante romana. Quando i visitatori entreranno troveranno le produzioni discografiche e comprenderanno immediatamente il percorso della poesia: musica e prodotto finale da una parte e tutto il percorso poetico, dall’altra.