C’è la grazia e la determinazione di tante giovani donne, appassionate di radici e di futuro, in prima linea nel rilancio dell’agricoltura e delle tradizioni della Valle dell’Aniene per farne il motore di uno sviluppo sostenibile. Chi prendendo le redini di attività storiche di famiglia e puntando all’innovazione, chi con start up. Chi ancora partendo da filoni consolidati lavora sulla qualità e getta le basi per costruire i sogni. Come Angela Di Carlo che si dedica alle nascite in un allevamento di ovini e bovini acquistato quattro anni fa dal padre, ma ha introdotto anche gli asini per un progetto: una linea di cosmetici e una spa a base di latte di asina. E se nella Valle dell’Aniene fosse possibile fare i famosi bagni di Poppea? Era la passione dell’imperatrice moglie di Nerone, il quale, proprio in questa zona, a Subiaco, aveva fatto costruire una delle sue celebri ville.
E ancora chi, con un’attività di promozione, vuole dimostrare che far ripartire attività perdute aiuta l’economia e salva i borghi: e questa è la storia di Serena Cori e del pane di Vicovaro. Ma anche di Chiara Bruni e Giulia Bernardini, che corrono nella stessa direzione da presidenti delle pro loco di Arsoli e Vallinfreda.
La meglio gioventù della controtendenza
Ecco, è la meglio gioventù della “controdendenza”. Rimane e scommette invece di portare altrove professionalità e competenze. Hanno studiato e sono tornate. O non sono mai partite perché il pallino di poter creare ricchezza a partire dalle radici se lo portano dietro sin da ragazzine. O ancora sono giovani a dispetto dell’età, perché rimettono in gioco l’esperienza di anni di lavoro dopo la pensione, come la preside Lina Bencivenga.
Su 38 imprenditori della terra aderenti all’associazione “Terrenove”, per esempio, 15 sono donne. E a parlare con loro si capisce dov’è il motore della passione e delle idee in questo enorme polmone verde attraversato dal fiume, tra borghi incantati, colline e campi che da secoli producono eccellenze. E’ qui, per tradizione millenaria di agricoltura e pastorizia, la cassaforte della genuinità per le tavole dei romani. Una genuinità sigillata da due grandi riserve naturali: il Parco dei Monti Simbruini e il Parco dei Monti Lucretili.
Emanuela Appodia e Terrenove
“Terrenove è un’associazione di aziende agricole bio o bio in conversione – spiega Emanuela Appodia, la presidente –. Recuperiamo biodiversità sia animale che vegetale. Abbiamo un codice etico e promuoviamo l’agricoltura sostenibile. Significa restare in armonia con il territorio grazie a buone pratiche, ma con un occhio all’innovazione. Se lo sviluppo non è reale per noi è inutile questo mestiere. L’associazione lavora al servizio di aziende storiche ma anche per sostenere la creazione di nuove”.
E si va dalle aziende zootecniche con diverse tipologie di allevamento a quelle vitivinicole passando per il settore ortofrutticolo fino ai prodotti di nicchia, alle coltivazioni innovative e ai servizi. Frutta, ortaggi, prodotti caseari, carni di animali allevati nella Valle unite alle migliori pratiche bio, alcune perpetuate o rilanciate dal passato, altre frutto di nuove tecnologie. Così, al ristorante dello chef Johnny Rapone, a Subiaco, dove i prodotti di qualità sono protagonisti, basta accostare una tagliata di allevamento locale ad una selezione di verdure cotte nella maniera più semplice per sentire sapori indimenticabili. Magari accompagnate da gelatine di Cesanese di Affile (vitigno autoctono tra i più antichi del Lazio) o di melograno. E le preparazioni originali in vasetto, a partire sempre da frutteti e coltivazioni del posto, si sposano spesso con i formaggi: che dire, per esempio, di una confettura di pere, cioccolata e peperoncino (La Fenice)?
Arianna, dall’amore e dal rispetto per la terra alla fattoria didattica
C’è l’amore vero per l’agricoltura e per i cavalli base dell’avventura di due giovani fratelli di Arsoli, Arianna e Mariano Di Paolo, che hanno deciso di continuare le tradizioni di famiglia creando dal 2016 Valle Cadevella. Olio, ortaggi estivi e invernali e un importante allevamento di cavallo italiano da tiro pesante. Ma Arianna si è posta una missione in più: quello di trasmetterla tutta questa passione. Così alla tradizionale attività di agricoltura e allevamento ha aggiunto anche quella didattica. Nelle sue proprietà accoglie le scolaresche.
Giulia Bernardini e i semi del fagiolo “cioncone” di Vallinfreda
Di tutto questo patrimonio di valori, del resto, le donne sono state sempre instancabili custodi. “Erano le donne a conservare e gestire i semi dei nostri fagioli unici al mondo – spiega Giulia Bernardini, che vive a Tivoli e tra poco sarà architetta ma che ha accettato la sfida di essere presidente della pro loco di Vallinfreda, paese di origine e per sempre rifugio dell’anima -. Mi sto laureando in urbanistica e ho approfondito il tema dei borghi che si stanno spopolando, ma che rappresentano unicità in Italia. Il punto è salvare le tradizioni senza perdere identità”. Ed è possibile? “Sì, perché c’è chi resiste e porta avanti l’autenticità, che è alla base dello sviluppo”.
