La riapertura delle scuole slitta all’11 gennaio, il mini rinvio è stato approvato nel Cdm di ieri. Veneto e Friuli attenderanno ancora. Le due Regioni del nordest ripartiranno con la didattica in presenza probabilmente a partire da febbraio. Una scelta in contrapposizione a quanto stabilito dal Governo e dalla Ministra Lucia Azzolina. Anche altre Regioni stanno pensando a un ulteriore rinvio. La Toscana in controtendenza ha annunciato nelle scorse ore la riapertura per la data stabilita.
Scontro in Cdm
È stato il Partito Democratico a spingere per rimandare l’apertura degli istituti scolastici. La proposta di partenza di Dario Franceschini fissava l’inizio delle lezioni in presenza al 15 gennaio. Il muro di Italia Viva e della ministra Lucia Azzolina ha consentito ai dem di ottenere questa ripresa lievemente posticipata, nei fatti piuttosto inutile dato che comunque diverse Regioni sceglieranno soluzioni diverse in autonomia.
Le Regioni
Nella giornata di ieri Luca Zaia in Veneto aveva già firmato un’ordinanza per prolungare la sospensione della didattica in presenza fino al 31 gennaio.
“Non ci sembra prudente – aveva detto il presidente veneto – in una situazione epidemiologica in Italia riaprire le scuole. Questo è ciò che dobbiamo fare per il bene della comunità oggi”. Sulla stessa linea l’altro governatore leghista del nordest Massimiliano Fedriga. Il Friuli Venezia Giulia si appresta ad adottare un’ordinanza analoga a quella firmata da Zaia.
Riparte al 50%, a questo punto l’11 gennaio, la didattica in Toscana. Lo ha annunciato il presidente Eugenio Giani.
“Saremo minoritari ma siamo convinti che il rapporto con gli insegnanti e tra studenti sia essenziale, quindi, anche complice il fatto che con i dati ce lo possiamo permettere”.
In Campania è previsto un ritorno a scaglioni: da lunedì 11 gennaio torneranno in aula scuola dell’infanzia e prime due classi della scuola primaria; dal 18 gennaio sarà valutata la possibilità per un ritorno alla didattica in presenza per il resto delle classi della primaria, dal 25 gennaio stesso discorso per la secondaria di primo e secondo grado.
La lettera degli insegnanti di Monterotondo
Nel frattempo si moltiplicano le richieste di insegnanti e personale Ata per un rinvio a lungo termine della ripresa della didattica in presenza. A Monterotondo, in provincia di Roma, gli insegnanti del Liceo Scientifico Peano sono “preoccupati per il grave rischio sanitario” al quale stanno andando incontro i “docenti, insieme al personale Ata agli alunni e alle rispettive famiglie, dovuto al rientro in presenza di una parte degli studenti”. Lo denunciano in una lettera aperta. In più spiegano come attuare un mezzo servizio non sia producente.
“La didattica mista procede a singhiozzo per le numerose quarantene (dovute all’aumento dei contagi tra docenti, studenti e personale Ata)”, si legge nella lettera. “In una stessa lezione, è difficilissimo armonizzare le modalità didattiche adatte agli studenti in remoto con quelle necessarie per gli alunni in presenza. Dunque l’efficacia del nostro intervento formativo, con la didattica mista, appare decisamente ridotta”.
Secondo i docenti eretini è meglio “continuare la didattica da remoto finché i dati epidemiologici e la campagna vaccinale non forniranno a tutta la comunità scolastica le necessarie rassicurazioni in merito alla conservazione della salute di tutti”.
Anche il Pd di Monterotondo sostiene la richiesta degli insegnanti attraverso le parole del consigliere comunale Lorenzo Di Paolo.
“Nella grande confusione dovuta all’enorme mole di notizie che circolano a causa di dichiarazioni, comunicati, bozze ed articoli – dichiara l’esponente dem –, la lettera aperta dei docenti e delle docenti del Liceo G. Peano è una voce chiara che spiega e problematizza perfettamente quella che è la situazione intorno al rientro. La partita si sta giocando ancora in rincorsa del virus, sugli eventi, non anticipandolo”.