Sono borghi fantasma o rioni bohémien in grandi città, case del vento e di paglia, ecovillaggi o luoghi dell’anima, persino “case delle streghe” in cui condividere la propria vecchiaia, ma anche residenze ancora piene della tracce umanissime degli artisti che ci hanno vissuto. Miniere segrete, insomma, per aprire spazi e strade creativi. Luoghi che ispirano.
E se di tutto questo esistesse una mappa raccontata? Ecco, “l’Atlante delle residenze creative” esiste davvero o perlomeno è un lavoro già iniziato e in continuo aggiornamento. Sul web. Basta cliccare su http://www.atlante-residenze-creative.org/. Una musica sublime per chi ama la poesia e la letteratura, per chi nei libri ci abita e ci cammina, per chi dopo averli amati non si scrolla mai di dosso immagini e sensazioni. Una calamita per chi cerca ispirazione, per scrittori e poeti insomma. Ma anche per chi adora immergersi nelle suggestioni letterarie e ne fa linfa di vita.
Rotte creative in tutto il mondo
Rotte italiane, ma anche per il Brasile, per l’Argentina, la Danimarca, la Svezia, il Belgio, la Bulgaria, l’Irlanda, la Slovacchia, la Svizzera.
Questo atlante è un magico sito online in cui, per esempio, apprendere dell’esistenza del “Poetry Sound Library”, una mappa geolocalizzata in cui si possono ascoltare le voci dei poeti, inserite nel territorio dove vivono, o in quello d’origine. Un progetto internazionale della poeta Giovanna Iorio, basato a Londra. Obiettivo: “Tornare alla purezza del suono”. Ci sono voci di poeti contemporanei, in tutte le lingue, e le voci di poeti scomparsi.
La “Montmartre” di Torino
E in quanti sanno che esiste una “Montmartre” tutta torinese? E’ il borgo Vecchio Campidoglio. Nasce come borgo operaio e di botteghe artigiane a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Oggi le viuzze sono diventate isole pedonali, dove ci sono locali e osterie con tavoli all’aperto insieme a laboratori di mestieri antichi.
Ma che è anche il primo museo en plein air di arte contemporanea: grazie al Mau, il Museo d’Arte Urbana di Torino, le facciate di molte casette e edifici ospitano bellissimi murales. Sono 150 le opere che si possono ammirare passeggiando. Insieme “Panchine d’autore”, decorate in omaggio a maestri dell’arte come Mondrian, Mirò, Picasso, Warhol, Depero. Un po’ come le 50 panchine letterarie di Londra, decorate a forma di libro da illustratori e artisti grazie ad un progetto della Nation Library Trust.
I racconti dell’Atlante
L’Atlante racconta luoghi magici ma allo stesso tempo dà indirizzi, indicazioni e informazioni pratiche per accedere alle possibilità di soggiorno creativo che offrono.
Il “Passa porta” di Bruxelles, per esempio, è una iniziativa culturale della Maison des Littératures. E’ la possibilità di «residenze d’autore», nelle due direzioni: da un lato invita scrittori stranieri ad immergersi nella cultura belga e fiamminga, dall’altro crea occasioni in senso contrario. La foresteria di Passa Porta ospita un solo un autore alla volta: alloggio gratuito in uno spazioso appartamento e borsa di scrittura.
E ancora “La casa das rosas” di San Paolo del Brasile, dove abita la poesia. O il monastero di Rila, sui monti Vitosha, a sud di Sofia Bulgaria, immerso in foreste di abeti, pini, noccioli e betulle, aperto a pellegrini creativi.
La H.a.l.d danese e le residenze di scrittura sul Baltico
Il luogo scelto dal “Centro danese per scrittori e traduttori” per impiantare la Writers House conosciuta con la sigla di H.a.l.d (Housing authors & literature, Denmark ovvero “Ospitando gli autori e la letteratura in Danimarca) è immersa nel verde della città di Viborg, in un antico maniero ai bordi di un lago, circondato da boschi e campi. Ospita ogni estate nel Summer Residence Program autori sia danesi che di altre nazionalità.
Mentre in Lettonia a mettere a disposizione residenza di scrittura è l’International Writers’ and Translators House. Si trova a Ventspils, piccolo centro sul Baltico. E’ un’avventura fantastica solo arrivarci: c’è un pullman che parte da Riga, la capitale, e attraversa boschi infiniti, punteggiati di villaggi. Qui si trova un centro residenziale per scrittori dal 2006 che opera con il sostegno dello Stato e di vari programmi europei. Con piccole borse di scrittura per gli autori selezionati.
E a fine estate c’è anche un festival di poesia e teatro.
Il Centro di Ventspils fa parte di una rete di Writers Houses in cui c’è pure il Baltic Centre for Writers and Translators di Visby (Svezia) e la Writers’ and Translators’ House di Käsmu, in Estonia, insieme ad altre strutture europee ed extraeuropee.
Alcuni esempi di un’Atlante delle Residenze creative che propone, come categorie di consultazione, residenze, ecovillaggi, studi d’artista, co-housing, cambio vita, genius loci e transiti creativi.
L’intervista all’ideatrice del progetto
L’ideatrice dell’Atlante delle residenze creative è Tiziana Colusso, scrittrice, autrice di narrativa, poesia, testi teatrali, fiabe, saggistica (https://www.tizianacolusso.it/). Per delineare il perimetro dell’idea di risiedere creativo, prima di tutto, ha preso in prestito i versi di due grandi poeti. Ecco: “Poeticamente abita l’uomo sulla terra” (Friedrich Hölderlin) – “Su questa più o meno Atlantide” (Wislawa Szymborska).