Chiara Bruni e il Museo diffuso di Arsoli
Ad Arsoli, Chiara Bruni, architetto, non ha mai avuto dubbi sulla sua missione: continua la tradizione familiare di impegno per la valorizzazione del paese in un passaggio di testimone con il padre, Claudio, storico presidente della pro loco e sindaco del borgo che Pirandello descrisse come “la piccola Parigi”. E Chiara, che indossa con orgoglio l’abito tradizionale ereditato da nonna Giggia, nell’impronta speciale delle donne in questa scommessa dello sviluppo ci crede. E’ sempre lei a gestire “Arsoli Città Museo – Claudio Bruni”, una rete di case tipiche restaurate nel centro storico per un percorso che racconta vita, usi e mestieri antichi: dal forno alla tipica casa contadina fino al mini-museo delle tradizioni musicali e alle tradizioni religiose.
“Un percorso che è in continua evoluzione – spiega Chiara Bruni, che da luglio è consigliere regionale dell’Unione delle pro loco d’Italia (Upli) – perché prosegue il lavoro di restauro di altre case per ampliare il racconto. Una valorizzazione delle tradizioni che da pro loco portiamo avanti insieme all’amministrazione comunale e all’associazione Amici della Fagiolina”. La fagiolina di Arsoli, tesoro della tavola arsolana, dal 2014 è Presidio Slowfood. Intanto Chiara Bruni è stata nominata responsabile regionale del progetto “Pro loco donna”. E già c’è un appuntamento che vedrà decollare il progetto unendo tutte le pro loco del Lazio: il 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Serena Cori e il potere del pane di Vicovaro
A Vicovaro la tradizione del pane, fatto con grano coltivato in zona e cotto con la ginestra, è finita da tempo. Da almeno 10 anni non si fa più nemmeno la sagra. La giovane Serena Cori, lavorando sul piano della promozione con l’agenzia “La Valle Eventi”, punta al rilancio di questa attività. Il 18 ottobre la lavorazione del pane autentico di Vicovaro ritorna sotto forma di “museo temporaneo” nell’ambito della seconda edizione di “Mercanti del Borgo”, un percorso nel centro storico per scoprire tutte le bellezze materiali ed immateriali della Valle dell’Aniene. Protagonista il prof Luigi Rinaldi, figlio degli ultimi panificatori del paese, impegnato in una appassionata missione di recupero della tradizione. A partire dalla semina del tipico grano tenero Solina. “Sarà lui – spiega Serena – a far vedere come si produceva il vero pane di Vicovaro, quello cotto nei forni a legna alimentati dalla ginestra. Il pane dal colore e dal profumo che in tutti i vicovaresi risveglia ricordi intensi del passato. Di quando, subito dopo la guerra, di forni ce n’erano 19 e il nostro paese riforniva Roma di richiestissime pagnotte. Ecco, io credo che ognuno debba spendere la propria competenza per riattivare il potere del pane, quello che qui ha fatto girare l’economia e che anche oggi potrebbe creare lavoro e nuove opportunità turistiche”. Ai tempi d’oro ognuno dei forni, per rispondere alle richieste, arrivava a fare otto infornate al giorno. Secondo i dati forniti nel suo libro “Il pane di Vicovaro. Storia di un simbolo e della sua comunità” dal prof Rinaldi un terzo della popolazione era occupato grazie alla panificazione, dal forno al trasporto fino alla raccolta della ginestra.
Angela di Carlo, dall’allevamento dei bovini alla start up a base di latte di asina
Angela Di Carlo, 29 anni, una laurea in lettere ed editoria, è arrivata da Roma con la sua famiglia per gestire una fattoria di 75 ettari a Vallinfreda insieme al fratello Arnaldo e al padre Franco, che è originario di Pietrasecca. “Per ora – spiega – curo parte dell’amministrazione e gestisco le nascite, che solo di ovini oscillano tra le 100 e le 200 all’anno”. E intanto progetta la sua start up che ha al centro gli asini, Nina e altri 39 per adesso. Una linea di cosmetica e una Spa per la quale la location c’è già. Angela, dalla fattoria di Vallinfreda, la può indicare con un dito, puntandolo verso le colline di Orvinio.
Del resto si sa che il latte d’asina è ricco di vitamine, sali minerali, micronutrienti e acidi grassi essenziali. La vitamina A, in particolare, aiuta anche ad accelerare la produzione di collagene. Idrata e contrasta l’invecchiamento precoce della pelle. Ma è anche efficace per molte malattie pelle.
Lina Bencivenga e il centro di educazione ambientale
Lina Bencivenga ha deciso di investire sui servizi legati alla zootecnia la sua esperienza di insegnate e preside svolta fino a 5 anni fa, quando è andata in pensione. Missione speciale: un centro di educazione ambientale. Lina fa parte del consiglio di amministrazione della Co.zo.va, la coop di Vallinfreda che si occupa di allevamento bovino su una superficie di 114 ettari, il 90 per cento a pascolo, su terreni in affitto dal Comune e da privati. Co.zo.va da qualche anno ha introdotto anche la razza Marchigiana e da oltre 20 ha aderito a sistemi di qualità riconosciuta di agricoltura biologica. “Una crescita sostenibile –spiega Lina Bencivenga – non può prescindere dall’educazione ambientale, indispensabile al rafforzamento della consapevolezza di ogni cittadino nei confronti dell’ambiente in cui vive. Perciò la coop ha elaborato il progetto che comincia dagli alunni. E’ finalizzato a stimolare nelle nuove generazioni, ma anche negli adulti, la capacità di vedere con occhi nuovi il territorio e di considerarne le potenzialità anche in termini occupazionali. Non solo informazioni ma contatto diretto con l’ambiente naturale e promozione di uno stile di vita sostenibile”.
È indubbio che le donne abbiano una marcia in più e lo dimostrano non solo nei contesti “innovativi”. Girarsi indietro per prendere spunto e rendere ciò che un tempo erano le attività tradizionali degli esseri umani attuali e miscelare nei progetti tecnologia e buona pratica rispettando l’ambiente denuncia una lungimiranza da cui prendere esempio