In segno di solidarietà chiedono ai clienti di non fare acquisti online, nel giorno del primo sciopero europeo dell’intera filiera Amazon in Italia: trasportatori e addetti alla logistica uniti per dire al colosso di Jeff Bezos che esistono i diritti dei lavoratori. Più l’Italia si tinge di rosso, con restrizioni, negozi chiusi, autocertificazioni da firmare, e più aumentano le richieste di pacchi da consegnare da una parte all’altra d’Italia. Dall’altra parte ci sono lavoratori, che preparano, smistano e trasportano pacchi con turni di lavoro massacranti. Questo chiedono: non vogliono soldi in più, ma l’umanizzazione del lavoro, dai turni, alle tutele, ai contratti.
Lo sciopero è stato indetto da Filt Cgil, Fit Cisl, e Uiltrasporti: la mobilitazione è stata annunciata dieci giorni fa perché, hanno spiegato i sindacati, la trattativa tra Filt Cgl, Fit Cisl, Uiltrasporti e Assoespressi, sulla piattaforma per la contrattazione di secondo livello della filiera Amazon, “si è interrotta bruscamente a causa dell’indisponibilità dell’associazione datoriale ad affrontare positivamente le tematiche poste dal sindacato”.
La Toscana: “La politica non può farsi guidare dall’algoritmo”
“Sarò a fianco dei lavoratori Amazon che scendono in piazza per rivendicare diritti fondamentali, a cominciare dal diritto alla sicurezza”, è il commento del presidente del Consiglio regionale della Toscana, Antonio Mazzeo.
“Ci sono diritti che riguardano la persona in quanto tale – spiega Mazzeo – e non importa che lavoro faccia e dove e come lo faccia. È il diritto alla sicurezza e alla salute. Lo Stato deve garantire e tutelare il lavoratore ovunque sia, e in questo la Regione, con le Asl e i suoi Dipartimenti per la prevenzione igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro (Pisll) ha il dovere e il potere per far rispettare questo principio elementare”.
“La politica non può farsi guidare dall’algortimo”, dice Mazzeo. “Non può permettere che la vita e la salute di un essere umano sia decisa da un algoritmo. Ad esempio i padroncini Amazon non sono autonomi, ma dipendono da Amazon in tutto e per tutto, perché dipendono dalle consegne che richiede Amazon. Allora, perché non devono avere le tutele che hanno altri lavoratori? O perché devono andare in Cig proprio in un settore che a differenza di altri durante il lockdown è cresciuto molto come il settore degli acquisti online?”.
Il Lazio: “Necessario il dialogo tra sindacati e aziende”
“La proclamazione dello sciopero dei lavoratori della filiera Amazon accende i riflettori sull’organizzazione del lavoro e sulle relazioni tra rappresentanze sindacali e azienda”. Il commento di Claudio Di Berardino, assessore al Lavoro e Formazione della Regione Lazio. “In particolare crediamo che quello delle relazioni industriali sia un patrimonio culturale del nostro paese che debba essere valorizzato anche da un colosso multinazionale come Amazon. Siamo profondamente convinti che tramite il confronto e il rispetto reciproco tra le parti scaturisca un valore aggiunto in tema di diritti, contrattazione, regole e qualità del lavoro, e che possa essere individuato il corretto equilibrio tra gli interessi dei lavoratori e dell’azienda. Confidiamo nella ripresa delle trattative per il contratto di secondo livello e, come Regione, ci mettiamo a disposizione per facilitare il processo di dialogo”.