Tiziana Colusso, come nasce questo progetto?
Sembra incredibile, ma prima di essere un progetto è stato un’immaginazione letteraria, una pagina del romanzo “La criminale sono io”, che ho pubblicato nel 2002 (ma avevo scritto alla fine degli anni 90) : immaginavo un gruppo di amici, delusi da esistenze frammentarie, provvisorie, marginali, che scopriva sulla costa portoghese di Cascais [che ora va di moda, ma vent’anni dopo… ] una casa abbandonata, e iniziava ad affabulare un “luogo ipotetico” nel quale vivere tutti insieme, aperti alle visite di altri amici o viaggiatori, ognuno dedito alle proprie passioni, che potevano essere la pittura, la musica, il surf o la preparazione di ikebana. Dopo parecchio tempo, nel 2006, ho scoperto per caso che luoghi del genere esistevano davvero – almeno per quanto era traducibile nella realtà – e si chiamavano Residenze Creative, Writers Houses, Résidences d’Ecrivains, Maisons d’Artistes. Ho fatto subito domanda per una residenza estiva in uno di questi centri, il Baltic Centre for Writers and Transalators, a Visby, nel baltico svedese. Lì, parlando con altri scrittori provenienti da molti paesi diversi, ho saputo dell’esistenza di altre residenze creative in Europa e altrove.
Un viaggio tanto appassionante da far nascere un libro…
Sì. Ogni estate da allora è stata dedicata a viaggi in alcune Residenze Creative europee, e ogni taccuino di viaggio è diventato un capitolo del volume “Torri d’avorio & autori in tour. Writers Houses e Residenze di scrittura in Europa al tempo della sharing economy” (2016, Robin Edizioni), con prefazione dell’onorevole Silvia Costa, allora presidente Commissione Cultura e Istruzione del Parlamento Europeo. Un volume in cui ho scelto di integrare le mie esperienze personali nel settore delle Residenze Creative con altre testimonianze e interviste con autori, traduttori letterari e responsabili di strutture, incontrati nei miei viaggi o nei Festival Letterari.
E poi?
Dopo quasi due anni dall’uscita del volume, mi sono resa conto che una pubblicazione cartacea una tantum non può esaurire la ricerca nel settore delle Residenze Creative: si tratta di una materia in continua evoluzione, nuove Writers Houses nascono e altre vengono chiuse, cambiano i programmi e i gestori, e cambia anche l’esperienza degli autori rispetto al loro soggiorno, nonché la percezione culturale del settore rispetto alla situazione storica.
Qualche esempio di novità?
Ad esempio, si sta facendo strada la pratica del co-housing come soluzione per la crisi economica, e le Residenze Creative possono inserirsi in questo trend attuale. Esiste poi la rete degli Ecovillaggi, in Italia ma soprattutto all’estero. La recente crisi mondiale della pandemia, poi, sta creando nelle nuove generazioni la necessità di lasciare le città sovraffollate, costose, inquinate e “infette” per ritrovare uno stile di vita più naturale ed ecologico.
Cosa sono esattamente gli ecovillaggi?
Non sono necessariamente riservati agli artisti ma sono di sicuro “residenze creative” nel senso che nascono da riflessioni e pratiche incrociate di urbanistica, scienza delle costruzioni, sociologia, ecologia, sostenibilità economica e nuovi bisogni di interazione umana. Nel 2018 ho partecipato con uno scritto al volume curato da Manuel Olivares, dedicato a Comunità Intenzionali, Ecovillaggi e co-housing (Edizioni VivereAltrimenti) , che offre una panoramica delle diverse possibilità.
E la baba yaga houses?
Sono “Case delle Streghe”, strutture abitative per donne che vogliono condividere la loro vecchiaia, possibilmente creativa. Ci sono anche altre strutture per una vecchiaia alternativa sia alle Rsa che alla convivenza forzata con figli e nipoti, stanno prendendo piede soprattutto in nord Europa, dove i legami delle famiglie tradizionali sono meno forti.
Il sito web creato successivamente come cambia il progetto?
Abbiamo stabilito con l’editore LuoghInteriori, nel 2017, di pubblicare contemporaneamente il volume Residenze & Resistenze creative (2018) e di allestire il portale web Atlante delle Residenze Creative. Il volume è costituito da una serie di riflessioni in vari campi, dall’esperienza dei territori alla sociologia delle comunità, dal teatro di strada alle esperienze di vita nei luoghi della spiritualità. Ma si tratta ovviamente di una riflessione che è limitata a quelle pagine, mentre il sito è la formula editoriale migliore per l’aggiornamento rapido e user-friendly delle informazioni, e per l’integrazione con interviste e video, dedicati all’esplorazione interattiva di alcune delle Residenze Creative in molti paesi del mondo, al fine di documentare in concreto i periodi di residenza di alcuni scrittori di diverse nazionalità e alcuni momenti interattivi (festival, reading, sessioni di traduzione etc). Il sito è diviso in varie sezioni, in continua evoluzione, ed è aperto ad ogni proposta o collaborazione che porti informazioni o riflessioni nuove nel settore dell’abitare poeticamente su questa terra, come consigliava il poeta Friedrich Hölderlin.